Le poche cose certe mi è entrato subito dentro al cuore. E, terminato, mi è rimasto. Ho sottolineato furiosamente un sacco di frasi nelle prime pagine. Poi ho smesso perché ho capito che avrei dovuto sottolineare tutto.
Il protagonista è Arturo, un uomo con un passato di errori, paure e autodistruzione che sta faticosamente cercando un nuovo equilibrio. Anzi, diciamocelo chiaramente, Arturo è un disastro. Resta sempre indietro, è sempre in ritardo. Ma forse sta rimediando. Anche grazie ad una serie di incontri, di piccoli passi in avanti.
Da dieci anni Arturo non sale su un tram. L’ultima volta che lo ha fatto era un giovane attore di belle speranze e andava a incontrare (erano gli anni in cui si davano gli appuntamenti) una ragazza perfetta e misteriosa, con il nome di un’isola misteriosa e scomparsa: Atlantide. Ma il destino (mmmmh, permettetemi di dubitarne) cancella il loro appuntamento e, da lì in poi, niente andrà come doveva andare. Sempre ad un passo da qualcosa, che poi si sposta un po’ più in là e non si fa raggiungere.
Oggi è un calzolaio dalle mani rovinate (quelle che fanno, quelle che si sporcano). Dieci anni dopo, raccoglie il coraggio e sale sul tram 14, in una Roma che si risveglia dall’inverno, e la gente sale e scende, ognuno con il proprio bagaglio di complicazioni, Arturo, che nella sua vita sbagliata ha sempre aspettato troppo, fa i conti con il passato, cercando il coraggio di prenotare la sua fermata. Arturo smette di raccontarsi bugie. Perché nel posto in cui sta andando (a incontrare chi deve, a diventare chi deve) c’è la possibilità di ricominciare daccapo, e di prendersi quel futuro bello da cui lui è sempre scappato. Di accettare la vita.
Con una struttura narrativa originale, il lettore viene immerso letteralmente nel passato e nel presente di Arturo, in alternanza ma senza soluzione di continuità, tutto in modo incredibilmente fluido e magnetico. Come essere calato in un fiume. Catartico e irruento perché nel corso della lettura vengono toccate e generate moltissime emozioni e stati d’animo: rimpianto, coraggio, amore, morte, amicizia, amor filiale, infatuazione, autodistruzione, paura, delusione.
I personaggi catturano. Fanno la loro comparsa – come a salire sul tram – Immacolata e Dino (i genitori di Arturo), Giuseppe, Giovanni, Celeste, Alessandra, Cesare.
Quest’autrice scrive in modo superlativo. Ha un modo tutto suo di dire le cose. Infila perle, una dietro l’altra. In modo molto naturale. Probabilmente lo fa da una vita. La scrittura è densa ma in modo molto piacevole: è come sentire al tatto i punti di una trama ricca ma molto morbida.
Le poche cose certe è un libro emozionante, poetico, struggente, introspettivo, schietto. Non posso che raccomandarne la lettura. O quanto meno iniziatela… non sarete in grado di smettere!
Questo libro è per chi crede nelle coincidenze ma anche nelle seconde opportunità, per chi ama osservare le vite degli altri, per chi osa colorare fuori dai margini, per chi preferisce al ricamo il lavoro a maglia. Per chi ha paura dei topi.
Patrizia Carrozza
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