“Quand’ero bambina aspettavo di crescere, di accumulare esperienze e fare scelte, di formarmi come persona. Quella persona, o sembianza di una persona, aveva delle radici”.
Tara, la protagonista e autrice del libro L’educazione, ci racconta una storia di crescita e di vita che toglie il fiato. Non una pazzesca avventura, con mirabolanti episodi fantastici, come quelli che ogni bambino avrebbe il diritto di sognare.
Il fiato che si spezza leggendo questo libro è quello provocato dall’ansia, dalla freddezza delle parole, dall’assurdità che aspettiamo di leggere pagina dopo pagina.
Tara è una bambina nata tra le montagne dell’Idaho – USA a metà degli anni ’80. È la settima figlia in una famiglia mormona, in cui il padre non crede nello stato e nelle sue istituzioni (scolastiche, sanitarie, amministrative) e pertanto non registra all’anagrafe metà dei suoi figli, non permette loro di andare a scuola, non li fa visitare da un dottore neanche per gravi motivi.
La loro vita si svolge interamente ai piedi della montagna, la Principessa Indiana come viene chiamata, e tutti i racconti del padre di Tara parlano della loro valle, senza considerare il mondo oltre ai pochi kilometri quadrati della loro vita. Le estati passano a raccogliere e inscatolare cibi per prepararsi alla fine del mondo, perché presto ci sarà l’apocalisse in terra, e solo la loro famiglia, che si è preparata ad ogni emergenza, potrà sopravvivere.
Tara nel corso del libro ci racconta di una vita in cui l’unica istruzione ricevuta è data dai racconti dei genitori, e dai lavori che le venivano insegnati dal padre e dai fratelli nella discarica e nei cantieri che gestivano.
È un’istruzione che comprende ore di lavoro sotto la neve e il sole cocente, fin da piccolissima, in cui il padre le lancia addosso lamiere e rottami e sta a Tara scansarsi prima che la colpiscano; situazioni in cui il fratello ha diritto di chiamarla “puttana” anche se lei non ne comprende il significato; momenti in cui l’ira del fratello ricade su di lei con violenza, fisica e verbale.
Per anni l’unico mondo che Tara conosce è quello della sua famiglia, finché non si smuove qualcosa in lei tale da farle capire che l’unica possibile via d’uscita è studiare, andar via da casa per frequentare il college, anche se lei non ha mai messo piede in una scuola fino ad allora.
E da lì inizia una vita diversa, di scoperta, ma anche di ritorno a quelle radici così forti che la riportano a casa nonostante tutto. È un periodo di introspezione e di ricerca interiore per capire ciò che è stata la sua infanzia e la sua vita fino a quel momento.
L’educazione di Tara Westover è un libro che mi è stato regalato da un’amica e che non conoscevo, che ho iniziato per curiosità. Ma la curiosità è diventata ben presto altro, si è trasformata in incredulità, è diventata una mano che afferra il collo, spezza il respiro e tiene gli occhi aperti per continuare a leggere, è diventata un pugno nello stomaco che sconvolge ad ogni pagina.
Questo libro è tanto potente quanto più ci si rende conto che è reale, che i ricordi di Tara sono stati indagati con i familiari per essere ricostruiti nella più “vera verità”.
È un romanzo di formazione, sicuramente, in cui assistiamo alla trasformazione di una bambina in una ragazza, e poi in donna, tale che più che un cambiamento, è una presa di coscienza che lei stessa chiama “un’educazione”.
Questo è un libro per ogni donna, adolescente, madre, figlia, amica, in cui ciascuna possa ritrovare un significato, un comportamento riconoscibile in Tara e negli altri personaggi.
Ma è anche un libro per tutti i padri, fratelli, figli, che possano leggere l’importanza del proprio ruolo all’interno della famiglia. Ed è un libro che consiglierei ad ogni insegnante e formatore, che possa ritrovare la propria ragion professionale, e ricordarsi quanto l’educazione (qualunque essa sia) formerà la consapevolezza degli adulti di domani.
Erica Bortolussi
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