«Il mondo intero può pure odiarti e crederti cattiva, ma tu non sarai mai senza amici, se la tua coscienza ti approva e ti assolve da ogni colpa.»

Cara Charlotte, Cara Emily, Cara Anne, Care Sorelle: dove siete?

Abbiamo bisogno di una mano. L’amore è sparito (l’amore è ancora vivo?). C’è un’invasione dell’a-sentimentale: un racconto di sentimenti a cui non crediamo, non ci crede nemmeno chi lo racconta. Mentre leggendo voi, le vostre storie ritornano nella vita e ogni emozione è illuminata. Quella luce viene dal buio delle traversie spaventose, come quelle di casa Brontë. A cominciare da vostra madre, morta un anno dopo la nascita dell’ultima nata. Sorelle morte di tubercolosi, l’unico fratello schiacciato dai vizi. Un padre mitomane: l’amore assente, numero uno. Istitutrici, governanti, istituti. Per certi versi, avreste preferito il riformatorio. Meglio malviventi che malpensanti. E anche per questo che siete diventate tre scrittrici gigantesche. Così lontane dal penoso giudizio arte/vita. Sorelle ora però dateci una mano, qui l’amore è diventato un escamotage letterario. Una falsità, peggiore di una bugia. Se l’amore è sparito dai romanzi: che fine ha fatto l’amore? Dove è finito? Non nel cinismo di chi scambia l’indottrinamento per cultura; non nel narcisismo di chi trova un difetto per tutto tranne che per sé; non lo vedremo nel controllo vanitoso della vita degli altri per l’incapacità di gestire la propria; non esiste l’amore nella violenza endemica, nella sottomissione silenziosa, nell’assenso cieco. Non lo troveremo, l’amore, nemmeno tra due amiche che scrivono: anche lì il risentimento ha vinto sul sentire.

Anne, bisogna avere più di un cuore per scrivere, e tu ne hai avuti molti. Pur non essendo mai diventata una donna, sei la più piccola e sei rimasta così, non hai mai raccontato i sentimenti con il cuore delle altre. È tuo quel cuore di caucciù, cuore gommoso, è tuo così stretto nei corsetti vittoriani. Quando le donne sono portatrici sane di perseveranza, disciplina e pazienza, tu sei un cuore inquieto. In te, poetessa lucida e implacabile che mette a nudo la natura umana borghese, dando alle tue eroine la possibilità di parlare cioè di esprimere sé stesse, l’inquietudine si fa parola.

«Il cuore umano è come la gomma: pochissimo basta a gonfiarlo, e moltissimo non riesce a farlo scoppiare. Se poco più che nulla lo turba, ci vuole poco meno che tutto per spezzarlo. Come nelle membra visibili della nostra struttura, c’è nel cuore una forza intrinseca che gli dà forza contro la violenza esterna. Ogni colpo che lo scuote serve a indurirlo contro il colpo futuro; come il lavoro continuo indurisce la pelle delle mani e ne rafforza i muscoli invece di indebolirli.»

Emily tu sei la più amata, la più citata, la più emulata e quindi la meno compresa. Se tutti sostengono di conoscerti, tu chi sei? Ognuna delle persone che ti ama ha la sua versione di te, sei un po’ Marilyn Monroe vittoriana: chi ti ama lo fa per amarsi. Non so se hai idea dei guai che le tue Cime tempestose hanno combinato. Ho visto amori nati sotto il loro segno e ho pensato che queste persone forse hanno letto il tuo romanzo al contrario.

Se l’invisibilità è il tratto fondamentale della donna vittoriana, che ambisce a un buon matrimonio, una casa, una famiglia (è una donna stanziale e sedentaria, fisicamente e mentalmente), per te l’invisibilità si frantuma nel desiderio ed esplode nel talento. Senza freno per la fantasia, adori la brughiera inglese dove quel futuro mai realizzerai in pieno. Poco più che ventenne, non ti interessa quale uomo sposare ma come dire a tuo padre, il Mondo, che l’unico amore della vita tua è scrivere.

«Sii sempre con me, prendi qualsiasi forma, portami alla follia. Solo non lasciarmi in quest’abisso, nel quale non riesco a trovarti.»

E non vale soltanto per te, stesso destino delle tue sorelle. Che fare? Tre sorelle scrittrici, un’esistenza esecrabile. Così, al momento di firmare i vostri romanzi, vi trasformate nei fratelli Bell. Da sorelle a fratelli, per il terrore del successo. Siete diventate fratelli con il cuore di sorelle.

«Bisognerebbe essere amichevoli con tutti e non adorare nessuno.»

Charlotte, sei la sorella testimone di tutte le sorelle. A loro sopravvivi. Sei archivio storico e sentimentale di tre vite identiche eppure contrarie. Quando le altre due spariscono ti mancheranno pure le liti. Ma chi scrive possiede mai veramente qualcosa?

«Un gelo invernale era sopraggiunto a metà dell’estate; una tempesta di dicembre si era scatenata nel mese di giugno. Il ghiaccio aveva distrutto le frutta mature e le rose fiorenti; la brina aveva ricoperto le mèssi. Ieri i sentieri erano olezzanti di fiori, oggi monti di neve incontaminata li rendono impraticabili, e i boschi, che dodici ore prima erano agitati dalla brezza profumata, si stendono ora deserti e bianchi, come le foreste di abete della Norvegia.»

Quando scrivi Jane Eyre è un successo. Nasce da ciò che ti manca. Durante i tre anni al Cowan Bridge le angherie delle istitutrici, il freddo, la fame rendono deboli i polmoni, con conseguenze respiratorie che vi debilitano per tutta la vita. Ma è nella scomodità che avete cominciato a scrivere. Prima leggendo storielle fantastiche, piccoli racconti illustrati. Così sono arrivate le pagine di diario, tenute custodite come armi senza licenza. Scrivendo, prendiamo coscienza di noi. Le fanciulle in fiore sono più immaginate che vissute. Siete donne, siete scrittrici sotto copertura. Spie di voi stesse, inclini al nascondimento e al sotterfugio. Rileggervi significa riappropriarsi di strutture narrative perfette, precedenti qualsiasi teoria e tecnica di scrittura. Significa riscoprire il cuore pirata che rifiuta le convenzioni per dire al mondo che possiamo essere solo in un modo: ciò che siamo e ciò che non siamo. Può sembrare contraddittorio che donne così sole e silenziose nella vita, siano autrici tanto rumorose e prorompenti, e per certi versi, apodittiche. Eppure, è andata così.

La delicatezza delle vostre parole è identificata come la rappresentazione di tre martiri. Per le persone è martire chi non compie le stesse scelte che compiono tutti. L’individualismo è una devianza (se va bene, artistica). L’individualità giudica la debolezza di chi non arriva all’uva e racconta che è acerba. Non crediamo sia così. Veniteci in sogno, vi prego. Voi avete vissuto come donne che ancora non si ri-conoscevano, capaci di riconoscere il vero dal falso e raccontarlo a chi non ha i mezzi per comprenderlo. Questo è l’amore: il vero che diventa falso e il falso che diventa vero. Sorelle che diventano fratelli. Romanzi che diventano vite.

Alessandra Minervini

Bibliografia
Cime tempestose di Emily Brontë (Einaudi)
Agnes grey di Anne Brontë (Mondadori)
Jane Eyre di Charlotte Brontë (Mondadori)
Charlotte Brontë, una vita appassionata di Lyndall Gordon (Fazi editore)
Anne, Charlotte, Emily Brontë. Poesie. Testo inglese a fronte (Mondadori)