In realtà ogni libro ci fa mettere le ali, per il solo fatto di raccontare storie, condividere riflessioni, approfondire temi. Ma questi di cui voglio parlare lo fanno in modo diverso, accattivante e contemporaneo. Trasformano il supporto libro in un concept non più lineare, bensì a tre dimensioni, in alcuni casi nel senso letterale, in altri nel senso figurato. Tutti e tre fanno immergere in esperienze diverse che io ho trovato interessantissime.

Per esempio, il mondo tutto sensoriale che racconta Stele di Diego Scroppo. Una storia tattile fin dall’inizio: un guscio di resina dalle dimensioni importanti, dalle forme a metà fra un libro antico con la copertina morbida in pelle e un pezzo di materia ancestrale (pietra? lava? roccia?). L’interno è cavo, Stele è infatti uno scrigno che contiene un volume snello di pagine ampie da sfogliare. Chi si aspetta lettere e parole rimane sorpreso: niente testi, solo forme nere che emergono dalle pagine altrettanto nere in un gioco di contrasti che ti invita a toccare e a sperimentare ogni foglio con occhi, mani e immaginazione. “L’idea è nata pensando alla carne della scultura,  a cosa sta sotto lo strato  superficiale e visibile,  immaginando gli organi,  i tessuti e le cellule che la costituiscono” spiega Diego. “L’indagine si compie attraverso una lettura di pagine che non contengono parole, su di esse si espande il linguaggio visionario delle forme in mutazione, dove l’occhio di chi guarda oscillerà tra il riconoscimento del concretarsi di una forma materica e il suo improvviso dissolvimento”. Un’esperienza estetica, come la definisce l’artista stesso, che infatti presenta Stele come un libro-scultura. “Per stele si intende generalmente un monolito decorato con bassorilievi o epigrafi costruito a scopo celebrativo, funerario, votivo e come segnale di confine. A quest’ultima funzione s’ ispira il mio lavoro, quella di oggetto di confine in cui collassano i concetti di libro e di scultura, di parola e di immagine”. Sono 8 gli esemplari previsti, 7 neri e 1 bianco, realizzati tutti con la stessa tecnica. “Ho usato resina e ossidi del ferro per realizzare l’elemento esterno; carta nera, stampata in nero, per quello interno. Il primo è il risultato di una replica, attraverso il calco, di un modello 3D prima scolpito digitalmente. Il secondo, quello cartaceo, è il prodotto del lavoro di una stampante laser su carta nera opaca. Sia l’immagine scolpita sull’elemento esterno sia le immagini, tradotte in bitmap, delle stampe interne derivano dai dettagli di miei dipinti”.

Con Peak si abbandona la dimensione prettamente sensoriale creata da Stele per avvicinarsi a una più visionaria, raggiunta attraverso elementi fisici dell’oggetto stesso. Il volume, inizialmente pubblicato nel 2014 come fanzine, racconta con una serie di fotografie le Dolomiti, originariamente conosciute come le montagne pallide. Il libro medita sul dualismo tra apice e nadir, sulla costante alternanza di entrambi. Piegando le stampe fronte-retro, rilegate da un semplice elastico che le raccoglie in piega, ogni diffusione diventa una giustapposizione di due picchi separati, ognuno dei quali si unisce al successivo e forma un ciclo, dalla notte al giorno, dall’estate all’inverno, e ritorno. Sulla copertina, il titolo del volume è bucato e presenta la E coricata sul suo lato lungo, trasformandosi nell’ideogramma giapponese per montagna. Anche qui niente testi, solo immagini moltiplicate dalle combinazioni delle pagine. In fiera è stato presentato abbinato a immagini fotografiche del volume ingrandite e incorniciate, messo in mostra su un espositore realizzato con la stessa roccia delle Dolomiti. Un libromaggio a quelle montagne che esce dai confini delle stampe fotografiche per diventare concept in tutte le sue emanazioni, tangibili e non. Uno dei progetti editoriali della casa editrice Rorhof, che si caratterizza per volumi fotografici non convenzionali e per interpretazioni editoriali di dati di archivio di varia natura.

Apparentemente tradizionale rispetto ai volume citati fin qui – ma così non è –  è Lezioni di Anarchia realizzato da Edicola 518 in collaborazione con Eleuthera Edizioni. Un volume che parte da una piazza, quella davanti all’Edicola 518 di Perugia, dove durante un’estate si sono tenuti incontri su temi particolarmente fondanti con personaggi che di anarchia sono esperti: il lavoro con Stefano Boni, l’educazione con Francesco Codello, l’autogestione con Toni Senta e la democrazia con Lorenzo Pezzica. Quattro discorsi articolati, proseguiti poi in dialoghi a cena, dopo cena e nei mesi successivi, le cui sbobinature hanno fornito la base del testo. Un volume rilegato con elastico che tiene insieme segnature sciolte per dare la possibilità di estrapolare pagine a piacere, in particolare il fascicolo al centro dedicato a grandi studiosi dell’anarchia nella storia. Un libro che parte dalla piazza e continua sui nostri divani con pagine arricchite da apparati, approfondimenti, bibliografie e annotazioni. Una sorta di quaderno di appunti condiviso in differita, che lascia spazio per gli appunti del singolo lettore, in uno scambio intellettuale virtuale e reale. Un oggetto che odora di carta, di libro, di ipertesto, di confronto, di pensiero, di…

Daniela Giambrone