L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde fu rappresentata per la prima volta nel 1895. Durante la prima, si verificò quell’infamante caso di giustizia dove fu accusato di condotta indecente con gli uomini e imprigionato per più di due anni. Sarà l’ultima opera teatrale di Oscar Wilde.
Quest’opera è generalmente considerata una commedia leggera, a volte frivola. Sicuramente possiede tutto quello che ci potremmo aspettare da Wilde, dialogo geniale e trama geniale che, incredibilmente, unisce tutte le vicende non appena la commedia si avvia al termine. Molto dell’opera gira intorno alle due figure maschili principali Jack e Algernon, entrambi, all’insaputa degli altri, cambiano identità quando è necessario. La finzione offre a ognuno di loro l’opportunità di eludere le costrizioni e le richieste delle proprie vite. Tuttavia, i fraintendimenti nascono quando Jack si innamora di Guendelin che può amare solo qualcuno che si chiami Ernesto, in base al fatto che si tratta di un nome così solido e degno di fiducia (in inglese il nome Ernesto è sinonimo di onesto). È certamente una delle ragioni per cui essere Ernesto è importante. L’altra ragione per cui è importante essere Ernesto / onesto probabilmente è un ritorno alla serietà e alla profondità in un periodo in cui sembra che tutta l’Europa sia permeata da un decadente desiderio per il solo divertimento e passatempo.

Lo stesso Wilde pur godendo dello spirito brillante e allegro della commedia, avrebbe preferito poter accennare a una critica più seria. La sua considerazione dell’opera è diventata l’approccio comunemente accettato: una commedia di un stile elevato ma niente di più; tuttavia questa è un’opera seria in quanto riflette e commenta criticamente il mondo nel quale è stato scritto. Per esempio, l’enfasi relativa all’inganno e la necessità dell’inganno potrebbero rappresentare una critica all’ossessione vittoriana sulla moralità privata. Pertanto, ogni deviazione della norma è condotta segretamente per la reale necessità di salvare le apparenze, che per Wilde sono nemici dell’arte; perché quando Algernon afferma: «Oh! It is absurd to have a hand-and-fast rule about what one shouldn’t and should read. More than half of modern culture depends on what one shouldn’t reach» (È assurdo dover rispettare una regola rigida su quello che non si dovrebbe o si dovrebbe leggere. Più della metà della cultura moderna dipende da quello che non si dovrebbe leggere). Wilde, poi, commenta l’ipocrisia Britannica della fine del XIX. La collega ad avvenimenti anteriori, e chiama in causa un sistema di valori che chiede alle persone di essere quelle che non sono. Forse inconsciamente, Wilde sta considerando la propria posizione di omosessuale in una società che mette al bando l’omosessualità. Il lavoro teatrale inverte scherzosamente le posizioni accettate. Gli uomini appaiono effeminati e le donne hanno interessi maschili. Così facendo, Wilde mostra quanto complessa sia la realtà, infatti, uno dei suoi personaggi afferma come la semplicità e la verità si verifichino nella finzione.

L’importanza di chiamarsi Ernesto, infine, è una commedia che tratta delle apparenze e delle esteriorità, ma mostra quanto importante questa supposta banale ricerca possa essere. Come Wilde dice, la filosofia dell’opera è «that we should treat all trivial things in life very seriously, and all the serious things with sincere and studied triviality» (Che dobbiamo occuparci di tutte le cose futili della vita seriamente e di tutte le cose serie con sincera e studiata superficialità).

Derek Hand
Traduzione di Barbara Iandiorio

Oscar Wilde
L’importanza di chiamarsi Ernesto

Testo inglese a fronte
BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2019
Collana: Classici moderni
A cura di Luigi Lunari
208 p., brossura
€ 8,50

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