Nell’opinione degli editori, i principali fattori che determinano la modesta propensione alla lettura nel nostro Paese sono il basso livello culturale della popolazione (42,6% delle risposte) e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (38,4%).

Questa frase è stata estrapolata direttamente dal sito dell’Istat, nella sua puntuale indagine sulla Produzione e Lettura di libri in Italia. Raccolta di dati pubblicata il 27 dicembre 2018 in riferimento all’anno 2017. Prossimo aggiornamento il 27 dicembre 2019, tra meno di un mese quindi. Abbiamo preferito riportarvela così, in maniera asciutta, come si riportano i dati Istat.

In rete proliferano centinaia di articoli sull’importanza della lettura nella vita di una persona, in termini di accrescimento culturale, di miglioramento delle condizioni sociali ed economiche, di successo nel lavoro. Una società in grado di porre come obiettivo primario il benessere delle generazioni future non si può sottrarre dal pensare prima di tutto alla formazione intellettuale e alla intelligenza emotiva dei propri discendenti.

Intelletto inteso proprio come facoltà, propria dello spirito di intendere le idee, di formare i concetti: il potere conoscitivo della mente. Emotività intesa come empatia, come capacità di calarsi nei panni di un’altra persona: la facoltà di ascoltare la voce del cuore.

In una edificante indagine condotta da Matha Crippen, critica del Luther College dell’Iowa, vengono rilevati gli effetti concreti che la letteratura ha sui bambini. La prima cosa che emerge è che la letteratura pensata per i bambini fornisca agli studenti poi l’opportunità di sviluppare le proprie opinioni su un determinato argomento specifico. Farsi un’opinione sui processi ai quali assistiamo non è un atto scontato nella fase evolutiva di un soggetto. La letteratura di qualità non svela al lettore tutto ciò che lui/lei ha bisogno di sapere; i bambini imparano a valutare ed analizzare, riescono a riassumere ed acquisiscono la capacità di fare ipotesi se educati alla lettura.

Seconda cosa. La letteratura per bambini favorisce la conoscenza della propria cultura, del bagaglio di conoscenze che una determinata società si porta dietro. Stimola quindi il senso di appartenenza e la comprensione del sistema di valori che appartengono al gruppo di appartenenza, favorendo lo sviluppo di attitudini positive, necessari per lo sviluppo sociale e personale. Preso atto di ciò, bisogna fare attenzione ai libri da consigliare ad un pubblico di lettori molto giovani. L’esempio che la Crippen ci pone, nell’ottica della società statunitense, è quello di due libri Brother Eagle, Sister Sky (Jeffers, 1991) e o The Rough-face Girl (Martin, 1992) che danno una visione stereotipata dei nativi americani, fornendo interpretazioni scorrette o fuorvianti di una storia che pone come propria essenza identitaria il suo retaggio culturale dell’essere stata sempre eurocentrica. Con tutte le conseguenze che ciò ha portato nei suoi processi colonizzatori.

Terzo punto sul quale non si può che convenire: la letteratura aiuta i bambini a sviluppare la loro intelligenza emotiva, il loro approccio morale alle cose, per il suo essere ricca di momenti decisivi, punti di svolta e decisioni cruciali da prendere, tutti fattori che li supporteranno nello sviluppo delle diverse competenze.

Sempre secondo i dati Istat nel nostro Paese la quota più alta di lettori si riscontra tra i ragazzi di 11-14 anni. Il 12,7% è un lettore “forte”, ossia legge almeno un libro al mese. Ed è proprio su questa fetta di popolazione che occorre investire energie, risorse, progetti per il futuro. I libri scritti per ragazzi mostrano come attraverso le storie si possano superare barriere di diffidenza, favorire l’integrazione, aumentare il proprio bagaglio di conoscenze, stimolare la propria curiosità. Interpretare le strade che si solcano.

Per sempre insieme, Amen dell’olandese Guus Kuijern, autore poi di Mio padre è un PPP, nelle sue 92 pagine che vedono nell’undicenne Pollenke una protagonista dalla vita complicata, pone domande infinitamente grandi alle quali dare una risposta: famiglie in frantumi, convivenze multiculturali non sempre semplici, figli ai quali si richiede lo sforzo di fare da genitori ai loro genitori, fecondazioni in provetta. Certamente affrontando questi temi, che sono un concentrato di criticità, un adolescente è posto davanti a situazioni nelle quali è difficile non provare vicinanza emotiva, tra amori non sempre corrisposti, scelte genitoriali sbagliate, il diverso che aliena e spaventa.

Il rapporto nonno-nipote con Mariòs, il nonno bugiardo, segna la continuità tra passato e futuro affacciandosi in un presente tratteggiato dalla più importante autrice greca per ragazzi Alki Zei. La storia è quella che vede il nonno Mariòs, ex sindacalista ed attore teatrale, alle prese con l’insegnamento ultimo che le generazioni precedenti hanno il dovere morale di rendere come lascito a quelle successive: guardare il mondo con spirito critico, senza che lo sguardo si volti dall’altra parte di fronte ad un’ingiustizia. Per evitare che gli errori del passato si perpetrino nel futuro. Battersi con decisione affinché il mondo che ci ospita sia più giusto.

Ricordiamo il nostro PPP, Pier Paolo Pasolini che diceva: “Può educare solo chi sa cosa significhi amare”. Ci crediamo, fino in fondo. Bando ai “facili distrattori” che, vestendosi di una tecnologia innegabilmente affascinante, riescono spesso ad accompagnare i nostri figli e nipoti di più di quanto non lo facciano letture condivise con luci soffuse sui letti prima della nanna, nell’età che precede la lettura autonoma. Bisogna sforzarsi, occupare il tempo accompagnandoli in universi immaginari, disseminare le stanze delle nostre case di libri facilmente accessibili, provare a immaginare risvolti inediti in storie conosciute. Nutrirli di quelle speranze che solo la lettura è in grado di regalare agli uomini e alle donne adulte. 

Parafrasando una frase dell’albo Il maestro, dedicato alla straordinaria e per alcuni aspetti controversa figura di Don Milani, “il prete matto che voleva insegnare a leggere e a scrivere ai figli dei contadini” ci viene da pensare: ci sono storie che mangiano bambini e sputano uomini.

Così è, se vi pare.

Angela Vecchione

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