Uno dei massimi esponenti del post modernismo in letteratura è senza dubbio l’autore britannico Julian Barnes, conosciuto anche con lo pseudonimo di Dan Kavanagh, scrittore capace, attraverso la sua elegante prosa, di far affiorare ed elevare i concetti legati al tema della vita. 🔗Il senso di una fine, vincitore del Man Booker Prize, è senza dubbio porta bandiera della cifra stilistica di Barnes, anche per un altro tema caro allo scrittore: il passato.
La materia impalpabile dei ricordi è infatti presente in 🔗Livelli di vita e Barnes, attraverso la metafora del volo e in particolare quella dei palloni aerostatici, investiga e prova a definire l’amore. I precipizi, gli strappi dovuti alle correnti d’aria, i decolli e gli atterraggi, diventano similitudini per determinare non solo le sfaccettature di questa impossibile emozione da decriptare, ma diventa materiale narrativo per raccontare e giocare con tre figure leggendarie dell’ottocento: il fotografo Nadar, l’attrice Sarah Bernarhardt, il colonnello della Guardia Reale Fred Burnaby.
Questi personaggi hanno diverse peculiarità comuni: sono bohemien, artisti, amanti della libertà, sono pionieri d’ avanguardia e veri appassionati di palloni aerostatici.
Il romanzo è diviso in tre grandi capitoli dai titoli evocativi e già metaforici: Il peccato dell’altezza, Con i piedi per terra, Perdita di profondità.
Il primo capitolo è un ampio cappello introduttivo che ci trasporta direttamente in questo fiorente momento culturale dell’Ottocento in cui l’arte si fondeva con la sperimentazione, con le esplorazioni, con le prime scoperte scientifiche che saranno generatrici dei forti cambiamenti del Novecento. Lo scrittore riserva gran parte delle pagine a Félix Tournachon, Nadar, il celebre artista, inventore, fotografo che organizzò nel suo studio a Parigi la prima mostra impressionista. Cita il rapporto con la moglie Ernestine, compagna di vita e di imprese ma anche d’impresa, visto che lei finanziò tutti i brevetti del marito e gli fu accanto in tutte le sue straordinarie follie, compresa quella del volo, resa suggestiva nelle parole di Barnes. Grandi personaggi attraversano le pagine di questo primo capitolo, tutte le eminenze artistiche di quel momento che infiammavano di stupore e allo stesso tempo indignavano per il loro anticonformismo; Manet, Guardi, Goya, Rosseau, Hugo, Sand, Gouncourt, diventano tutti testimoni chiamati alla sbarra da Barnes per descrivere i pericolosi ma entusiasmanti decolli di queste variopinte mongolfiere dai nomi celebrativi.
Plasmando la cornice suggestiva nel primo capitolo l’autore, nella seconda parte, racconta la storia d’amore tra l’attrice iconica bohemienne Sarah Bernarhardt e l’affascinante Colonnello Burnaby. Capitolo “ponte” in cui lo scrittore mescola le informazioni della parte precedente creando un memoir su questi due personaggi, intrecciando l’amore con la parabola del volo. Non solo, il capitolo è preparatorio in quanto l’ultima parte, quella più struggente, autobiografica, è dedicata al dolore e al lutto per la perdita della moglie dell’autore, Pat, agente letteraria, musa e compagna di vita. Ed è in questa fase finale, di questo romanzo dalla struttura a sillogismo, che lo spessore e la profondità dello scrittore compaiono nitidamente. I ricordi del passato impregnati d’amore entrano in collisione con un presente deformato dal dolore; il tempo ha una sua misura nella felicità e ne ha un’altra nella infelicità e Barnes con stimabile dignità, riesce a cristallizzare con purezza tutta la devozione e l’amore che un essere umano può nutrire per un altro. “Metti insieme due persone che insieme non sono mai state. Qualche volta è come quel primo tentativo di imbrigliare un aerostato a idrogeno su uno ad aria calda: che cosa preferisci? Precipitare e prendere fuoco, o prendere fuoco o precipitare? Ma a volte invece funziona, nasce qualcosa di nuovo, e il mondo cambia.”
Caterina Incerti
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