Il romanzo d’esordio dello scrittore catalano si snoda lentamente, in apertura, gettando squarci di luce sulla vita abbastanza ripetitiva e quieta dell’agente di polizia Pasqual Balasch, che trascorre i suoi giorni tra il lavoro e rari svaghi, sporadici incontri con una fidanzata spesso lontana a causa della sua professione, a Santa Coloma de Gramanet, provincia spagnola di Barcellona.
Un po’ affine al personaggio del commissario Montalbano di Camilleri, come lui amante del buon cibo (in questo caso italiano, e piemontese o siciliano nello specifico, avendo lavorato per qualche tempo in Italia), Balasch ama trascorrere il suo tempo libero all’Angolo di Torino, dove può bersi un caffè aromatico e forte, oppure da “U Sicilianu”, in cui lo aspettano le gustose pizze di Salvatore.
Forse più indolente di Montalbano, ma provvisto del medesimo acume, Pasqual deve anche tenere a bada uno zio – Manel – dall’intelligenza pronta e intuitiva, ma in profonda crisi dopo essere stato lasciato dalla moglie.
Dall’orizzonte professionale di Balasch non si possono escludere Rafa, la sergente Ester Ros e il nuovo acquisto Francesca Aguiló, detta Cesca, oltre al medico legale Ximo Boronat, con il quale ha un rapporto sarcastico e graffiante.
Di Ximo Pasqual arriva ad avere estremo bisogno, dal momento in cui viene coinvolto nell’indagine che mira ad individuare il colpevole dell’ennesimo caso di femminicidio, quello della giovane Verònica Prats.
Il caso è complesso, tra amicizie della ragazza, amori tormentati, un padre severo e tutto d’un pezzo, capace di risvegliare in Pasqual l’eco di antichi e dolorosi ricordi.
Ma per Balasch non si tratta solo della difficoltà dell’indagine: è che gli eventi, i personaggi più o meno dubbi che vi sono coinvolti, la violenza che affiora e riveste di sé ogni cosa, sono per lui come un lago scuro in cui specchiarsi, con il timore di incrociare lo sguardo della bestia.
Quim Gómez firma un noir teso e serrato, psicologico e analitico, in cui riconoscersi come un’umanità fragile, sofferente, a tratti diabolica, ma sempre allettata da una possibilità di riscatto, da una evanescente tregua.
Barbara Rossi per La voce della luna

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