L’aroma soave di una tisana al tiglio accoglie il lettore all’inizio del romanzo, il profumo del filadelfo, della tuberosa e la lanuggine del tiglio, quasi a chiudere un cerchio accompagnano, nelle ultime pagine del volume, i passi di Mattia, il protagonista della narrazione, verso la sua nuova vita.

Un romanzo di formazione, a tratti crudo come solo la vita può esserlo.

Il cerchio è il percorso di crescita di Mattia Rosenberg, che il lettore incontra nelle prime pagine come un bambino timido cresciuto dalla mamma Serena e, anche se a distanza, dalla zia Clara.

Un romanzo, pubblicato a cinquant’anni dalla fine del regime di Salzar che per quarant’anni privato i portoghesi della libertà ed è proprio questa “dittatura che rende tutto[…] difficile, la censura filtra ogni cosa che giunge da fuori e trova mille giustificazioni al silenzio dell’amato”, e la sua caduta, a fare da sfondo alle vicende.

È la spietata PIDE ad uccidere Serena, la cui unica colpa e  di voler rintracciare l’amato Auguste, il padre di Mattia, costretto a fuggire da Portogallo prima della nascita del figlio, e a lasciare Mattia in balia di se stesso.

Il lettore accompagna il giovane nel percorso di conoscenza di se stesso ostacolato, come accade nell’adolescenza, dalla paura di “riconoscersi e di intraprendere una nuova strada diversa da quella che i più si aspettano”, lasciando andare il pensiero della madre, che come gli ricorda l’amico Lisandro, avrebbe voluto solamente che lui fosse felice e gestendo e riconoscendola  fatica a “conciliare l’essere uomo con l’essere un uomo che ama e che si ama; non riesce a essere il figlio che non gli è stato permesso di essere, e non trova il modo di liberarsi del padre che, malgrado non l’abbia mai conosciuto ha messo una sorta di veto sulla sua capacità di amare.”

Una serie di personaggi, molto ben delineati da Giuliano Brenna, accompagnano Mattia in questo suo percorso: dalla zia Clara, sempre presente, con la giusta distanza, al capitano Green, personaggio per molti versi molto simile a Mattia, che ha con il protagonista un rapporto molto materiale, dalla giovane Ana, che si innamora del giovane,  a Nuno, compagno di lavoro, che grazie anche all’intervento di Lisandro e Duarte, i due ragazzi che prendono in affitto l’appartamento vicino a Mattia, aiuta Mattia a trovare un equilibrio tra le varie parti della sua vita, a incontrare se stesso e a riconoscersi.

La vita di Mattia pare la casa crollata che, nelle ultime pagine del romanzo, anticipa la conclusione della narrazione: un edificio in cui il tetto e i tre piani sono crollati come in un pozzo, ma dalla cui sommità si vede il cielo stellato “come un bagliore di speranza” in un luogo in cui “si percepisce il soave sentore dei gelsomini, i quali, nel loro incessante cammino, si sono spinti fin dentro quel decadimento accendendolo di piccoli fiori bianchi come fuochi fatui […] con “gli esili rametti di convolvoli dalle corolle chiuse in attesa di mostrare i loro colori al nuovo giorno

Un romanzo che affronta il tema del riconoscimento della propria omosessualità senza pietismi, a tratti con toni crudi, ma che coinvolge il lettore nel travaglio interiore di Mattia; una narrazione al maschile nella quale le tre donne che compaiono hanno però un ruolo determinante per la vita del protagonista.

Mi piace concludere queste poche righe scritte su un romanzo così intenso con la frase che Lisandro dice al suo compagno Duarte che sta attraversando un momento di crisi: “non bisogna abbandonare il propri sogni, neanche quando sono irrealizzabili, altrimenti se fossero realizzabili non sarebbero più sogni e ci consegnerebbero irrimediabilmente al decadimento”, un’affermazione che per i personaggi della narrazione è il pungolo a superare gli stereotipi, le paure, ma che sarebbe opportuno che tutti noi ci ripetessimo di tanto in tanto.

Maria Crevaroli