Numero 13 | Ottobre 1998

Potrei cominciare osservando che i critici peggiori sono gli scrittori, soprattutto quando criticano se stessi. Potrei cominciare così e in effetti ho cominciato così, con una frase fatta che nascondesse il mio imbarazzo. Perché mi imbarazza, parlare del mio libro. E dire che non sono timida. Comunque, vorrei che nessuno scordasse, mentre legge queste righe, il mio imbarazzo. Grazie.

Allora. Il mio libro è un romanzo. Si chiama Cardiofitness ed è uscito per Marsilio nel marzo 1998. Forse il titolo svelerà a qualcuno l’ambiente principale della storia, e cioè una palestra. Esatto: uno di quei posti dove si svolgono attività come l’aerobica e il body building, uno di quei posti che molti (di solito, quelli che non li conoscono) definiscono come templi di una società schiava dell’apparire. In realtà, una palestra è un posto dove nove persone su dieci vanno a sgasarsi dopo una giornata di lavoro. Ed è il posto dove le persone, pur essendo diverse per posizione sociale età origine livello culturale, si frequentano e diventano amiche. Un ambiente democratico, insomma, dove si incontra di tutto. E dove può succedere di tutto: per esempio, può succedere che Stefania, ventiseienne laureata e con ambizioni letterarie, incontri Stefano, un quindicenne futuro elettricista. Non dovrebbe esserci niente fra loro: fanno vite diverse, hanno punti di riferimento diversi – appartengono a due generazioni diverse. Dovrebbero limitarsi a chiacchierare alla cyclette, e invece ci provano: provano a far incontrare le loro vite, i loro punti di riferimento, le loro generazioni. E scoprono che è divertente, interessante, bello da non poterne fare a meno, anche se i genitori si oppongono e i palestrari sfottono, anche se la vita va avanti e li mette alla prova. Funziona, ecco – molto meglio delle storie in cui si imbarcano le altre «Charlie’s Angels», ovvero le amiche di Stefania: Cecilia e la sua passione per un assistente universitario buddista, Ilaria e la sua mancanza di passione… Ma raccontato così, ho l’impressione che Cardiofitness sembri un romanzo rosa, e per di più serioso. D’accordo, scrivere una storia d’amore significa necessariamente confrontarsi con il genere rosa – prenderne le distanze, parodiarlo, sfruttarne gli aspetti migliori, e io ho cercato di farlo, e spero che il risultato sia una storia d’amore in cui ironia e tenerezza sono ugualmente presenti. Ma c’è dell’altro, credo che ci sia dell’altro: divertimento, soprattutto. Ecco, forse quello che volevo era soltanto questo: scrivere una commedia romantica, come quelle che danno al cinema. Ci sono riuscita? Be’, non sta a me giudicarlo.

«Il tragico non è quando non riesci ad essere te stesso. Il tragico è quando essere te stesso significa solamente essere quello che vogliono gli altri.»

Prima pagina

I. UNA PISCINA VUOTA

Se a Capodanno naufraghi in una festa privata in discoteca – vestito sbrilluccicante, capelli duri della lacca spruzzata un’ora prima dal parrucchiere, cappellino a cono calcato in testa – e sulle note della Bamba fai il trenino, aggrappata ai fianchi di una signora calda di raggi UVA e che fa finta di non aver superato i cinquanta- be’, se t’impantani in una situazione del genere, vuol dire che hai toccato il fondo. Identificando il fondo con il momento in cui le sabbie dello squallore ti sembrano meno mobili e più accoglienti di quelle della solitudine.

Stefania l’aveva sempre pensata così. Ma poi era arrivato gennaio. Un mese che lei odiava perché l’avrebbe amato moltissimo, se avesse avuto il sapore gelido e secco e balsamico di una caramella alla menta, invece che quello grigio e appiccicoso dello smog. E con gennaio era arrivato il giorno in cui era salita su un treno e, da Torino, era andata a Cuneo. Suoi compagni, di viaggio e di sventura erano stati i tre componenti di una famiglia di quelle che in treno si incontrano, sempre: marito avvinazzato che era caduto in un letargo etilico non appena aveva posato i suoi cento chili sul sedile, moglie con couperose che, a cinque minuti dalla partenza, aveva aperto una borsa in similplastica e ne aveva estratti panini vino dolciumi arance bibite, figlia under30 molto ammodo (moderatamente elegante, moderatamente truccata, moderatamente viva) che si guardava intorno come se volesse scusarsi di avere quei genitori. Era stato lungo, il viaggio su quel regionale infestato dalla carta oleata e dalle adenoidi dei suoi compagni di sventura; Stefania aveva anche cercato di scrivere, ma ormai erano mesi che non ci riusciva, e i suoi occhi abbandonavano continuamente il block notes per fissarsi sulle pantofole che sfoggiava la madre, sull’edizione paperback di Va’ dove ti porta il cuore che leggeva la figlia. Finché non era arrivata in quello che lei considerava una specie di rigurgito urbano – Cuneo, ombelico della provincia magna del Piemonte, lontano da ogni rotta commerciale turistica e vitale, vagamente ributtante; come un ombelico, appunto.

 

Alessandra Montrucchio, nata a Torino nel 1970, è laureata in Lettere e ha vissuto e lavorato anche all’estero facendo svariati mestieri. Collabora a vari giornali tra cui «La Stampa». I suoi racconti, raccolti nel libro Ondate di calore (Marsilio 1996), hanno vinto il Premio Calvino.

Biografia aggiornata

Vive a Torino: “sono nata a Torino, cresciuta a Torino, vissuta a Torino. Adoro Torino”. Ha una rubrica fissa sul supplemento torinese de La Stampa e si occupa di editing e traduzioni.
Ma è soprattutto scrittrice: per Marsilio ha pubblicato Ondate di calore (1996, Premio Calvino), Cardiofitness (1998, da cui il film di Fabio Tagliavia con Nicoletta Romanoff), Macchie rosse (2001), Non riattaccare (2005, Premio Selezione Bancarella) e Fuoco, vento, alcol (2006, Premio Settembrini Giuria Giovani).
Per Feltrinelli ha scritto il libro di viaggio Berlino (2007), Forever young (2017) e, con Cristina Virone, la saga per bambini di Salamandra Daremouse. Insieme a Laura Tonatto, ha pubblicato per Einaudi Storia di un naso (2006).
Fonte: ibs.it

In libreria

Cardiofitness di Alessandra Montrucchio

Alessandra Montrucchio
Cardiofitness
Marsilio, 2005
Collana: Tascabili. Narrativa
256 p., brossura
€ 7,50

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