Anno 1 | Numero 9 | Giugno 1998

Leggetemi bastardi non talentuosi leggetemi.

La mia scrittura si alza in nero aderente con parole che docili danzano d’abilità consumata libertina e sottili si offrono deliziando il leggere nei lettori luci blu esaltando sublimi delizie appena si sporgono verso di noi accennando un inchino sussurrando vado al bagno.

Leggetemi bastardi non talentuosi leggetemi.

Nuovi taxi. No Londra. Zurigo. KT. Select. Berlino. Amburgo. Punto. Non vettura torinese trattandosi. Unico simbolo nero inchiostro a dire basta alle parole. Gli altri a b fino alla zeta JFK inclusi. Maliziosamente da rodeo il suo scrivere. Calibrando movenze eteree e carnali insieme insinuare-lolita il lettore a fianco. Scrivere ancheggiando puttanella. Sollevare e accavallare tornite frasi. Da rodeo le ninfette vietate. Leggo altri minuti prima di decidere. Dovrei. Essere. Meno. Pirla.

Leggetemi bastardi non talentuosi leggetemi.

REW

Non vi ha parlato di ricordi che salgono acidi nella nostra mente picchiandola. Dopo Destroy pensavo basta. Invece no. Ricordo seduto sulle ultime pagine del libro. Ricordo. Read e il resto va da sé. Read. Ricordi. Empty. Read. Ricordi. Empty. Read. Ricordi. Il vuoto.

A questo punto la mia breve presentazione su Luminal (Feltrinelli, L. 20.000), il nuovo romanzo di Isabella Santacroce, potrebbe chiudersi qui. E la tentazione di farlo è forte. A chi legge rimarrebbero solo due possibilità: rimanere interdetti/schifati, oppure sentire forte attrazione per il particolare stile narrativo, che seppure parodizzato riflette fedelmente ciò a cui il lettore va incontro avventurandosi nelle 100 pagine riempite dall’autrice romagnola.

Devo dire che non mi sentirei a posto con la mia coscienza di lettore se dovessi liquidarlo, e in questo caso con esso l’autrice, in maniera troppo comoda.

Per completare il giudizio su Luminal è impossibile non rifarsi al romanzo precedente di Isabella Santacroce: Destroy.

Da Destroy a Luminal vanno registrati enormi cambiamenti. Innanzitutto da Londra l’azione si è spostata nella Mitteleuropa: Zurigo, Berlino e Amburgo.

È cambiata la colonna sonora del libro. Archiviati i Massive Attack e Smashing Pumpinks, Luminal va letto con rigoroso sottofondo dei satanici Pain Killers, Emperor, per passare ai Siouxie and the Banshes, e udite udite, David Bowie, a incontestabile sintomo della maturazione dell’autrice.

Si è assistito a un’evoluzione della sintassi. La punteggiatura è essenziale, minimalista. Sparite virgole, punto-e-virgole, due punti, punti interrogativi, esclamativi. Unico superstite il punto. Chi può riuscirà a cogliere la metafora racchiusa in questo espediente narrativo. I poco talentuosi invece leggeranno boccheggiando.

Rispetto a Destroy si è diradato l’inglese-pubblicitario e underground, mentre per ovvii motivi spunta il tedesco; il tutto nel pieno rispetto dei parametri di Maastricht.

Ma il vero grande motivo di rottura col passato è il cambio delle pastiglie. Da Prozac a Luminal a testimonianza che l’autrice ci tiene a stare al passo dei tempi.

Dopo le prime tre pagine mi viene in mente il titolo di un libro di Aldo Busi “Cazzi e canguri; molti cazzi pochi canguri.” Luminal conferma in pieno il limitato appeal letterario dei simpatici animali australiani, che infatti nel libro della Santacroce risultano totalmente assenti. In compenso anche qui i cazzi, e tutto il companatico relativo, sono i padroni incontrastati della scena.

Nella lineare trama si dimenano gli irrequieti protagonisti. Leccatemi bastardi non talentuosi leccatemi è il rabbioso intercalare, protagonista assieme ai personaggi narrati e alle loro gesta. Da Destroy a Luminal quindi c’è un abisso: quello in cui rischiano di sprofondare i lettori poco talentuosi.

Mettendo da parte la troppo irriverente ironia, avrete capito che Luminal è un Destroy 2. The retum. E ne conferma le medesime e contrastanti impressioni. L’autrice non regredisce, ma nemmeno si evolve; e ciò ad un autore talentuoso non dovrebbe accadere. Perché malgrado l’irriverenza fin qui mostrata nei confronti dell’autrice sono profondamente convinto che questa abbia talento e doti fuori dal comune. Solo chi la legge distrattamente o chi troppo attentamente riversi la propria attenzione sulle variegate fantasie (?) porno-erotiche contenute nei suoi romanzi, non dovrebbe riuscire a riscontrare la particolare e rabbiosa eleganza della narrazione che a volte poco docile danzando sfocia persino nel lirismo. Il tratto, quando non annoia l’ossessiva ripetitività, retaggio della cultura da video-clip, presenta un’innegabile forza; che però, azzardo, rimane vittima o prigioniera delle stesse ansie che dominano le protagoniste dei suoi scritti, che mai riescono a convincere della straordinarietà della loro ribellione. E i vezzi espressivi pilastri dello stile Santacroce, più che scandire i ritmi della narrazione sembrano evidenziarne inesorabilmente i tic nervosi.

Dovrebbe. Essere. Meno. Agitata.

Gianpiero Di Girolamo

 

“A volte penso sia stata la luna a partorirmi tra spasmi di cosce pallide sapientemente allargate tra le stelle proprio in alto.”

Isabella Santacroce è una scrittrice italiana (n. Riccione 1970). Dopo aver partecipato a varie mostre e tenuto diversi concerti come suonatrice di organo, ha esordito nella letteratura nel 1995 con il romanzo Fluo. Storie di giovani a Riccione, il primo della trilogia “Dello spavento”, a cui hanno fatto seguito Destroy (1996) e Luminal (1998). Da Destroy ha ottenuto un notevole successo sia di pubblico che di critica. Dal 1999 collabora con G. Nannini alla scrittura di molti testi delle sue canzoni. Il suo nome è annoverato tra quelli del movimento letterario e filosofico chiamato Cannibali. Nel 2001 pubblica Lovers, in cui indaga varie forme di amore, e successivamente pubblica Revolver (2004) e Zoo (2006). Con il romanzo V.M.18 (2007) ha inaugurato la trilogia “Desdemona Undicesima” a cui hanno fatto seguito Lulù Delacroix (2010) e Amorino (2012). Nel 2015 ha pubblicato Supernova, primo romanzo di una nuova e terza trilogia, la “Trilogia di Eva”.

Luminal attualmente è fuori catalogo