Numero 13 | Ottobre 1998

Quest’anno (1998, ndr) Mantova è davvero piena di gente. Siamo solo al secondo anno e, a quanto pare, il Festivaletteratura ha riscosso grande successo.

Il tempo non promette niente di buono. Fa molto freddo; gli organizzatori temono il peggio: chi avrà mai voglia di prendersi una botta di freddo e pioggia per ascoltare e vedere gli autori, incontrarli di persona, chiedergli l’autografo sulla prima pagina del libro che conservano gelosamente dentro la borsa, fare colazione con loro o, perché no, cenare con loro, parlare del più e del meno tra un bicchiere di vino e l’altro?

Direi che nessuno si è tirato indietro e, anzi, molta gente, nonostante tutti i posti a sedere fossero occupati, ha deciso di mettersi in coda per riuscire a comprare il biglietto dell’ultimo minuto.

La coda più lunga e forse più inaspettata, è stata registrata all’incontro di Margherita Hack, nota astrofisica, presentata da Bruno Gambarotta (accoppiata vincente!). L’incontro era stato fissato in una piccola sala, ma vista la richiesta di biglietti, è stato spostato nel cortile di Palazzo Ducale di Mantova. Molti stanno in piedi e allungano il collo.

Margherita ha un vestito blu che le tiene scoperte le caviglie. Sorride e parla toscano. Gambarotta ironizza marmoreo e pieno di ammirazione. Parlano del libro che la Hack ha pubblicato da poco. È un’autobiografia pubblicata da Rizzoli.

La prima cosa che Gambarotta sottolinea è che questa persona che gli sta accanto un tempo fu campionessa italiana di salto in alto, e che poi, per strani eventi (o congiunzioni astrali particolari), è diventata la donna che tutti oggi conosciamo, un’astrofisica che, al contrario di molti suoi colleghi, alza la testa al cielo tenendo però ben fissi i piedi a terra, guardandosi intorno, rimanendo al passo con i tempi.

Gambarotta le chiede, inevitabilmente, che cosa è cambiato da quando lei ha iniziato a studiare fino ad oggi. Cosa ne pensa del progresso scientifico? Lei ride mentre si ricorda che era il ’45, quando stava lavorando sul davanzale di casa alla sua tesi di laurea. Aveva un telescopio di 30 cm. Fuori c’era la guerra e la città era così illuminata che si faticava persino a vedere la luce della luna. Dice che in quel periodo era davvero un’impresa studiare il cielo.

«Pensate che oggi, il mio telescopio di 30 cm non lo userebbe nemmeno un principiante, e che il più grande telescopio della terra ha un diametro di 16 mt» (si trova sulle Ande, immerso nel buio e lontano da fonti di luce che potrebbero disturbare l’osservazione degli astri). «Oggi non si lavora al freddo. Oggi si sta in poltrona e io, da casa mia, attraverso Internet, posso decidere di lavorare con qualsiasi telescopio in qualsiasi parte del mondo. Io lavoravo sul balcone a dieci gradi sotto zero, d’inverno, e mi pigliavo certe capocciate da vedere le stelle!»

«La comodità. Questo ci ha regalato il progresso scientifico, la velocità. Nel ’74, quando lavoravo per la Nasa come Guest lnvestigator, comunicavamo per posta. I tempi di trasmissione erano, è il caso di dirlo, davvero astronomici! Ci volevano come minimo 15 giorni per la trasmissione dei dati. Ora basta avere un’e-mail e si comunica in tempo reale.»

Gambarotta le chiede se questo schiacciamento spazio temporale non sia soffocante «Non c’è mai tempo per niente!»

«Certo, non si può stare dietro a tutto. L’Astrophysical Journal usciva una volta all’anno. Ora esce, in dimensione bibliche, tre volte al mese. È incredibile quante cose in poco tempo si possano scoprire e studiare al giorno d’oggi. Ma io ne sono felice. Se avessi avuto a disposizione questo tipo di tecnologia vent’anni fa, non ci avrei messo ventitré anni di lavoro a dimostrare che la mia stella, epsilon, fosse effettivamente una stella doppia.»

È appassionante e parla di cose incredibili, che se si sentissero in un programma qualsiasi alla televisione nessuno capirebbe niente. Tutti invece ascoltano con interesse, come ipnotizzati. È come una nonna, che invece di raccontare favole fantastiche con personaggi mitici davanti al caminetto, ti racconta il progresso del mondo, con la stessa semplicità, i colpi di scena, la morale alla fine:

«Non credete agli astrologi! Gli oroscopi sono pieni di bugie. Ora con certezza possiamo dire di che cosa sia fatto un corpo celeste e quali siano le sue proprietà e tra queste vi assicuro, non c’è la capacità di influire sul carattere di una persona!»

Applauso finale, coda interminabile di gente che chiede l’autografo e scatta fotografie. Gambarotta la guarda e sorride.

Sara Beltrame

 

«Più lontano si guarda nello spazio, più indietro si guarda nel tempo.»

In libreria

L'amica delle stelle di Margherita HackMargherita Hack
L’ amica delle stelle. Storia di una vita
BUR Rizzoli, 2000
Collana: Supersaggi
304 p., ill., brossura
€ 9,00

Compra il libro su Amazon