Sembra una forzatura definire moderno un romanzo scritto più di trent’anni fa. Eppure Macerazioni divertenti lo è: in eccesso. Lo è prima di tutto per lo stile sperimentale in sintonia con lo spirito del tempo. Nei giorni in cui Giuseppe Bernardo Annese (nato a San Severo, Fg, nel ’32 e morto a Milano nel ’79) scriveva il suo romanzo le avanguardie letterarie si organizzavano a Palermo nel Gruppo ’63. Macerazioni divertenti è un romanzo sperimentale per varie ragioni.
Per la guerriglia libertaria della punteggiatura contro il dominio logico della sintassi. Tanto per dire: il primo capitolo comìncia con: «Pertanto.» (Pertanto, punto e a capo) e l’ultimo con «Purtroppo.» (Purtroppo, punto e a capo). Ma di esempi simili è disseminato il libro. E una regola per Annese sabotare le regole, appena può, a partire da quelle che regolano la serena e operosa vita di quell’unità minima o cellula dì base o nucleo familiare che è il periodo.
Macerazioni divertenti è un romanzo sperimentale per quell’impudenza di stampo gaddiano con cui Annese mescola la prosa alta con espressioni dialettali delle varie regioni d’Italia. Cori e battutacce oscene non hanno, però, solo esilaranti effetti di comicità ma sono dei veri e propri squarci di umanità. Fulminanti e improvvisi scatti adrenalinici di marionette nervose e disarticolate. Mescola e contamina, Annese, senza la rete di protezione di filtri letterari o censure moralistiche, riproducendo così quel crogiuolo linguistico e fucina di demenza che è una caserma, luogo di ambientazione della prima parte del romanzo.
Macerazioni divertenti è un romanzo sperimentale per ragioni strutturali. E organizzato, infatti, come una confusa e delirante somma di aneddoti e materiali sparsi raccordati dai ghigni di poetico cinismo – degni dell’amico Flaiano, del quale sono riportate in appendice cinque lettere inedite- dall’autore disseminati in tutto il libro.
Macerazioni divertenti è un caleidoscopio di immagini. È una fiera, un suk. Blob, praticamente. Un superBlob. Tanti veloci e irresistibili sketches o spots demenziali. Non a caso l’autore è stato brillante copywriter presso importanti agenzie milanesi e romane, collaboratore di Marcello Marchesi e direttore del foglio satirico Budd (supplemento del mensile Il confronto).
Annese, però, non si limita ad assecondare o registrare la frammentazione del reale. Non cede alla morte presunta del romanzo ma impone al proprio lavoro una serrata logica narrativa; con invisibile e implacabile fermezza lo tiene entro la rotta del “senso” fino a governarlo verso l’esito estremo del “messaggio”.
Dalla naja al Giamajca, dal ’56 al ’60, dalla guerra fredda al miracolo economico; Macerazioni divertenti racconta la formazione e la disfatta sentimentale di un giovane intellettuale meridionale, che diventa comunista quando tutti scappano dal PCI e poi alcolizzato quando s’accorge che gli amici di Brera non hanno alcuna voglia di far la rivoluzione, neppure con le parole. L’opera si conclude con due struggenti lettere del protagonista che scrive alla moglie dal centro per Alcoolopatici di Cernusco, dove è in cura disintossicante.
Al tirar delle somme, ì conti tornano, anche se sono in rosso (in tutti sensi). Il testo risulta assolutamente compatto: non c’è fuga di parole che non venga ripresa, l’arrivo è in gruppo. Tutti sani e salvi, nessun naufragio, nessun disperso. Neppure il compagno-studentino-mezzala del Volturara Stella rossa: abbandonato in sanatorio a pag. 42 e ripescato al Paolo Pini Reparto Alcoolpatie a pag. 152. Una missione impossibile, un salvataggio narrativo all’ultimo minuto, fuori Misura, che costa la salute psichica a. Matteo Misura. Quel riconoscimento, è il classico colpo alla nuca del destino assassino. Nell’amico ritrovato Matteo riconosce se stesso. La modernità gli svela il suo volto. Matteo scopre che essa non è altro se non un insieme di stupidi unguenti di annientamento spalmati prima sul linguaggio e dopo tra le coscienze.
È un punto cruciale del romanzo. È lo scioglimento tragico. È la rivelazione che Macerazioni divertenti è un libro sui cosiddetti sentimenti forti affrontati, però, senza inutili parole; anzi, senza parole, con quella che sì può tranquillamente definire tecnica del silenzio-assenso. La quale si distingue dalla melassa come il giorno dalla notte. Non una riga di commento accompagna il riconoscimento dell’amico Sadim. Eppure è la scena clou del romanzo.
Macerazioni divertenti è opera eccentrica, «Un piccolo classico, una intatta scheggia di frescura» (Bruno Quaranta, Tuttolibri). E romanzo moderno nei cui eccessi c’è l’aspro contrappunto di una percezione de1 mondo inquieta e critica. Dissonante, vigile, premonitrice.
Michele Trecca
Il libro nel 1997
Giuseppe Annese
MACERAZIONI DIVERTENTI
Ed. Besa, pp. 175
L. 20.000
Il libro non è più disponibile
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