Mucche Ballerine è chiaramente una storia di fantasia” sono le parole di Marco Bosonetto, docente di filosofia e scienze umane e autore cuneese del libro magistralmente illustrato da Alessandra Rapetti ed edito dalla casa editrice Scritturapura nel 2024. Il testo, come si evince dai ringraziamenti, fu scritto prima del 2005 nascendo dall’idea dell’attrice e regista teatrale e cinematografica valdostana Alessandra Celesia di portare sul palco un monologo sulla Resistenza in Valle d’Aosta in cui il narrante fosse una mucca. Questo spettacolo raggiunse ha raggiunto nel 2008 il Festival di Avignone grazie a Dominique Vittoz che l’ha tradotto in La Ballade des vaches guerrières dopo che nel 2006 è stato portato in una tournée in tutta Italia organizzata da Paola Tripoli.
La vicenda è narrata dal punto di vista di Regina, una mucca di quasi 700Kg che, insieme alle sue compagne Ardita e Marquisa, al cane Carbun, al toro dongiovanni Tornado e alla piccola Denise, vive gli anni della Resistenza e della lotta partigiana contro la dittatura nazifascista in Valle d’Aosta.
La narrazione si svolge nel 1944 in una zona non meglio specificata della Valle d’Aosta dove le tre mucche pascolano nei pressi del casolare di proprietà della famiglia di Denise.
La vita quotidiana scorre tranquilla e, se non fosse per la consapevolezza di Regina e per l’arrivo ogni tanto dei militi che controllano che non si tengano lotte clandestine tra bovini, pare non essere mai giunta la Seconda guerra mondiale in quei territori finché un giorno un gruppetto di giovani ragazzi non arriva al casolare per raggiungere la Zona libera. Essi non vengono quasi mai chiamati “partigiani”, ma ci viene fatto capire che lo sono e che hanno il compito di presidiare la zona e portare avanti azioni di guerriglia contro i nazifascisti. Tra loro c’è Emile-Trappola, un ragazzino di neanche vent’anni, impacciato e timido, di cui subito Denise s’innamora. Regina non sa cosa sia la guerra, ne sente parlare alla radio tra una canzone del Trio Lescano e l’altra, ma sa che i fascisti sono cattivi e anche abbastanza sciocchi, tanto che hanno vietato le battaglie tra mucche perché, dicono, che “se fatte battagliare diventano meno produttive”, ma secondo lei questo divieto si deve alla loro paura degli assembramenti. “Hanno paura – pensa Regina – che la gente prenda coraggio stando insieme e se li scrolli di dosso per sempre”. Tutto sembra procedere bene:
Emile e i suoi compagni scendono in bassa valle e riescono a fare i “botti” ai fascisti e ai nazisti, ma poi arriva l’inverno e con l’inverno la radio annuncia che gli alleati non riescono più ad avanzare e invitano i partigiani a sciogliere le bande fino a primavera. Ma i tedeschi non aspettano la primavera e danno il via alle rappresaglie.
E ad un certo punto anche la casa di Denise brucia, e con essa l’intero villaggio perché hanno dato ospitalità ai partigiani. Qui la narrazione si ferma e ci ritroviamo allo stadio di Aosta il 15 maggio 1947 dove Regina partecipa ad un combattimento tra mucche organizzato per festeggiare la fine del conflitto e il ritorno della libertà.
I brevi e poco numerosi dialoghi spezzano la narrazione dando voce ai personaggi che non sono Regina, la narratrice di questa vicenda che pare essere tranquilla, una storia di fantasia ambientata in un buio periodo storico per la nostra Italia, ma che poi, nell’ultimo capitolo, ti lacera il cuore raccontandoti il destino di tutti quei personaggi che, fino ad allora, personalmente avevo ritenuto secondari, semplici comparse all’interno della storia di Regina, ma che poi ti ritrovi ad aver amato e quasi piangi per la loro fine.
Questa è la grande magia riuscita a Marco Bosonetto: raccontare una storia di fantasia, in modo semplice, in modo che anche un bambino potesse leggerla senza il bisogno di descrivere tutte le atrocità della guerra, ma riempiendola di messaggi segreti, un po’ come faceva il Trio Lescano con le proprie canzoni, messaggi che solo gli alleati avrebbero potuto decifrare e ti rapisce e ti porta lì, in quel pascolo dove Regina, Marquisa e Ardita brucano l’erba e alla fine vieni riportato alla realtà con forza.
Quest’opera non sarebbe completa però senza i magnifici disegni di Alessandra Rapetti, sparsi qua e là tra le pagine di questo sottile libretto: i colori scuri, pastelli o acquerelli a vederli, e le forme dai contorni sfumati attirano il tuo sguardo e gli occhi della mucca, forse Regina, in copertina ti osservano invitandoti a leggere queste pagine non con gli occhi di un bipede, ma con i suoi occhi, gli occhi di una mucca della Valle d’Aosta.
Giovanni Palo

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