Napùl è un racconto di guerra.

Di una guerra frammentata, combattuta a capitoli e pezzetti , di una città srotolata ai piedi del Vesuvio che non ne condivide la quiescenza, un luogo complesso intriso di contraddizioni dove  la bellezza e la storia si sovrappongono alla miseria dell’anima.

Napùl è la vicenda di un luogo, di uno spazio stratificato in cui convergono storie di disperazione e di soprusi, dove la speranza fatica a trovare respiro.

È  l’incontro di strade dove si continua a sparare, è la vita di trincea dove chi non sta al riparo viene rapito, ferito, ammazzato.

Napùl è il passaggio per l’inferno.

Marco Perillo, giornalista di professione, autore di testi in cui ha raccontato i misteri, le bellezze e la ricchezza storica di Napoli, ritrae in questo libro l’imprescindibile sfaccettatura più tragica della sua città, attraverso la costruzione di un romanzo composto da racconti legati con un filo di seta, da immagini che appaiono e scompaiono in una dissolvenza velata, in un sussurro di personaggi che ritornano un istante come per non essere dimenticati.

È la Napoli tristemente nota alle cronache, non più terreno esclusivo della criminalità organizzata, ma anche base logistica di cellule dell’ISIS che pian piano mettono silenziose radici.

È nel titolo che l’autore inserisce la verosimiglianza con Kabul, la capitale afgana afflitta dalla guerra, un gioco di parole per meglio definire quello che negli ultimi decenni Napoli in parte è diventata, metaforicamente rappresentata nel libro dall’immagine di una decapitazione da parte di jihadisti islamici di un individuo incappucciato che indossa la maglia del Napoli.

È nella tragicomicità della narrazione che si ritrova la metropoli partenopea, nella commutazione subitanea tra aspetti comici e drammatici, nell’ilarità che improvvisamente scivola nella tragedia, nella caricatura di boss locali che inevitabilmente periscono vittime del loro stesso sitema,  il tutto raccontato con un linguaggio potente, in cui dialetto e dialettismi si intrecciano abilmente ad un italiano ricercato.

La storia è attraversata da una moltitudine di personaggi diversi che nella maggior parte dei casi restano impantanati nella loro condizione ineluttabile, affrontando una quotidianità differente in ogni vita, ma pur sempre riconducibile ad una condizione di sopravvivenza. Sono dipinti dietro ai quali a volte è possibile riconoscere fatti realmente esistiti,  come nel caso della piccola Fortuna o l’islanapoletano  Pascallah.

La raccolta si apre con la scultrice che ripropone in chiave moderna il mito di Medusa la gorgone, femmina ammaliatrice che come metafora della stessa Napoli incanta nello sguardo per poi colpire nei sottofondi delle esistenze umane, sconfitta da un giovane Perseo che la decapiterà buttando la sua testa nel secchio dei rifiuti, lesinando quel poco di speranza che in alcune pagine del libro sembra resistere, restando a galla nel mare di mota che ammorba la città.

Una realtà che non risparmia i bambini, un luogo in cui l’unico modo per non essere vittima è scegliere di diventare carnefice: una lotta di adolescenti cafardi, indolenti, facilmente assoldabili e sostituibili.  Non mancano le vittime inconsapevoli, gli orfani e gli invalidi collocati nelle varie zone della città, Scampia, Posillipo, Pallonetto, Concezione, abitanti delle famigerate Vele destinate a cadere alla stregua delle Torri Gemelle.

È il ritratto di una guerra che si manifesta in ogni ordine di vita in cui i gabbiani non mangiano più i pesci, ma gli uccelli e i delfini si arenano esanimi sulla spiaggia soffocati dall’immondizia.

È  la piazza dei commerci della camorra, dove tutto  è occasione di profitto, anche le ambulanze con aguzzini  travestiti da soccorritori che approfittano delle disavventure di una donna per abusarne derubandole l’anima.

Napùl è un libro avvincente, che ti trascina tra i vicoli più in ombra di Napoli, immagine simbolica di una guerra come condizione umana che tiene in ostaggio una città che ricorda Gerusalemme, dove gli ulivi non sono poi diversi da quelli del Getsemani.

Rosy Demarco