Siamo germinati nelle sterminate lande abruzzesi. Il Big Bang ebbe luogo durante un pranzo di Pasqua, in mezzo a una trentina di parenti galvanizzati dall’abbondanza di cibo. Io e il mio socio/cugino Francesco Coscioni prendemmo atto di non aver ipotizzato cazzate nei mesi seguenti, ma la scintilla era scoppiata lì, tra una mozzarella di bufala e un bicchiere di Lacryma Christi”. Angelo Biasella, direttore editoriale di Neo Edizioni, ricorda così quei momenti magici e creativi che diedero corpo e anima ad un’idea, un’intuizione che, da lì a poco, sarebbe diventata impresa. “La mission era, è, e sempre sarà quella di proporre una narrativa sghemba, lontana dalle logiche timide del mercato italiano. Tu dici mainstream – rilancia – e noi voltiamo lo sguardo altrove”. Al momento Neo Edizioni ha attive sei collane: dalla collana “Iena” (caustica e sarcastica) alla collana “Dry” (romanzi più “umani”, senza cedere al bisogno di edulcorare), passando per “Potlach” (narrativa straniera), “Intimate” (poesia pop), “i Nei” (il nostro fuori collana) e, infine, “Cromo” (la neonata collana di fumetti). “Il nome Neo – precisa Angelo – non ha nulla a che vedere con l’aggettivo “nuovo”, tantomeno con il Nio di Matrix, come spesso ci chiedono. Il riferimento è al nevo cutaneo. Una macchia ambigua perennemente in bilico tra il dettaglio di bellezza e il pericolo di un tumore in nuce”. Alla regia, al suo fianco, c’è il direttore commerciale Francesco Coscioni. Completano la squadra Lucio E. Berardinelli all’impaginazione e alla grafica e Patrizia Angelozzi che cura l’ufficio stampa. “Ultimamente – aggiunge – Alex Piovan ci dà un valido aiuto nelle mansioni di scouting ed editing. Andrea Tosti, invece, è al timone della collana Neo Comics: un uomo solo al comando”.

Quando avete capito di essere sulla strada giusta? C’è un libro in particolare che ha, in qualche modo, segnato la svolta?

Senza dubbio XXI secolo di Paolo Zardi. Quando nel 2015 entrammo nella fase finale del Premio Strega fu un’epifania. Capimmo che, in fatto di qualità, non avevamo niente da invidiare ai grandi marchi; che la nostra proposta letteraria non era poi così aliena; che i lettori italiani sono capaci di metabolizzare e introiettare le nostre scelte editoriali. Da lì in poi, abbiamo proseguito per la nostra strada con più convinzione.  

A distanza di cinque anni da quell’evento possiamo dire che i conti tornano?

La cosa basilare è che non siamo ossessionati dal break even point. Siamo consapevoli che alcuni dei libri che pubblichiamo andranno in perdita, ma la cosa non ci destabilizza. Se un romanzo, a nostro parere, “merita” di essere pubblicato, lo pubblichiamo senza remore. Poi, cerchiamo di capire il modo migliore per promuoverlo ma, qualora il progetto editoriale non dovesse raggiungere il pareggio di bilancio, non ci fasciamo la testa. Con i titoli che vanno meglio andremo a coprire le perdite dei cugini meno fortunati. Siamo tutti una grande famiglia. La stessa cosa dovrebbero fare le major per garantire l’evoluzione della letteratura italiana e un minimo di bibliodiversità.

Come scegliete e selezionate i vostri autori?

Non c’è un percorso esclusivo. Da qualche anno abbiamo sospeso la valutazione degli inediti inviatici spontaneamente. Eravamo arrivati a numeri impossibili da gestire. Al momento, stiamo smaltendo quelli che abbiamo in coda ma non ne accettiamo di nuovi. In più, monitoriamo i premi di settore, guardiamo alle nuove opere degli autori di scuderia, tendiamo le orecchie alle agenzie che già conoscono il nostro lavoro. Anche le riviste letterarie sono una buona palestra per gli esordienti. Ogni tanto, lì sopra, si trovano voci interessanti; talenti da approfondire e coltivare.

Perché ha ancora senso investire nell’editoria quando, ormai da anni, i dati di settore raccontano di una crescente vocazione alla scrittura ma di un progressivo e inesorabile calo del numero di lettori?

Non ha alcun senso. Per questo è necessario farlo.

Cosa vuol dire essere un editore indipendente?

Essere indipendenti vuol dire avere completa libertà d’azione. Oltre a questo, sentiamo una sorta d’investitura divina gravare sulle spalle. Scovare le nuove leve della narrativa italiana è un compito stimolante ma anche ingrato. Specie quando, una volta portati alla ribalta, i grandi gruppi vengono a fare razzia in casa tua e prendono i figli migliori. Nessun astio, chiaramente. È una questione di ruoli. A noi quello di scoprirli; a loro, dove possibile, quello di consacrarli.

E l’editoria a pagamento? Può essere un male necessario?

Dal discorso EAP – NOEAP ci siamo sempre tenuti distanti. Sono diatribe estenuanti e portano via tempo prezioso. Pensiamo che gli autori ‒ nel 2020 e dopo il lungo dibattito sul tema ‒ siano in grado di decidere. Insomma, se affidi la tua opera a un tipografo e poi ti lamenti perché non fa l’editore, è un problema principalmente tuo.

C’è una guerra in corso tra carta e digitale o  crede che ci sia spazio per entrambi?

Rimarranno entrambi, magari con proporzioni diverse da quelle che vediamo oggi. Il cartaceo mantiene il suo fascino, resta un feticcio da bibliofili. Il digitale è comodo e più economico. Sono due facce della stessa medaglia, e hanno pari dignità. Alla fine, la cosa importante è la sostanza, non il supporto che utilizziamo per usufruire del contenuto.

Neo Edizioni come promuove la sua attività e i libri dei suoi autori?

La stampa nazionale è ancora il giardino privato dei grandi gruppi editoriali. Un problema di antitrust tipicamente italiano che pervade tutta la filiera. Ci sono editori che posseggono le tipografie in cui stampano i propri libri, il distributore che distribuisce i propri libri, le librerie che vendono i propri libri e addirittura giornali e televisioni su cui pubblicizzano i propri libri. Fanno anche a meno del promotore, tanto non c’è alcuna concorrenza. Riempi un supermercato solo di Coca Cola, e la Pepsi ‒ in breve ‒ sarà alla canna del gas, a prescindere dai gusti effettivi dei consumatori.

E quindi? Come si fa a promuovere i propri libri quando si è fuori da certi circuiti?

Cercando di battere ogni strada possibile: carta stampata, profili social, blog, radio, premi letterari, festival e fiere di settore. Per la diffusione, affidiamo i nostri libri a Messaggerie ed EmmePromo, i più grandi d’Italia. Il passaparola, comunque, rimane il Santo Graal della promozione. Per noi, come per il bestseller di punta della stagione Mondadori.

Quali sono i vostri obiettivi per il 2020?

Cercheremo di aumentare un po’ la produzione. Niente di trascendentale, siamo convinti che, per mantenere alta la qualità dell’offerta, il numero di uscite debba rimanere esiguo. Forse non tutti se ne rendono conto, ma un libro ha bisogno di tanto lavoro per arrivare alla stampa con un minimo di dignità. Ogni singolo titolo è il frutto di una serie infinita di scelte tra editore, autore, editor, correttore bozze e grafico. Scelte che mirano a raggiungere il miglior compromesso possibile tra tutte le parti in causa. Un lavoro certosino che necessita di tempo e dedizione.

C’è una sfida più grande delle altre?

La Neo Comics, in questi mesi siamo in fase di scouting. Nel 2021 vedranno la luce i primi quattro fumetti della collana. Con il curatore Andrea Tosti stiamo valutando un buon numero di progetti e siamo eccitati da questa nuova avventura. Il proposito per gli anni a venire è continuare a proporre buona letteratura e restare vivi.

Chiudiamo con un po’ di autocelebrazione e, quindi, con i premi in bacheca.

Accenno solo ai più importanti: con XXI secolo di Paolo Zardi e La madre di Eva di Silvia Ferreri siamo entrati nella dozzina finale del “Premio Strega”. Con Grande nudo di Gianni Tetti abbiamo partecipato allo “Strega” nell’anno intermedio tra i due precedenti. Vinpeel degli orizzonti di Peppe Millanta ha vinto una decina di premi nazionali tra cui il “John Fante opera prima”. Tutti i romanzi citati sono in via di traduzione all’estero.
Tutti i romanzi citati sono in via di traduzione all’estero. Nel 2018, con Il sale del francese Jean-Baptiste Del Amo abbiamo vinto il premio Modus Legendi, e grazie alla comunità di lettori che gravita intorno al gruppo Facebook Billy, il vizio di leggere il romanzo è arrivato in classifica nazionale.

Intervista a cura di Marco Grasso

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