
Numero 19 | Aprile 1999
Dopo il successo di pubblico e di critica con Il Racconto del Vajont, dopo il reportage su Venezia con Il Milione, Quaderno Veneziano, l’attore, autore, regista Marco Paolini, nato a Belluno nel 1956, conferma il talento, ma anche la scelta artistica con lo spettacolo Bestiario Veneto. Una scelta artigianale che si realizza in un progetto aperto, in uno spettacolo suscettibile a continue o periodiche variazioni. Un modo di lavorare moderno e al contempo d’altri tempi perché, non solo prevede un lavoro di ricerca, d’indagine, ma anche o forse soprattutto, tempo per fare tutto questo, un tempo mentale e materiale che oggi si è in buona parte perduto, e non solo nell’ambito della realizzazione di uno spettacolo teatrale.
Marco Paolini è il giullare ed il cantore di una terra, quella del Nord-Est, una terra che produce soldi e investimenti produttivi, una terra polemica e sbrigativa nel suo ottimizzare i tempi di lavoro, ma anche una terra fortemente contadina, gente povera e laboriosa, oggi divenuti dei poveri ricchi che hanno sempre fame, infine per gran parte del resto dell’Italia, una terra sconosciuta. Proprio così, il Nord-Est è precipitato in una rete di stereotipi e luoghi comuni, guardato a vista e con insistenza dal gran riflettore dell’informazione. Del Nord-Est se ne parla tanto e spesso male, con la stessa immodestia nel giudicare gli altri che ha quest’angolo d’Italia nel distinguere tra «nostrani e foresti». Con Bestiario Veneto Marco Paolini ha realizzato con la produzione di Moby Dick – Teatri della Riviera) un’articolata indagine delle matrici culturali, linguistiche dialettali, linguistiche poetiche e musicali della sua terra con amore, ma anche con arrabbiata ironia su paesi e volti indifferenti, a volte assopiti dal raggiunto benessere. Lo spettacolo ancora in scena, in queste ultime battute di fine stagione teatrale, a Scorzè (Venezia), a Adria (Rovigo) e a Verona è un gioco teatrale «di spostamenti tra prose e poesie, una mappa geografica, un catalogo di creature grandi come il bò o minuscole come il milepiè» (n.d.r. Paolini). Da tutto il lavoro, di inchieste, interviste e ricerca che Marco Paolini ha voluto intraprendere insieme alla sua, come lui stesso la definisce, «redazione» è nato non solo lo spettacolo teatrale, ma il progetto di un libro che oltre al testo teatrale, raccoglie una parte del materiale, delle interviste fatte durante il lavoro di preparazione del testo. Il libro mette in luce il lavoro dietro le quinte, ed anche la grande capacità di Paolini di far convergere le sue necessità di artista in progetto comune e condivisibile. Un libro in progress, il libro di un attore e di un testo teatrale che gira nei teatri,. uno spettacolo vivo di sonorità e risonanze, di personaggi ed esperienze di etnie.diverse. Un libro nato, anche, grazie alla collaborazione di giovani come Daniela Basso (nata nel 1974) per la cura del testo e l’intervista al poeta Andrea Zanzotto, o come Carlo Cavriani per la parte della premessa e le interviste finali. E se l’attore è un ponte, grande e sentita convinzione dell’uomo attore Marco Paolini, ed il suo compito è quello di far conoscere, di far girare le idee e le storie, potremmo azzardare un’ipotesi fantascientifica e provare a leggere il libro Bestiario Veneto con un sentimento di appartenenza ad una storia comune.
Maria Caterina Prezioso
In libreria
Marco Paolini
Bestiario veneto. Parole mate
Ed. Biblioteca dell’Immagine, 1998
Collana: Chaos
160 p., brossura
€ 12,00
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