Numero 14 | Novembre 1998

La tortuosa vicenda editoriale di Pericle il Nero, il romanzo d’esordio dello scrittore napoletano Giuseppe Ferrandino unanimemente acclamato dalla critica come una delle rivelazioni letterarie dell’anno, è piuttosto significativa e merita di essere raccontata.

Quello che è stato salutato come il caso letterario del 1998 era infatti in verità già stato pubblicato nel 1993! Scoperto da Luigi Bernardi, talent-scout dal fiuto finissimo e dalla spiccata predilezione per il nero (per intenderci, è lui che ha svezzato talenti del calibro di Carlo Lucarelli, Marcello Fois e Nicoletta Vallorani) e uscito per la sua casa editrice, la compianta Granata Press, Pericle era passato quasi totalmente inosservato. Il romanzo aveva però risvegliato l’interesse della francese Gallimard, che un paio d’anni dopo l’ha inserito nella sua prestigiosa «Série noire». Ed è stato il buon successo oltralpe a convincere Adelphi a riproporlo sul mercato italiano, sostenendolo con una campagna promozionale costruita ad arte.

Ora, tralasciando le sconfortanti considerazioni riguardo all’importanza dei riconoscimenti esteri e delle pressioni di un ufficio stampa potente nel vincere la distrazione e la pigrizia congenite dei nostri critici, che questa vicenda potrebbe suscitare, bisogna comunque dire che Pericle il Nero è davvero un romanzo straordinario, che si inserisce nell’alveo del noir in maniera originale rivelando un autore di notevole talento.

«lo mi chiamo Pericle Scalzone. [ … ] Di mestiere faccio il culo alla gente, stordisco la persona con un sacchetto di sabbia, la lego coi polsi vicino ai piedi a cavalcioni di una sedia o di un tavolo, e poi uso pasta antibiotica per far scivolare il pesce.» Così si presenta il protagonista del libro, che si guadagna il pane mettendo la sua peculiare abilità – è capace di rizzare il pesce a comando – al servizio di un boss dei quartieri spagnoli che lo usa per infliggere a chi sgarra la più umiliante delle punizioni. Semplice ingranaggio di un meccanismo che obbedisce alla logica spietata per la quale il debole si sottomette al forte o viene schiacciato, l’ignorante e inconsapevole Pericle svolge il suo lavoro con metodica efficienza, obbedisce e non si fa domande. Finché un giorno qualcosa va storto e lui deve darsi alla fuga, braccato dall’intera camorra che ha tutta l’intenzione di fargli la pelle. È così costretto a una presa di coscienza che lo porterà infine a ribellarsi alle regole, guadagnandosi una sorta di riscatto finale.

Crudo e violento ma senza compiacimenti splatter, teso come il filo di un equilibrista e affilato come una lama di rasoio, forte di una lingua nervosa e smagliante, di scabra essenzialità, sapientemente impastata di gergo e dialetto, questo romanzo è un’ulteriore testimonianza dell’attuale vitalità del noir italiano, che rappresenta forse – molto più del cosiddetto pulp la vera novità sulla scena letteraria degli ultimi anni. E l’accoglienza accordatagli – seppure con colpevole ritardo – dal pubblico e dalla critica lascia sperare che certi pregiudizi che da sempre hanno ostacolato nel nostro paese la produzione originale di fiction di genere stiano davvero iniziando a cadere, e che finalmente ci sono le condizioni per il costituirsi di una autentica tradizione noir nostrana.

Jacopo De Michelis

 

In libreria

Pericle il Nero di Giuseppe FerrandinoGiuseppe Ferrandino
Pericle il Nero
Adelphi 2002
Collana: Gli Adelphi
144 p., brossura
€ 12,00

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