Editore XY.IT nasce nel 2006 dalla passione di tre temerari. Il nome, assai criptico, è ancora avvolto dal mistero. «Ci piace immaginare che XY siano direzioni, come quelle del piano cartesiano. Oppure riportino ai cromosomi del mondo maschile e femminile. Ogni altra interpretazione è naturalmente bene accetta» racconta Virginia Martelli una dei tre soci insieme a Federico Procopio e Alessio Pia che lavorano nella casa editrice, affiancati da un gran numero di collaboratori esterni, impegnati su più fronti e direzioni (non cartesiane, naturalmente).

Dal sito mi sembra di capire che siete un piccolo gruppo editoriale: mi può spiegare come funziona e come dividete le produzioni?

Sì, piccolissimo. Alessio Pia è il nostro direttore editoriale e cura le scelte e le programmazioni. Io mi occupo prevalentemente della parte amministrativa.
Come detto, la parte pratica è affidata quasi esclusivamente a collaboratori esterni. Dal grafico al correttore di bozze, dal traduttore all’agente letterario.

Come scegliete e selezionate i vostri autori inediti?

Li cerchiamo e scegliamo a seconda della collana in cui saranno pubblicati. In (re)fusi, per esempio, diamo voce ad autori sopra le righe, con forme di scrittura altra e alternativa. A volte sperimentale. Come Thomas Tsalapatis, che unisce prosa e poesia in un gioco di incastri. Nel marchio Mendel trovano invece spazio autori, perlopiù stranieri, le cui tematiche abbracciano i rapporti familiari e umani attraverso visioni non convenzionali. Tra loro Angela Lehner che, con Padre Nostro, indaga il rapporto col padre attraverso lo sguardo di una ospite di struttura psichiatrica. Oppure Carolina Sanin che nel suo Gli occhi delle balene affronta il tema della maternità da un punto di vista davvero differente, capace di far riflettere (e discutere, anche).

Cosa vuol dire essere un editore indipendente?

Vuol dire avere la piena libertà di esprimersi nel lavoro che abbiamo scelto nel modo in cui amiamo farlo.

Perché ha ancora senso investire nell’editoria quando, ormai da anni, i dati di settore raccontano di una crescente vocazione alla scrittura, ma di un progressivo e inesorabile calo del numero di lettori?

Credo che il senso sia nella passione che ci lega al mondo dei libri. Amare un lavoro capace di farci sognare, oggi come il primo giorno, significa aver investito nella direzione giusta per noi. Ed ogni dato o statistica che parla d’altro assume semplicemente la funzione di stimolo.

C’è un libro, un’opera in particolare che ha segnato in qualche modo il percorso della vostra casa editrice, facendovi capire che eravate sulla strada giusta?

No, non c’è un singolo libro, ce ne sono tanti. Ossatura di collane che, queste sì, con il loro successo costante e duraturo, ci fanno capire di essere sulla strada giusta. Oltre a quelle già citate, mi piace pensare alla collana di filosofia Antaios, capace di dare voce a filosofi di nicchia e a volte scomodi ma il cui apprezzamento in termini editoriali ci è dato dal successo dei numeri di vendita.

Carta e digitale: alla fine resterà in piedi solo uno dei due o crede che la convivenza sia possibile?

Credo che la convivenza sia possibile. Lo è stata fino ad oggi e continuerà ad esserlo per accontentare le richieste di lettori diversi tra loro. In ogni caso, ciò che sicuramente rimarrà, indipendentemente dalla forma assunta, saranno i libri frutto di scelte che portano alla qualità: dei contenuti e del prodotto.

Chi è la vostra community di lettori?

I nostri sono lettori esigenti che cercano in un’editoria di nicchia come la nostra quelle voci altre capaci di discostarsi dall’offerta generalista. Oppure alla ricerca di contenuti spesso non approfonditi dall’editoria divulgativa e di settore. Insomma, puntiamo a distinguerci e i nostri lettori ci cercano proprio per questo.

Cosa avrebbe bisogno oggi una casa editrice indipendente?

Un po’ più di visibilità distributiva, credo. Con sistemi di diffusione e vendita pensati anche in funzione delle piccole tirature o per numeri limitati di pubblicazioni. Ma con eguale dignità (e visibilità) rispetto ai grandi marchi le cui pubblicazioni riempiono vetrine, negozi e spazi pubblicitari.

Quali sono i prossimi libri in uscita?

Col marchio Mendel stiamo per pubblicare un piccolo capolavoro di un autore sudamericano: La parola che resta di Stenio Gardel. La storia di un uomo analfabeta, ormai anziano, che vuole imparare a leggere perché da anni conserva la lettera che gli scrisse il suo grande amore, prima di lasciarlo.

Invece, per quanto riguarda la saggistica, è in stampa Il silenzio di mio padre dell’autrice Vietnamita Doan Bui. In questo toccante libro, tra la narrativa e il saggio, l’autrice racconta della perdita di memoria del padre e della sua affannosa ricerca di ricostruirne la vita e i ricordi attraverso le poche parole che, a volte, riemergono da quel silenzio.

Buon lavoro!

Intervista a cura di Lea Iandiorio