Oggi è un mese esatto che leggo solamente romanzi per l’infanzia, spaziando tra quelli per gli 8 anni a quelli per i 14.

No, non è stata una scelta dettata da una valutazione razionale, ma piuttosto un sentire, un anelito dell’anima, potrei dire. Ne avevo bisogno. Il mio istinto mi chiedeva di aprirmi a quel mondo, e ho seguito l’impulso.

E non mi sono fermata. La mia libreria è ora un libro-viaggio tra romanzi per l’infanzia: ne ho letti svariati negli ultimi tempi, e ciò che mi hanno dato è immenso.

Speranza, soprattutto. Che nei libri così qualificati per adulti è quasi inesistente, a meno che si travalichi in quei romanzi che servono apposta a farti due coccole e un contentino, ma quando li chiudi non ti lasciano niente. Sono come quei cibi che sembrano buonissimi, ma non sono genuini e ti rimane l’amaro in bocca e il peso sullo stomaco per giorni.

Non così viaggiare tra le pagine di questi romanzi: qui il respiro, l’anelito dell’anima si percepisce davvero. Lo senti che esce dalle righe e ti entra dentro.

Perché, mi sono chiesta, una tale diversità? Un così grande divario? Come un burrone invalicabile. Qui gli scritti per adulti, là – inarrivabili – quelli per bambini.

Perché là c’è quello che un bambino serba ancora in sé, quella luce vivida e vergine, che tu non hai più – e guardi al di là del burrone e vedi ciò che non hai più.

Come la stella di Peter Pan. Tu la puoi guardare dalla finestra, nel gelo della notte, rabbrividendo. Però sai che non ci credi abbastanza perché ti venga a prendere. E i pensieri felici, per volare, men che meno li hai.

Ma dove sono finiti?

Nel libro che sto leggendo – Il segreto della creatura, un libro potentissimo – i bambini si chiedono se sono felici. E che cosa sia, questa felicità. E non servono qualificazioni, a loro.

Invece il papà della protagonista, Rosa, non lo sa più, l’ha dimenticato e manco distingue più felicità o tristezza. È vuoto. Non c’è più niente.

È specchio di quanti di noi? Che si sentono così, in un limbo, come se avessi il cielo grigio addosso che ti pesa. E né arriva la pioggia a lavarti e ristorarti e farti compagnia con le sue lacrime, né il sole a scaldarti e colorarti pelle e pensieri. Solo quel maledetto grigio che t’opprime.

E ho pensato che lì, in quei libri, c’è davvero qualcosa che ho riscoperto. Una fonte di vita.

Perché un bambino sa ancora guardare al mondo con occhi puri, sa ancora sentirle le cose, nella loro semplicità scevra da pregiudizi e archetipi e convinzioni e ideologie.

Si lascia andare. Ha la libertà. Che noi, che pensiamo che essere liberi sia essere adulti, non abbiamo più. L’abbiamo messa in ombra, insieme alla nostra luce, offuscata da tutte le luci elettriche e multicolore che abbiamo montato nella nostra città interiore.

E poi ci sentiamo come il papà di Rosa, soli, la sera, a casa. Che la luce elettrica alla fine ti dà solo fastidio agli occhi, te li ferisce.

In quelle righe ci sono degli insegnamenti per chi i pensieri felici ce li ha, li sa trovare, anche se ha vissuto dei dolori terribili. Per chi, nonostante le lacrime e il pianto, quando guarda la stella si asciuga il moccio e gli occhi appannati con la manica  . E si trova Peter Pan davanti che gli tende la mano.

Perché la felicità non si possiede, è qualcosa che siamo chiamati ad essere.

E i bambini lo sanno. Loro sanno la strada, la vedono. È oltre quel muro invisibile che copre gli occhi di noi adulti.

Allora, io dico, prendiamo in mano più di questi romanzi, e riscopriamoci di nuovo. Mettiamoci in gioco. Buttiamolo giù quel muro.

Hai paura? Sì, certo.

E ti sbucci le ginocchia e ti sporchi e sei stanco.  E fa male da morire, e vuoi arrenderti.

Ma i bambini ci credono. A loro non importa. Loro lo sanno che c’è la magia, e tanto basta. E vanno avanti, e scoprono che alla fine avevano ragione.

La magia esiste. Devi solo crederci.

Ascolta il vento, quello che dice.

Quel bambino è ancora lì, da qualche parte, insieme a quella luce.

Forse, devi solo spegnere le luci elettriche della tua città e stenderti a guardare il cielo che pian piano diventa sempre più trapunto di miliardi di stelle che nemmeno credevi esistessero, e non t’importa quante sono o dove sono. La luce ora è lì, dentro di te.

Un po’ di consiglietti di lettura:

Chiara Rotundo