Ex-Libris-0-6-10

Anno 0 | Numero 6 | Marzo 1997

Rimango spiazzata, dopo i primi cinque minuti di film. Perché sono uscita di casa pensando di andare a vedere un film su Riccardo III, simile a quello che avevano dato l’anno scorso (1996) di Richard Loncraine interpretato da Ian MacKellen. Attore bravissimo. Era un attore di teatro, mi dicono. In effetti sembra di gomma quell’uomo. Le linee del suo viso si uniscono e si sciolgono in espressione di cattiveria e di bontà in continuazione. Capisci che uomo è Riccardo III, uno che un volto leale deve saper nascondere ciò che un cuore sleale cela. Riccardo è uno che non si ferma davanti a niente, ammazza col sorriso sulle labbra. La sua deformità e la sua sofferenza lo portano a infliggere dolore a chi lo circonda.

Nel film dell’anno scorso Riccardo III era un uomo del passato, del teatro shakespeariano, che ritornava a vivere in un’epoca molto più vicina a noi che a Shakespeare. E il tentativo di riadattamento è riuscito perfettamente. (È una moda dell’ultimo cinema farci capire che Shakespeare è Moderno e Attuale?).

Ma chi è Riccardo III?

È questa la domanda a cui al Pacino tenta di dare una risposta. Non lo sa nemmeno lui chi sia Riccardo III, come noi del resto. E così ce lo chiede. Al Pacino prende la telecamera e gira per le strade di New York a chiedere a chiunque incontri:

“Conosci Riccardo III?”

– “Chi?”

– “Ma lei è Al?”

– “Riccardo… in effetti ho un amico che si chiama Riccardo…”

– “Riccardo III è uno a cui importano le azioni. È uno che non si ferma davanti a niente. È uno che riesce a sedurre una donna bellissima pur essendo zoppo e gobbo, e per di più una donna a cui lui stesso ha ammazzato il padre e il marito. Uno così, credo.”

Al Pacino sta costruendo con noi il suo personaggio. All’inizio, dico, Si rimane spiazzati. Ma, se ci piace stare a un gioco così, allora il “Film-Documentario-Teatrante” funziona. Entriamo con lui nella storia, che non vuol dire “Vi racconto di cosa parla Shakespeare nel Riccardo III”, ma significa anche entrare nella storia di quel periodo, capire come andavano le cose allora, entrare mentalmente nel tempo dell’azione, per poi addentrarsi, lentamente, nella mente del personaggio.

Adesso siamo pronti a recitare.

A salire sul palcoscenico e pronunciare la fatidica battuta “Il mio regno per un cavallo” ben consapevoli di ciò che questi significhi.

Saliamo, insieme al nostro grandioso e bellissimo attore-regista-ricercatore, su diversi palcoscenici, andiamo a vedere “fisicamente” la casa in cui Shakespeare è nato per cogliere tutta l’energia vitale delle sue parole, visitiamo il teatro dove per la prima volta è stato rappresentato Riccardo III e lì sopra proviamo a recitare, sdraiati sul parquet di legno consumato, dove una volta, forse, anche il maestro è salito. Il luogo dell’azione dà l’energia. I luoghi evocano le azioni, le scene. Sentiamo l’eco del grido dell’ultima battaglia su un prato verde e immaginiamo Riccardo a terra che non si può più alzare, trafitto da una lancia, con gli occhi sbarrati, implorante il suo cavallo che si allontana di corsa.

Insomma, c’è di tutto.

C’è un film, per chi esce di casa pensando di andare a vedere un film; c’è il teatro, perché esce di casa e pensa di andare a vedere Shakespeare; c’è un documentario, per chi esce dal cinema portandosi dietro la storia di un periodo passato; c’è un bell’attore per chi esce di casa pensando di andare a vedere Al Pacino; c’è una bella attrice, per chi esce di casa pensando di andare a vedere Winona Ryder.

Sara Beltrame

Il film

riccardoRiccardo III – Un uomo, un re
Regia: Al Pacino
Interpreti: Al Pacino, Alec Baldwin, Winona Ryder, Kevin Spacey, Kenneth Branagh, Vanessa Redgrave, James Earl Jones, Kevin Kline
Paese: USA

Anno: 1996

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