Mauro Barbi è uno storico; per molti anni si è occupato di un fatto accaduto in un lontano passato, che racconta di un inverno particolarmente rigido, che non finiva mai. Una glaciazione.
Essendo uno storico, è incline ad analizzare le fonti, ed è abituato a trovare – tra coloro che sono messi al corrente della vicenda -, chi vi leggerà l’accadimento della sorte (ma anche l’accanimento), riempiendo con l’immaginazione quei vuoti di certe informazioni, e chi vi leggerà accadimenti incatenati ad un inesplicabile disegno della provvidenza.
Questo fatto ha assorbito gran parte della sua vita, della sua storia personale che si è infilata tra le fonti. Non è semplice recuperare i fatti, per come avvennero realmente. Le storie di tutti, si infiltrano nelle fonti, contaminandole, come batteri o come cantastorie.
Il Professor Barbi si è trasformato in un uomo solo e stanco. Come è potuto accadere? Desidera tornare al lago, che un tempo ghiacciò, per cercare di recuperare ricordi preziosi di una vita che vorrebbe scongelare e poi riavvolgere, come una pellicola, per trovare quel particolare momento, in cui tutto iniziò a cambiare, a congelare…
Durante questo viaggio in avanti ma al contempo a ritroso, per riallacciare rapporti consumati o semplicemente abbandonati, percepisce una strana verità: “Gli altri non si limitano a fraintenderci, ci ricordano male. Trattengono dettagli del nostro rapporto con loro, che non possiamo controllare, si portano appresso – nel mondo – un’immagine imprecisa, parziale e tendenziosa di noi. Potevamo fare di meglio? Lasciare un’impressione diversa, migliore? Può darsi. E tuttavia, il punto, in molti casi, è sapere quale abbiamo lasciato: essere al corrente della versione dei fatti nostri che viene custodita, propagata, contrabbandata da terzi; e metterci nella condizione di emendarla, di correggerla. Non è che io sia stato un buono storico di me stesso.” È su questa percezione che, fondamentalmente, gira il romanzo. È su questa citazione che si cela tutto il mistero dei ricordi e della memoria, che si cela e che si svela. Incidenti emotivi.
Barbi cerca di riavvolgere la sua vita passata, di scongelarla per ritrovarla in tutta la sua freschezza.
La glaciazione è una metafora?
È un’operazione strana quella che avvia, che mi ricorda un po’ la fisica quantistica nel suo Effetto Osservatore (l’osservatore crea la realtà). Barbi osserva il passato e vuole cambiarlo, aggiustarlo. Desidera migliorare i ricordi che gli altri hanno di lui, intervenendo nel presente. Vuole cancellare gli incidenti emotivi, trovare quei momenti esatti, che lui però, cerca in base ai suoi, di ricordi, già offuscati dal tempo che scorre, e da una memoria che non sempre è nostra alleata.
È un romanzo pieno di umani o di umanità tradita.
È un romanzo che contamina, e che a sua volta ha subito contaminazioni importanti, come da Kundera, che nel suo romanzo L’ignoranza, ci racconta di due esseri umani che si rivedono dopo tanti anni, che si erano anche frequentati, e che pensano di essere uniti dagli stessi ricordi.
Paolo Di Paolo, lo senti tra le righe, perché se hai già ascoltato la sua voce pacata, riuscirai a dare il ritmo esatto alle parole, insieme a lui.
Alessandra De Angelis
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