Sayonara Miss Hyde di Milvia ci trasporta dal 1903, quando conosciamo la nostra protagonista e voce narrante Syb, indietro fino al 1890. Ci troviamo a Parigi: la ragazzina parte con sua madre Clarissa da Londra per giungere nella città dell’arte e della cultura di quegli anni d’oro, appena successivi all’Esposizione Universale.

Una storia tutta al femminile – eccetto Edmond, perno d’amore di Syb – un cast che ruota attorno alla nostra giovane protagonista, che è intraprendente e curiosa, ama la cronaca nera e l’investigazione. Mentre la madre Clarissa lavora presso il giornale, mettendo a punto una macchina a stampa a colori all’avanguardia, Syb si muove al fianco di Coco – sorella dell’amato Edmond – nell’universo culturale ed artistico. E qui, accanto ai personaggi d’invenzione ci ritroviamo affiancati da reali personaggi del panorama culturale del tempo: dallo scultore Auguste Rodin, al famosissimo Degas – pittore famoso per le sue ballerine – al non meno famoso Robert Louis Stevenson. Autore di romanzi che ci portano a domandarci quale sia il confine fra bene e male, a scendere e sondare l’oscurità che alberga nell’animo umano: dall’”Isola del tesoro” al conturbante “Dr. Jekyll e Mr Hyde”. E proprio da questo titolo l’autrice ha un’illuminazione, lasciandosi ispirare dall’omonimia fra il personaggio mostruoso di Stevenson e l’artista specializzata in pittura giapponese Helen Hyde.

Sì, perché abbiamo modo di conoscere due pittrici dal grande talento, meno conosciute in quanto donne: Helen Hyde e Mary Cassat. E proprio loro ci prospettano la difficiltà di emergere in un mondo tutto al maschile, ma al medesimo tempo la loro piena e ferma volontà di lottare ed imporre il proprio talento.

E allo stesso modo fanno Clarissa, la mamma di Syb, esperta di meccanica a stampa, e la piccola protagonista che non si tira mai indietro dal curiosare.

E ci troviamo di fronte ad un giallo che non è solo un classico giallo in cui si prospetta un omicidio, ma soprattutto è un giallo alla scoperta dell’identità.

Viene affrontato il tema della paternità con estrema delicatezza attraverso la figura di Awe-Marie, sorellastra di Coco ed Edmond, avuta dal loro padre in uno dei suoi viaggi.

E la curiosità e il naso sopraffino di Syb qui danno voce ai dilemmi e ai dolori di un padre dilaniato dal dolore e da una figliastra che viene accolta in casa ma sotto mentite spoglie. E proprio grazie alla ragazzina la famiglia si vede riunita nella riconoscenza reciproca come famiglia, al di là dei rapporti di sangue.

Il giallo identitario riguarda la stessa Syb che non ha mai conosciuto il padre, né ha avuto modo di sapere molto di lui dato che la madre non le ha mai raccontato molto.

Finché, un giorno, un’illuminazione e comprende che lei stessa è figlia di un uomo giapponese che sua madre aveva conosciuto nel passato. La decisione della ragazzina è peró diversa, non la vedremo – nemmeno in età adulta – cercare suo padre: il finale per ora rimane alerto. Le basta la sua Clarissa, per ora va bene così.

“La stessa brama del protagonista di conoscere il punto in cui il senso morale di un essere umano cede alla natura animalesca insita in ogni vivente (come testimoniava la rivoluzionaria teoria di Charles Darwin di cui Stevenson era un estimatore) animava lo scrittore.”

Attraverso una rocambolesca indagine che conduce Syb, ammaliata e turbata dalla persona di Stevenson, ci troviamo a domandarci con lei se l’autore tanto interessato alla parte oscura dell’uomo potrebbe macchiarsi personalmente di omicidio, incarnando il mostro di Mr Hyde. E guarda caso la vittima sarebbe la stessa Helen Hyde. Quando scompare e Syb trova la sciarpa di Stevenson nel suo appartamento e un coltello sporco di sangue ne è convinta. Quell’uomo è egli stesso il Mr Hyde della sua immaginazione.

Quindi, Stevenson davvero si è macchiato di omicidio? E perché?

Chiara Rotundo