Un viaggio dall’Australia all’Europa, sul finire del diciannovesimo secolo. L’ispirazione da una storia vera.
Bonny, Jurano e Dorondera: tre aborigeni al seguito di una inconsapevole Hilda, di suo padre Luis Müller e di alcuni scienziati, che li trascinano nel vecchio continente per esibire l’“esotismo” del loro retaggio etnico.
L’oceano e il lungo, tormentato viaggio verso questa Europa estranea, sono punti focali nello sviluppo e nell’evoluzione della storia. Una traversata dolorosa, affrontata, per i tre australiani, nella stiva della nave, sotto lo sguardo beffardo dei marinai.
Il contrasto fra le due culture è un filo rosso che percorre il romanzo/storia, si sviluppa tra sfondi ed ambientazioni autoctone. Dai personaggi emergono forti emozioni, primitività e amori calati in un continente distratto e lontano.
L’autrice, Katherine Johnson, scava a fondo in un’analisi di un mondo complesso che genera un incontro/scontro fra civiltà con usi e tradizioni profondamente diversi; qui s’innesta il rapporto fra scienza e umanità, colto e presentato in un’angolazione decisamente singolare e interessante.
I protagonisti di Selvaggi si confrontano con una storia che li attrae e li fagocita: alcuni cederanno a modelli di vita mai conosciuti, altri, fedeli alla loro identità originaria, li adatteranno al “nuovo orizzonte”; qualcuno rinuncerà agli affetti, qualcun altro non raggiungerà i propri obiettivi. Ciascuno, travolto o aggrappato al destino segnato, o piuttoto scelto, seguirà una strada tutta individuale.
Da questo originalissimo romanzo, anche riguardo il punto di vista del narratore, emerge, non solo, l’equilibrio fra il dato storico e quello introspettivo nell’analisi della psicologia dei personaggi, ma anche l’originalità della storia
che si accompagna ad un approccio lucido ed innovativo, alternando una trasposizione diaristica a riflessioni umane, profonde e inedite.
Adele Sessa
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