Siceramente vostro, Surik è un romanzo dominato dalle figure femminili: donne di ogni età e classe sociale magnificamente tratteggiate dalla sapiente penna di Ludmila Ulitskaya.

Di questo universo femminile Surik è insieme re e servitore.

Amato e celebrato fin dalla nascita, ma, al contempo, educato al rispetto per gli altri e in ossequio a un alto ideale di giustizia, egli cresce nella consapevolezza dell’importanza di svolgere sempre in maniera corretta il proprio compito nella società e di non mancare mai ai propri doveri.

A fargli da guida e riferimento nessuna figura maschile (orfano di padre ancor prima di nascere), ma due madri: quella biologica (figura fragile e romantica, che sembra uscita da un romanzo francese dell’Ottocento) gli dispensa un amore incondizionato, ma abdica quasi totalmente al proprio ruolo di “allevatrice” ed educatrice, in favore della nonna, donna energica, di ricca famiglia borghese, con un passato da ribelle e un presente da custode dei valori tradizionali.

Il modello educativo della nonna, basato sui principi della sua stessa formazione, come se il tempo si fosse fermato, e teso a fare di Surik un perfetto gentiluomo, produce effetti contrastanti. Da un lato, ne affina la naturale tendenza a prendersi cura del prossimo, ne alimenta il desiderio innato di essere “un bravo bambino”, dall’altro ne fa quasi un personaggio anacronistico (caratteristica evidenziata nell’incontro con la studentessa francese, che gli rileva come quell’idioma della cui perfetta conoscenza va tanto fiero, sia, in realtà, una lingua morta, appartenente solo ai romanzi di Flaubert e Stendhal), inadatto ad approcciare le reali difficoltà della vita, a valutare le conseguenze delle proprie azioni, a ponderare adeguatamente le proprie scelte.

E, infatti, più che scegliere, Surik lascia scegliere gli altri e si lascia scegliere, obbedendo semplicemente alla sua attitudine a compiacere il prossimo, che lo porta, però, ad elargire in egual misura e con la medesima inconsapevolezza felicità e dolore.

Personaggio dalle mille contraddizioni (compassionevole e insensibile allo stesso tempo, apparentemente egoista, ma sopraffatto dai sensi di colpa, dispensatore d’amore e, al contempo, incapace, o quasi, d’amare, ingenuo eppure pieno di misteri, con una incredibile predisposizione per le lingue straniere e un altrettanto straordinaria ottusità nei riguardi delle altre materie di studio, in particolare quelle scientifiche), Surik scopre molto presto cosa le donne si aspettino da lui e come la compassione e l’eccitazione sessuale risiedano in lui in comparti contigui e siano, essenzialmente, interdipendenti e incontrollabili.

E così, spinto dal desiderio di compiacere, non si nega a nessuna e a nessuna nega il piacere (anche se spesso adempie all’atto sessuale come a un compito preassegnato, uno dei tanti da svolgere nel corso della sua giornata piena di commissioni). Il desiderio si mostra in lui improvviso e prescinde dall’età e dalle reali attrattive fisiche della concupita: più che dalla bellezza sembra essere attratto dal mistero del corpo femminile, dalle sue profondità insondabili e dal bisogno che le donne dimostrano di avere di lui e delle sue attenzioni. E il vigore con cui si manifesta improvvisa l’eccitazione scema con uguale rapidità una volta compiuto l’atto, senza quasi lasciar traccia, perché altrettanto forte e repentino è il richiamo ad un altro dovere, quello di presiedere al focolare materno.

Sullo sfondo delle vicende erotico-tragico-farsesche dei personaggi, scorrono gli avvenimenti storici di una nazione perennemente in bilico tra rivoluzione e restaurazione, piena di contraddizioni come il protagonista del romanzo. La Ulitskaya, quasi senza darlo a vedere, ci offre uno splendido affresco socio culturale della Russia e delle sue provincie e, attraverso i ritratti dei personaggi femminili e delle loro famiglie, svela alcune delle peculiarità delle ex Repubbliche Sovietiche. E poi c’è Mosca, affascinante e complessa, come solo la capitale di un impero può essere. Ma questo, è, in fin dei conti, un romanzo di formazione, in cui, però, né gli eventi tragici, né le avventure amorose portano il protagonista a una reale maturazione. Mentre tutti i personaggi intorno a lui subiscono, in qualche modo, un’evoluzione (se non vanno incontro a una fine tragica), compresa sua madre, che in età matura scopre, in maniera quasi casuale, la sua reale vocazione, riuscendo a incanalare le proprie velleità artistiche, Surik resta in una sorta di limbo, fanciullo invecchiato che solo verso la fine del libro avverte l’inconsistenza della propria situazione, paragonata a quella dei suoi coetanei, che hanno trovato (o cercano di trovare) la propria realizzazione nell’amore, nella famiglia, nella carriera. Il ritratto più nitido di Surik lo traccia, probabilmente, nell’ultima pagina del libro, Lilja, il suo primo e forse unico amore, che lo rincontra dopo più di dieci anni. “Mi piacerebbe sapere se Surik ha una sua vita privata. Parrebbe di no. Fatico a immaginarla. Ma comunque in lui c’è qualcosa di particolare: è come se fosse un po’ santo. Ma un coglione completo”.

Fabio Sarno

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