Sulla mia strada di Fabio Fantone è un romanzo che affronta con sensibilità e leggerezza una tematica complessa e spesso trascurata: le malattie rare.

La narrazione si distingue per il suo stile scorrevole e vivace, capace di catturare l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine. Fantone utilizza un linguaggio semplice ma diretto, arricchendolo di un’ironia intelligente che riesce ad alleggerire il peso del tema senza mai scadere nella superficialità. Un aspetto particolarmente apprezzabile è la scelta di focalizzarsi sul ruolo dei caregivers, quelle persone che si dedicano ad assistere familiari o amici in difficoltà. Dando voce a una categoria spesso trascurata, l’autore arricchisce il racconto, trasformandolo in un’opera di divulgazione significativa. Fantone riesce a trattare un argomento di grande rilevanza, rendendolo accessibile a tutti: da chi ha già familiarità con il tema a chi vi si avvicina per la prima volta, dai lettori più giovani a quelli di età più matura.

Il romanzo si presenta come una lettura coinvolgente e immediata, permettendo a chiunque di identificarsi con i personaggi, che sono ben delineati e gradevoli. Tuttavia, sebbene le loro storie siano ricche di sfumature, talvolta manca un approfondimento – forse per scelta – che avrebbe potuto arricchire ulteriormente la narrazione. La curiosità di scoprire di più sulle loro vite resta, e sarebbe stato interessante esplorare più a fondo le complessità delle loro esperienze. Questa sensazione di volerne sapere di più è di certo frutto di una lettura piacevole e di una tematica che è bene approfondire e non lasciare nell’ombra.

“La notte non era riuscita a chiudere occhio. Nei momenti in cui la figlia era stata in compagnia delle divinità del sonno aveva ultimato le valigie per il soggiorno e viveri per il pranzo. Nelle ore in cui Matilde, sul divano, si era divorata gli episodi di Soy Luna e Violetta, aveva vegliato al suo fianco pensando, sperando e cercando: Google era stato il suo compagno notturno. «Smith Magenis»; «Cosa comporta una sindrome genetica rara»; «Quanto vivono i bambini con Smith Magenis»; «Si può curare una sindrome genetica?» erano alcune tra le voci di ricerca presenti nella sua cronologia. Curiosità: non erano tanto diverse da quelle dei telefonini di Claudio e Michele. Ironia della sorte, i tre avevano alternato le loro ricerche, scambiandosi risultati simili. Attraverso raffiche di SMS: acronimo tanto di «Short Message Service» quanto di «Smith Magenis Syndrome». Difficile non dare del beffardo al destino”.

Il gruppo di lettura CubaLibri