Taddeo è un ragazzo introverso cresciuto in solitudine tra i libri ha sempre schifato l’umanità e la sua decadenza. Camus il suo scrittore adorato lo accompagna durante la sua vita attraverso citazioni che interpreta a modo suo anche quando decide di dare un senso alla sua vita.
Dopo anni di depressione e tentati suicidi si scopre ad avere un obiettivo. Assiste al pestaggio di un innocente da parte del delinquente di Cerasa che esce e entra dalla prigione e a cui nessuno riesce a dare una punizione una volta per tutte. Si fa giustiziere e dopo aver assolto questo compito inizia il suo cambiamento, si innamora, va in palestra, ritorna a insegnare. La madre poliziotto quasi in pensione però si accorge ben presto che questo cambiamento nasconde un lato oscuro e se il padre avvocato cerca di difenderlo fino alla fine, lei ha un altro pensiero…
Taddeo in rivolta è un romanzo è lineare, ben scritto. I personaggi sono reali e ci si immedesima facilmente in loro. La lettura è scorrevole e dopo le prime pagine diventa impossibile staccarsi. Ci si ritrova fino alla fine a sperare che il protagonista si salvi, non si riesce a vedere in lui la parte omicida ma solo quella dettata dalle buone intenzioni. Nonostante ciò non si riesce a vedere nella madre l’antagonista che dovrebbe poi essere poiché il suo senso di giustizia lo si scopre proprio alla fine. Non avrei sperato in un finale migliore.
Ho adorato questa lettura fin dalla prima pagina e ancor di più il finale che lascia un senso di completezza del genere: tutto è compiuto, ognuno ha avuto ciò che gli spettava che poi sia giusto o meno non sta a me sentenziare poiché un romanzo è pur sempre un mezzo per esorcizzare le nostre più recondite paure.
Complimenti di cuore a Stefano Amato.
Angelina Todarello
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