“Entra in casa e si trova nella sua stanza, distesa sul letto, con il cellulare in mano.
Stenta a crederci. Avrebbe preferito una poesia, certo. Ma nel 2019 ai tempi dei social media, una ragazza deve sapersi accontentare.
E quando un ragazzo – un bel ragazzo – si prende il disturbo di spogliarsi, scegliere l’angolatura giusta, preparare il soggetto al meglio e scattare, non va scoraggiato. Certo che no!”

Sì avete capito bene, ma vi assicuro non è quello che state pensando!
Beh certo, prima dovrei dirvi di cosa si tratta e allora eccoci: un libro fresco di stampa, uscito il 2 Maggio e pubblicato da Salani, Tutta la vita dietro un dito di Carmen Verde e Alex Oriani .
Leggerlo è come mangiare la pizza fritta ai quartieri spagnoli, mentre la mangi ti si scioglie in bocca leggera, saporitissima che non smetteresti più di addentarla, e poi quando in mano ti è rimasta solo la carta unta ti accorgi che è finita, solo allora ne avverti la consistenza, e ti senti piena e soddisfatta.

I protagonisti sono un ragazzo e una ragazza dei nostri tempi. Lui è Sebastiano, 22 anni, si mantiene lavorando da TYPO, un centro stampa, dove intrattiene rapporti strettissimi e affettuosi con le stampanti;  lei è Irene, operatrice socio sanitaria in una casa di riposo, una specie di infermiera, come dice lei stessa, che vive origliando la vita mondana della sua coinquilina ed esce per andare a cena fuori con i poveri alla mensa della Caritas, dove serve i pasti come volontaria.

Due sfigati? Forse ma pieni di poesia, due “Charlot” contemporanei, raccontati con uno humor strepitoso.

La giuria del premio Italo Calvino ha detto di loro: “Una vita come questa, fatta di parole non dette, rapporti mai cominciati e alienazione, viene descritta con una scorrevolezza e un’ironia sorprendenti. Il testo riesce a farci sorridere e a provare tenerezza per la condizione umana…

Essere stati invisibili agli occhi dei propri genitori, all’archetipo dell’amore, produce un buco di personalità, un vuoto in cui sparisce ogni opportunità relazionale con sé stessi ed anche con il mondo. “Non c’è nulla di più fuori del dentro, non c’è nulla di più dentro del fuori”, sosteneva Hegel, e infatti il nostro protagonista porta nelle relazioni il suo bisogno più profondo, essere visto. Ma lo agisce in maniera un filo diversa da come fa il resto del mondo. Niente selfie e post a go-go, per cominciare, ma azioni folli, plateali come razzi segnalatori sparati nel cielo. Irene invece, si trincera dietro una barricata fatta di regole e buone pratiche, una lunga processione di cose ben fatte che la tengono lontana da sé stessa e dalla possibilità di viversi.

A ben vedere non c’è una vera separazione tra i mattatori sociali pieni di follower e party, e i nostri due Charlot, ultimi e disadattati.
L’occhio di Carmen Verde e Alex Oriani ci restituisce un’umanità individualizzata e sola che cerca con modalità differenti di trovare accoglienza.

Una favola moderna, il cui linguaggio semplice e diretto ci porta attraverso il romanzo come se fossimo al cinema. Un gioco sapiente di parole e pause e cambi di scenario che gli autori costruiscono con grande naturalezza.

Alda Coppola