Con uno stile raffinato ma semplice, curato e diretto, Elisa Rovesta, firma di importanti testate italiane come Panorama.it, ci porta tra quella umanità che ama esplorare, tra le contraddizioni epiche dall’ordinario alle quali il suo occhio attento sa guardare.
Umanestelle arriva dopo Fatti di umani. Racconti in cui non succede niente e Umanistili e Una ballerina sulla Luna pubblicati dalla casa editrice NFC e riprende, tra gli altri racconti, le vicende di Stella, protagonista emblema di un animo femminile che finalmente arriva a definire se stesso virando (dopo un’esistenza spesa ad essere quello che gli altri si aspettavano che fosse) verso quello che le piace davvero fare. Guidata da Ratio e Passione, intercetta la possibilità di essere felice a mezzo del suo sogno nel cassetto (quello che tutti noi il più delle volte teniamo sapientemente chiuso) al quale concede una possibilità.
“Cara Stella, è da tanto che non parliamo, e io, che sarei te, sento la tua mancanza. Questo conflitto che si è creato tra te, me, e Passione, sta durando da un po’ troppo tempo. Vorrei farti ragionare sul fatto che ignorandoci, o rinnegandoci, noi non scompariamo, e continueremo a bussare, anche se Stella Passionale è più orgogliosa e sta lì dentro te in silenzio. Pensaci. Pensa al fatto che poi ti vengono la dermatite atopica, gli attacchi di panico, la psicosomatica… lo sai vero? A parte questo, vorrei chiederti di nuovo di farci uscire, perché insieme possiamo trovare un equilibrio. Bisogna trovare un modo per convivere con serenità. Tutte e tre. Ricordi il giorno della Laurea? Io ti ho fatto prendere il massimo dei voti, Passione ti ha fatto indossare quelle meravigliosi decolté nere di vernice di Stuart Weizman, e tu, che sei prudente, hai aspettato la sessione di laurea più giusta, per non rischiare nulla. Si, eri prudente, ma la prudenza ti ha fatto prendere un po’ troppo la mano e si è trasformata in paura. Paura di tutto.
L’epilogo della giovane vita di Stella e di quelli di tutti gli altri tipi umani che Rovesta indaga, con le loro contraddizioni e le loro angosce, le paure sottomano che paralizzano e quel prendersi per mano pure se si è sconosciuti per arrivare dritti alla propria meta (che però se si arriva insieme ha un sapore diverso quella roba lì piace) scorre tra le pagine in una narrazione fluida. Delicata.
Lo spirito di questo libro è gentile ma dissacrante, la misura è un tratto distintivo della scrittura che lo compone, il sacro e il profano intrecciati in un canone inedito.
Piace quel trovarsi di fronte ad una coppia, Luis ed Hedy che vivono di arte (pittore lui, traduttrice lei) e che attraverso la loro immaginazione danno vita a dialoghi dal retrogusto pinteriano. Sono lì uno di fronte all’altra e…
“Come stai?” Chiede Hedy.
“Sono leggero” la bacia sulla fronte.
“Leggero cosa significa?”
“Non sento pesi, né pesantezza. Sento te e basta”.
“Me e basta?” Chiede Hedy mentre i suoi capelli neri e lunghi le vanno
sul viso.
“Te e basta. Da sempre”.
“Anche mentre lavori?”
“Sì, anche mentre lavoro. Anche mentre dipingo le mie tele e anche mentre parlo con i curatori delle mostre. E tu? Cosa senti?”
“Sento noi. Sento me…”
“Te?”
“Si, sento cosa provo, sento le mie emozioni e posso anche toccarle, perché la mia emozione in questo momento sei tu. Quindi, riesco a sentire me”.
“Anche mentre lavori?” Chiede lui
“No. Quando traduco i libri, sento solo me”
“Ancora? Non ti pare un po’ egoriferita questa cosa?”
“Potrebbe…”
“Cosa significa potrebbe?”
“Che potrebbe essere tutto. Basterebbe immaginare”.
“Hedy insomma spiegami meglio, sei criptica oggi”.
“Vedi Louis, magari le cose sono diverse, o magari possiamo sforzarci di considerare che lo siano diverse. Ad esempio: guarda noi due. Forse non siamo noi a creare questa storia, ma è lei a creare noi”.
Piace il racconto dello sciatore timido, del suo aspetto anni 80 e del suo volersi confondere con la neve, piace quel prendersi per mano tra perfetti sconosciuti mentre innescano una gara di velocità per ritrovarsi poi a tagliare il traguardo immaginario tutti insieme.
Piace la capacità affabulatoria dell’autrice che con questi racconti ha dato vita a favole per adulti che si leggono tuttedunfiato.
Una caleidoscopica analisi di momenti e persone nelle quali è facile imbattersi, al supermercato come alla seduta di laurea, in una platea aziendale fitta fitta di lavoratori 4.0, come nelle pagine di un romanzo che ancora non ha conosciuto la tecnologia.
Angela Vecchione
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