Marianne Jaeglé, Un instant dans la vie de Léonard De Vinci et autres histoires, Gallimard 2021

In linea con il precedente Giallo Van Gogh, romanzo consacrato agli ultimi anni della vita del pittore, Un instant dans la vie de Léonard de Vinci è una raccolta di ventuno novelle incentrate su personaggi celebri come Omero, Picasso, Lee Miller, Irène Némirovsky, J.K. Rowling
I ventuno istanti che costituiscono il libro sono la fotografia di alcuni momenti in cui i più grandi artisti si confrontano a quello a cui la vita li sottopone.
Marianne Jaeglé racconta per esempio l’esecuzione di Dostoevskij, la visita al ghetto di Varsavia di Malaparte o il momento in cui Andrea Verrocchio si rende conto che il discepolo, Leonardo Da Vinci, ha ormai oltrepassato la sua arte.
Per mettere a fuoco questi attimi, Marianne Jaeglé si rifà all’exofiction, tecnica in voga in Francia negli ultimi anni. Definito in questi termini nel 2013 da Philippe Vasset, l’exofiction è il genere letterario che riscrive liberamente la storia di personaggi realmente esistiti.
In contrapposizione all’autofiction praticata per esempio da Annie Ernaux o Christine Angot, l’exofiction si differenza dalla «biografia romanzata» non rispettando i fatti storicamente conosciuti, e concedendosi la libertà di modificare o reinterpretare la storia.
L’estratto di cui proponiamo la traduzione è tratto dal racconto Un istante nella vita di Théophile Gautier in cui assistiamo alla passione del poeta Théophile Gautier per Carlotta, la ballerina che gli ha ispirato il libretto del balletto Giselle.
Ci troviamo alla prima del balletto.
Gautier è incantato da Carlotta, il pubblico è in estasi. Alla fine del primo atto le ballerine raggiungono il foyer in abiti leggeri per incontrare gli ammiratori. Gautier osserva Carlotta, porta un abito in pizzo avorio sotto il quale pare nuda.


[…] La osserva da lontano, tra i suoi ammiratori. Spicca, luminosa e vivace, tra gli uomini in frac che la circondano; sono giovani, vecchi, glabri, eppure favoriti. Alcuni hanno nomi importanti, altri una fortuna. Qualche secondo prima, in scena la sua leggerezza li soggiogava. Ora è il suo spirito a impressionarli. Carlotta. Incomparabile Carlotta. La sua Giselle meravigliosa, la sua creatura perfetta.
Vorrebbe parlare del primo atto con lei. C’è qualche problema di ritmo, l’orchestra non è ancora all’altezza. Hilarion è entrato in scena un po’ tardi, ma non importa. Lei, lei è stata perfetta. Leggera e graziosa nei panni della contadina innocente che incontra Albrecht e lo prende per un paesano. Esitante, turbata, emozionata, comincia a danzare con lui, facendo timidamente quei ballotté di cui Carlotta dubitava tanto.
«Non faranno troppo contadina questi balloté, Théophile? Sia sincero, chiederò di cambiare la coreografia altrimenti».
Giselle era fiera e ferita nel momento in cui comprendeva la menzogna di Albrech: lui non era un contadino, come lei, ma un principe.
E un principe era promesso a una principessa, non a lei.
Nella scena della follia, quando sconvolta dal dolore Giselle perdeva lucidità, Carlotta era stata… Théophile non ha parole per definirla. Il pubblico tratteneva il fiato, lui per primo. Il violoncello faceva risuonare il vacillamento dello spirito devastato dal dolore. E la sua morte… tutti erano stupefatti dell’audacia del primo atto e del punto culminante. Giselle moriva. In scena. D’amore. Nelle braccia del suo principe.
Dopo aver perso il senno, moriva.
Fine del primo atto.
Ora la contempla a distanza; il barone Siméon le bacia la punta delle dita. L’ambasciatore d’Inghilterra cerca di attirare la sua attenzione.
Com’è stato fortunato ad incontrarla, Théophile… Se non l’avesse conosciuta, a più di trent’anni non avrebbe saputo cos’è l’amore e non avrebbe mai scritto questo balletto. Doveva vederla, essere invaso dal suo splendore, soccombere al suo fascino… È lei che gli ha ispirato Giselle. Non l’avrebbe fatto per nessun’altra. Sono l’amore e il dolore violento ad averlo ispirato. L’ha scritto quel pomeriggio stesso in una strofa.

Bisogna che abbia nel cuore una ferita profonda
Per far fluire i suoi versi, divine lacrime d’oro.

Carlotta è la sua ferita profonda, Giselle la sua lacrima d’oro.
Molti offrono rose a Carlotta, lei le accetta con grazia, le annusa in segno di ringraziamento, poi tende il bouquet a Ernesta, un po’ in disparte, pronta a rendersi utile. Il duo è complementare: Ernesta, la sorella attenta, permette a Carlotta di essere sorridente, vivace, vertiginosa.
Carlotta parla, e tutti sono rapiti. Sorride, e tutti gli altri svaniscono. Quando posa lo sguardo su qualcuno, quello diventa il bersaglio. La sua forza è immensa.
Tutt’intorno si accalcano, spingono Théophile, gli camminano sui piedi. Lui resta immobile tra la folla in movimento. Lei non ha bisogno di lui per il momento. La disturberebbe.
E dire che durante le prove era pazzo di gelosia per Lucien Petipa, l’interprete di Albercht. Il ruolo prevede che danzi con lei, le tenga la vita nelle piroette, che i loro corpi mimino una perfetta armonia. L’ha capito sta sera: Petipa è il suo compagno di danza, non c’è niente tra loro. Quel ballerino è talmente concentrato su se stesso, sui suoi entrechants, le grandi jeté, le sue piroette. Come potrebbe amare qualcun altro oltre se stesso, tanto meno una stella luminosa come Carlotta.  Théophile è stato geloso anche del mentore di Carlotta, quel Jules Perrot che ha messo a punto le sue variazioni. Ma se c’è stato qualcosa fra loro, cosa probabile, oggi è finita, ne è convinto.
Il Barone Siméon sussurra qualcosa all’orecchio della ballerina. Lei esita un istante, poi acconsente e sorride. Théophile ne è testimone: il successo del primo atto ha fatto un prodigio. In una sera, eccola divenuta la regina di Parigi, del mondo. Tutti quelli che contano a Parigi vogliono vederla, conoscerla, riceverla nei loro saloni; è il centro degli eventi. Domani i giornali la loderanno, vanteranno la sua grazia, la sua leggerezza, l’espressività del suo stile.
Non sarà Théophile a contraddirli. Ma se Carlotta catalizza i complimenti del pubblico, è anche perché l’opera ha conquistato gli spettatori. La musica di Adolphe Adam, la coreografia di Coralli e il libretto che lui ha scritto ispirandosi a Heine. Questa storia meravigliosa di un amore impossibile, dell’unica notte che passano insieme, ballando.
Come rimanere indifferenti?
Ma ecco. Circondata dalla folla che le si accalca intorno, da lontano, Carlotta lo vede; gli rivolge uno sguardo avvolgente. Lui si inchina, deciso a restare da parte, per lasciarle godere il suo trionfo. Lei ha ventidue anni quella sera del 26 giugno 1841. È la regina di Parigi, e lui ha contribuito al suo successo. Ma sarà lui, Théophile, a cenare con la regina sta sera. Saprà restare discreto.
«Venga mio caro», lo invita Carlotta. La folla gli fa largo e lui avanza mentre lei gli tende la mano nuda. «Sapete che è a quest’uomo, Gautier, che dobbiamo questa storia così toccante?»
Un mormorio accondiscendente accompagna la presentazione. Lui fa un inchino al duca di Chartres e all’ambasciatore. Il barone Siméon lo gratifica con una pacca sulla schiena, ecco un giovane promettente! Altri si presentano. Non dimentica di salutare Ernesta che ricambia un sorriso riconoscente. Con lui, lei non ha bisogno di mantenere l’aria distante e sostenuta che tiene con i corteggiatori di Carlotta. Povera Ernesta, cerca di farsi un nome come cantante ma per il momento non ci riesce. Vivrà tutta la vita nell’ombra della sorella minore.
Un cameriere gli porge una coppa di champagne che lui accetta meccanicamente. La luce, lo stato di grazia in cui si trova, lo sguardo trasparente che Carlotta posa su di lui, tutto gli dà alla testa. Gli fanno delle domande. È la prima volta che scrive un balletto? Come ha avuto l’idea? Théophile evoca Heinrich Heine, le leggende tedesche, il mondo notturno lo ha sempre affascinato. L’ispirazione che gli ha offerto mademoiselle Grisi. Il duca di Chartres scuote la testa con aria compiaciuta. Se lui si lasciasse andare a scrivere per mademoiselle Grisi, chi sa cosa scriverebbe… Tutti ridono.
Carlotta è raggiante. Vicino a lei Ernesta, castana come lei, con i suoi stessi occhi celesti, porta un vestito in satin blu, ne sembra la copia, ma più massiccia, meno graziosa, meno brillante. Il suo doppio.
Fa avanti indietro tra il foyer e le logge con le braccia cariche di fiori, cesti e lettere destinate a mademoiselle Grisi. Carlotta le affida biglietti, inviti a serate mondane. Come dev’essere duro vivere nell’ombra di una sorella più brillante. Ma magari Ernesta ci trova dei vantaggi?
Nel frattempo ecco il suono della campanella che invita le ballerine a raggiungere le coulisse. Le ragazze abbandonano gli ammiratori promettendo di ritrovarli più tardi. Ridenti e saltellanti sfuggono in una nuvola di pizzo e satin bianco, leggere come silfidi.
Carlotta deve promettere all’ambasciatore di andare a ballare all’Hotel d’Inghilterra, in caso contrario si rifiuterebbe di lasciarla raggiungere la loggia. “Creerei un incidente diplomatico!”, insiste.
Théophile prende congedo, troverà Carlotta più tardi. Non vuole trattenerla.
«Monsieur Gautier» lo trattiene lei. Affascinante, ingenua, pura. La sua stella luminosa, la sua lacrima d’oro.
Sprofonda il suo sguardo nei suoi occhi blu notte e si sorprende una volta di più del loro colore straordinario, violette al crepuscolo.
«Monsieur Gautier, avrebbe la gentilezza di accompagnare Ernesta con lei nella sua loggia per il secondo atto?».
Lui si inchina, sorpreso dalla richiesta inaspettata, si appresta a offrire il braccio a Ernesta che lo raggiunge col fiato corto. Carlotta si avvicina al suo orecchio.
«Noi ceneremo insieme un’altra volta, più tranquillamente, non è vero?».
Resta impalato mentre lei si è già voltata e si allontana sorridente, in direzione delle logge e del successo.
Rimane a bocca aperta, stordito, vacillante.
Dovrebbe fare un inchino e andarsene. Lasciare quel luogo in cui tutto è fittizio e simulato. In cui i sentimenti sono un artificio e i decori un inganno. Dovrebbe tornare a casa a piedi. Parigi è bella a giugno, l’aria è mite. […]
Fa qualche passo verso l’uscita.
Ma Ernesta resta là, impalata nel suo vestito di satin blu, lo osserva con lo sguardo inquieto.
«Spero che la mia presenza per il secondo atto non la disturbi, balbetta lei. È un tale onore per me assistere al balletto in sua compagnia…».
Scuote la testa senza rispondere. Questo timido complimento lo aiuta a riprendersi. Si irrigidisce, e con sforzo le offre il braccio. Si allontanano lentamente dal foyer, la guida nel corridoio verso la sua piccola loggia, quella che di solito è riservata al regista o agli intimi della ballerina. Il braccio di Ernesta è fermo e solido contro il suo; avanza, e ogni passo è un oceano di dolore. […]
In scena, sotto i riflettori, Albrecht appare sulle punte, porta dei fiori sulla tomba di Giselle e il pubblico applaude. “Bisogna che abbia nel cuore una ferita profonda”, si ripete soffocando un singhiozzo. E nell’oscurità, adornata di velluti rossi, la mano di Ernesta stringe la sua”.


Alla fine del libro, alcune informazioni precisano gli elementi reali che hanno ispirato i racconti e quale spazio è dedicato all’immaginazione.
Nel caso di Théophile Gautier Marianne Jaeglé scrive:

Théophile Gautier (1811-1872)

Il 26 giugno 1841 consacra il trionfo di Carlotta Grisi in Giselle, un balletto creato nell’antica Opera di rue Le Pelletier.
Il libretto di Giselle è stato scritto da Théophile Gautier e il librettista Jules-Henry Vernoy de Saint-George; la coreografia è di Jean Coralli e Jules Perrot e la musica di Adolphe Adam. 
Théophile Gautier è già invaghito di Carlotta Grisi quando concepisce il libretto e contiene già qualche traccia del suo sentimento.
Più tardi, lo scrittore avrà due figli con Ernesta Grisi, la sorella, ma fino alla fine della sua vita continuerà a scrivere in segreto a Carlotta, dichiarandole il suo amore e implorando una risposta.
Mi sono presa la libertà di immaginare che la transizione da Carlotta a Ernesta sia cominciata la sera della prima di Giselle.

Les Choses è uno spazio dedicato alla letteratura francese contemporanea in cui proponiamo la traduzione di Cose inedite in Italia: estratti di romanzi, liriche, testi drammaturgici, novelle.
Una mappa incompleta e istintiva di testi che pensiamo meritino essere scoperti.

Au plaisir et bonne lecture!

Gessica Franco Carlevero