L’amore di una madre dovrebbe essere incondizionato, un luogo sicuro nel quale rifugiarsi ad ogni temporale, ma se quel luogo dovesse mancare? O peggio, mostrare indifferenza di fronte alle violenze subite dalla figlia?

Debora è la protagonista di Una vita ordinaria di Palmina Colella. Debora è una ragazza determinata, che sa quello che vuole (o almeno crede di saperlo), che si è costruita una corazza di durezza, tatuaggi e rasta, e che si è costruita il proprio percorso da sola, lottando e scappando dal suo passato.

Si è rifugiata nei libri, nell’arte, nella storia, nella filosofia e non lo nasconde a nessuno, nemmeno a Bruno, il ragazzo che Debora incontra quando lascia Mola e va a Roma per passare qualche giorno dall’amica Francesca.

Debora, che ha assaporato ogni piacere della vita pur di provare ad accantonarne i dolori, non ha nessuna intenzione di affezionarsi a Bruno, sa che la sua vita è incasinata, non vuole incasinare quella degli altri e non vuole legami.
Non ha mai avuto la vita ordinaria che osservava nella quotidianità dei suoi amici e si è sempre tenuta alla larga dalle relazioni stabili.

Condivide i pensieri di Simone de Beauvoir, di Carla Lonzi, di Carla Accardi; non tollera l’ostruzionismo della religione; le etichette imposte dalla società e le vessazioni verso le minoranze. Per Debora ognuno dovrebbe sentirsi libero di esprimere sé stesso in ogni ambito e in ogni situazione, ma sa che i suoi pensieri raramente sono compresi e condivisi da chi l’ascolta.

Con Bruno sembra essere diverso, ma una chiamata la riporta alla realtà e la fa rientrare, prima del previsto, alla sua città.

Una scelta sta per cambiarle per sempre la vita, una decisione sancirà la fine tra la sua vita e quella della madre. 

Debora non ha ricevuto amore materno, ma ha una certezza: l’amore della famiglia che si è scelta e che l’aspetta fuori dal tribunale.

Il linguaggio è semplice, lineare, a tratti sono utilizzati termini molto giovanili, soprattutto nei dialoghi tra i protagonisti. Questa semplicità si contrappone poi alle parti descrittive di Debora, quelle che scavano nella sua anima e nella sua mente, facendo emergere tutta la sua intelligenza e la sua cultura.

Questa alternanza tra parti narrativa e parti attive, tra dialoghi e riflessioni, rende incalzante la lettura.

Piccola nota personale:

Il mese scorso ho letto Memorie di una ragazza per bene di Simone de Beauvoir e per me non è stata una lettura facile, anzi. Trovarla nominata qui, da una giovane scrittrice mi ha fatto molto piacere e l’ho trovato un punto di forza del romanzo, così come tutti gli inserimenti storici e letterali, utili a delineare la personalità della protagonista.

Aurora Cassetta

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