Ex-Libris-0-6-14

Anno 0 | Numero 6 | Marzo 1997

Nel 1960 una diga è stata costruita ai piedi del monte Toc. Dal monte Toc stava franando un’enorme massa di roccia a forma di M, una M alta 2 km. La società che costruì la diga sapeva che prima o poi la M sarebbe crollata nel lago sollevando milioni di metri cubi d’acqua che si sarebbero abbattuti sui paesi sotto la diga: Erto, Casso, Longarone. La M cadde il 23 novembre del 1963, alle ore 10:39. Erto e Casso furono solo lambite dall’acqua, ma Longarone, che si trovava proprio sotto la diga, Longarone fu rasa al suolo.

 

Tutti sono capaci di parlare della più grande strage civile dando delle semplici nozioni sull’avvenimento, ma per Vajont non basta. Per raccontare Vajont occorre creare una voce, costruire un ascolto. Creare una voce significa fondarla su qualcosa; se si fonda una voce sull’intero argomento, sulla storia in generale, a questa voce mancherà una base salda, rischierà di essere relativa e non ‘assoluta’, non sarà in grado di costruire un ascolto vero e proprio e per raccontare una strage civile, per raccontarla a tutti nello stesso modo, adesso come fra cent’anni, è necessario che la voce non perda il suo carattere ‘assoluto’, è necessario che abbia delle fondamenta solide che sia quindi eretta non su tutte le nozioni che costituiscono la storia ma su una, un’unica nozione – un’emozione? – che racchiude in sé la storia e che in un racconto banale potrebbe essere sottovalutata o addirittura omessa. Marco Paolini che racconta al teatro Garibaldi (Settimo Torinese – Torino) la storia del Vajont, e la racconta da solo, costruisce la sua voce su un unico elemento che racchiude la storia: il tempo. Racconta il tempo, costruisce il tempo per chi ascolta, ritorna al tempo, parte dal tempo. Con un orologio lui riporta il pubblico nell’ora esatta in cui la roccia a forma di M, l’ora esatta in cui accade la strage. La roccia cade alle 10:39, tutto accade in quell’istante. Paolini riporta la tragedia in un teatro con la differenza che nel teatro a franare non è una montagna ma le sue parole. La strage frana, le sue parole come strage, come roccia che cade e avvenimento che accade in un tempo esatto, puntuale. Paolini, nella descrizione del tempo è puntuale. In questo modo il racconto non risulta tragico, ma un tempo tragicamente accaduto, un tempo che è come un personaggio, che aggredisce l’ascoltatore e sembra dire “la roccia sta per cadere. Io sto per accadere.”. Accadere. Nell’orologio che Paolini punta sulle 10:39 per riportare l’ascoltatore nel momento esatto del distacco della roccia, si sente la precisa, voluta, studiata aggressione del momento, quasi una violenza su chi ascolta, e un’imposizione. Con l’orologio vediamo un momento a rallentatore, un momento dilatato. Verrebbe voglia di fermarlo ma ‘questo’ tempo ti frana addosso. Un tempo che cade, un tempo che accade, un tempo che è la base di pietra della voce di Paolini e che costruisce un ascolto.

Lo spettacolo dura tre ore ed è questo Vajont: un racconto lento e una voce, un momento che dura tre ore, e che con l’ausilio di quel racconto e di quella voce, perde la sua forma, il suo passato, e diventa presente; è una montagna che sembra aver aspettato il tempo del racconto di Paolini per cadere un’altra volta dopo quel 1963, un’altra alle 10:39.

La formula drammaturgica con cui l’attore tratta questa storia è quella umoristica. Guardando Vajont si ride per poi sentire più pesante la gravità della tragedia. Se Paolini avesse utilizzato un registro tragico per raccontare una storia tragica, sarebbe scaduto nel patetismo. Con i gesti, con le battute, un po’ a memoria, un po’ improvvisando con un momento, con un tempo, viene raccontata una storia proprio quando stava per essere dimenticata, esattamente un attimo prima che fosse dimenticata.

Natalia Capra

 

Gabriele Vacis (regista)

Regie teatrali: tra le altre, Affinità (1988), La storia di Romeo e Giulietta (1992), Trilogia de La Villeggiatura (1993), Novecento (1995), Vajont (1992). Regie d’opera: per Laboratorio Lirico di Alessandria, il Comunale di Treviso, il Filarmonico di Verona. Varie: due premi Ubu (1985 e 1992, di cui uno proprio per Vajont). Dirige il corso di attori della Civica scuola d’arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano. Si ostina a vivere a Settimo Torinese, uno dei posti più tristi del mondo.

Bio aggiornata di Vacis su treccani.it

 

In libreria

vajontMarco Paolini, Gabriele Vacis
Il racconto del Vajont
Garzanti, 2013 (Narratori moderni)
Nuova edizione con due saggi inediti
164 p., rilegato
€ 14,00

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paoliniMarco Paolini
Vajont 9 ottobre 1963. Orazione civile
Regia televisiva: Antonio A. Moretti

Interprete: Marco Paolini
Paese: Italia
Anno: 1997

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