Preparatevi a viaggiare dall’Egitto del faraone Akhenaton e della sua sposa Nefertiti, nell’Egitto del XIV secolo a.C., fino alla Germania del 1991, in un intreccio di tempi, storie, incontri mancati e amori che con il tempo sono destinati ad “assottigliarsi nel ricordo fino a diventare nulla” (Giacovelli, p. 26), scavalcati da storie di altre persone, altri amori che ne prenderanno il posto per poi sparire a loro volta. L’autore prende l’Unter den Linden, ampio viale di Berlino decorato da tigli che si estende in linea retta per un chilometro e mezzo circa nel centro nevralgico della città, e ne fa crocicchio temporale di storie di personaggi che lo attraversano a distanza di tempo, facendolo diventare luogo di passaggio o, in alcuni casi, punto d’arrivo. Una zona di contatto testimone di grandi eventi della Storia, dalle guerre mondiali alla caduta del muro, e delle storie individuali dei suoi protagonisti. Tutti loro saranno legati senza saperlo tramite un prezioso scarabeo blu, in un continuum di occasioni che faranno passare quest’oggetto di mano in mano fino al Museo Egizio di Berlino nel 1991.

L’effetto del romanzo è quasi cinematografico: al lettore parrà di essere di fronte a uno schermo su cui passano in un soffio le vite dei personaggi, ma non sarà solo un guardone, instaurando infatti un rapporto tra pari con queste figure. Tre sono infatti i livelli che Giacovelli fa scorrere davanti agli occhi di chi legge, che vanno da un piano generale a uno più intimo dei personaggi. Innanzitutto, si ha il contesto storico, che tocca gli avvenimenti più importanti del Novecento (le guerre mondiali, l’innalzamento del muro di Berlino) e i traguardi del regno di Akhenaton (come la città di Akhetaton, l’Orizzonte di Aton). A ciò si uniscono le storie singole dei personaggi, caratterizzate da amori difficili, desideri insoddisfatti e una continua sensazione di essere trascinati dalle correnti della Storia. In ultimo, si ha quel sentimento condiviso con il lettore stesso, a cui Giacovelli si avvicina tramite la riflessione che espone a inizio romanzo, e che ricorda in maniera velata di tanto in tanto con il progredire del racconto: il consiglio di abbandonarsi al flusso di vicende e sentimenti venedone sommersi, senza soffermarsi troppo a vivisezionare in cerca di dettagli e legami. Posso confermare che il consiglio non è dato a vuoto, e arricchisce l’esperienza di lettura, ma per chi desiderasse, c’è un pratico schema a fondo libro con date, incontri e relazioni dei personaggi, e il percorso dello scarabeo blu. 

Dal punto di vista stilistico, Unter den Linden si differenzia per un’assoluta mancanza di dialoghi, ma mi sento di allontanare eventuali preoccupazioni dei lettori in potenza: le descrizioni sono molto agili e danno alle storie dei personaggi un movimento continuo, quasi un trascinamento difficile da arrestare, verso la conclusione. Una conclusione e un nuovo inizio per la giovane Monika, la ragazza del muro che è anche risultato di tutti gli incontri avvenuti o mancati delle duecento e più pagine precedenti (la soddisfazione nello scoprire i legami chiarirsi con lo scorrere dei capitoli è impagabile). Da segnalare è anche la bravura dell’autore nell’affiancare personaggi storici reali a figure fittizie ma assolutamente credibili, come la regista tedesca Leni Riefenstahl, autrice di film per il governo nazionalsocialista e in seguito documentarista di opere sulla biologia marina, e la diva del cinema Greta Hofer, creata appositamente per il romanzo e in qualche modo figura chiave in uno degli ultimi passaggi di proprietà dello scarabeo.

Questa vicinanza di personaggi sulla carta, le loro presenze simultanee sul viale dei tigli ma separate nel tempo, li rende tutti tanto contemporanei (come Tutankhamon quando paragonato a un “fighetto in tv”) quanto distanti. Ne sono un esempio Monika, la ragazza del muro del 1991, e Peter von Grüdigen, giovane viveur segnato dalla prima guerra mondiale a spasso sul viale nel 1927, a pochi passi l’uno dall’altra sullo stesso viale ma separati da settant’anni di storia. Senza di lui lei non esisterebbe, ma nonostante i due si conoscano da sempre e siano uniti in maniera inevitabile per i movimenti che si scopriranno in seguito, non si conosceranno mai. Un altro degli inganni del tempo di cui il romanzo è portavoce, unendo lo ieri, l’oggi e il domani in un intreccio di storie d’amore e di perdita che continueranno all’infinito, sia sulla pagina che al di fuori.

Fabia Brustia