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Anno 0 | Numero 2 | Ottobre 1996

Malgrado se ne siano accorti in pochi, Venite venite B-52 è un romanzo filosofico: non era, devo confessarlo, nelle mie intenzioni originarie, ma a cose fatte esso mi è apparso decisamente tale, per come ha finito per affrontare il buco nero che ottenebra il cuore della nostra epoca, e rende intercambiabile tragedia e commedia in ogni svolta che vi si verifica. C’è il male, in sostanza, attorno a noi, e sovente anche dentro di noi: e posto che il male c’è sempre, in qualunque epoca, in qualunque regime, si tratta di individuare dove si annida, dove prolifera. Be’, dove si è annidato il male negli ultimi trent’anni dell’Italia repubblicana e democratica? Finito il romanzo, mi sono accorto che scriverlo non era stato altro che cercare di dare una risposta a questa domanda. (In questo senso, per inciso, Venite venite B-52 è anche un romanzo storico, e anche di questo se ne sono accorti in pochi).

Naturalmente leggendolo non si ha quest’impressione, e credo sia un bene, dato che nemmeno io l’avevo mentre scrivevo: perché il mio modo di affrontare il problema è stato molto poco analitico, senza alcun metodo. Semplicemente, mi sono lasciato andare dentro a quel buco nero, e ci ho sguazzato insieme ai miei personaggi, in quell’illusione d’invulnerabilità che l’ironia e la comicità, droghe pesanti, producono quando si scrive. Non saprei dire, onestamente, se il romanzo sia riuscito o fallito: io so solo quanto sia stato difficile scriverlo, e sono fiero di essere venuto a capo, in un modo o nell’altro -oltretutto facendo i conti, così, di passaggio, anche con numerosi altri buchi neri, esclusivamente miei, che aspettavo da tempo l’occasione di sistemare. Una cosa, certo, in questo turbinio di inconsapevolezza, ho tenuto a controllare rigidamente, e senza cedimenti: non tagliare, non togliere, non asciugare, ma piuttosto accumulare, accogliere e servirmi di tutto. Quella della prosa asciutta è una moda, oggi, perché se fosse una cosa seria non sarebbe bandito uno scrittore come Carlo Cassala che dell’asciuttezza vera, ontologica, ha fatto una poetica: nell’epoca della sovrabbondanza scrivere libri asciutti mi pare più che altro un’astuzia per vendere più copie. Ecco, a questo tengo, perché questo l’ho tenuto sotto costante controllo mentre scrivevo, pagina dopo pagina: così, ho pensato, non si dica mai che Venite venite B-52 è un libro asciutto. Al contrario, bagnato fradicio.

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959 ed ha pubblicato i seguenti libri:
Per dove parte questo treno allegro (romanzo, 1988 Theoria, 1991 Bompiani), Gli sfiorati (romanzo, 1990-1992, Mondadori), Cronache Italiane (reportages, 1992, Mondadori), Occhio per occhio (inchiesta sulla pena di morte nel mondo, Mondadori, 1992), Venite venite B-52 (romanzo, 1995, Feltrinelli), Live (reportages, Bompiani, 1996)

La biografia nel 2016

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (1988), Live (1996), Gli sfiorati (1990), Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (1992), Venite venite B-52 (1995), La forza del passato (2000), Ring City (2001), Superalbo (2002), No Man’s Land (2003), Brucia Troia (2007), XY (2010), Baci scagliati altrove (2012), Viaggi e viaggetti (2013), Terre rare (2014), Non dirlo. Il Vangelo di Marco (2015), Un dio ti guarda (2016). Pubblicato nel 2005 e vincitore nel 2006 del Premio Strega, Caos calmo è stato tradotto in 20 paesi. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente collabora con il “Corriere della Sera” e con “La Gazzetta dello Sport”. Ha cinque figli e vive tra Prato e Roma.

© Biografia tratta da http://www.lanavediteseo.eu/sandro-veronesi/

Una pagina da “Venite venite B-52”

Dentisti, notai, commercianti, oltretutto vendere a loro era una pacchia, perché per principio pretendevano il meglio – guai – e, combinazione, Ennio aveva solo quello tra le mani, la miglior pietra, la miglior terra, il miglior legno, la migliore vista, la miglior marca, come dimostravano anche i prezzi sempre leggermente più alti perché il meglio, loro gli insegnavano, costava un po’ di più. (E qui bisogna aprire una parentesi, è assolutamente necessario: se qualcuno ha proprio furia la salti pure, ma qualche parola a questo leiminsegna bisogna dedicarla per forza. Perché il leiminsegna è il passepartout dal venditore italiano, è il primo dei suoi fondamentali, ma soprattutto ne è l’emblema, è una sfera di cristallo con dentro tutto il destino che soffrigge: l’ottimismo, l’opportunismo, il trasformismo, il sorriso obbligatorio, il vittimismo, la solitudine, il fermacravatta d’oro, l’orologio d’oro, il dente d’oro, gli incidenti d’auto in posti sconosciuti, lo spigato dei vestiti, chiaro per non far vedere la forfora sulle spalle, “La Gazzetta dello Sport” con dentro la rivista porno, il rischio d’infarto, i ristorantini che fanno l’ossobuco, la macchina diesel, l’amico vigile che cancella le multe, c’è tutto. E attenzione, nessuno insegna al venditore il leiminsegna, il venditore lo sente per caso un pomeriggio sulla soglia di un negozio, da bambino, mentre passa per mano alla madre tornando dal catechismo, e non la scorda più, gli entra nel sangue, e anche se non passa di lì e non lo sente, il venditore al leiminsegna ci arriva da solo, se lo inventa lui, quello stesso pomeriggio, nella luce fessa della sua cameretta, durante una qualunque trattativa con la madre, “ … e quando dico no è no”, “ma mamma, me l’hai insegnato tu che …” ed è fatta, il leiminsegna è suo per sempre. È una premonizione, ecco, un consegnarsi totalmente alla propria sorte, è un bere il calice fino in fondo. È tutto questo il leiminsegna, e tutto questo bisognava dire, poiché Ennio era un vero venditore, del leiminsegna aveva completa, antica padronanza. Chiusa parentesi.)

In libreria

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Sandro Veronesi
Venite venite B-52

La nave di Teseo, 2016
396 p., brossura

€ 13,00  

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Questo articolo è stato ripubblicato (con grafica diversa) nella rubrica thema
del numero 12 di exlibris, settembre 1998