Anno 1 | Numero 8 | Maggio 1998

Viene da chiedersi qual è il mondo meraviglioso cui allude l’autore. Il titolo, Un mondo meraviglioso, evoca paesaggi bucolici, amori spensierati e personaggi arcadici. Le pagine di testo, invece, rivelano pochi accenni al mondo, poiché la storia è tutta una vicenda mentale del protagonista. Di tanto in tanto compaiono personaggi strani, descritti e poi abbandonati come in una tetra galleria di volti sfigurati dalla vita. I dialoghi sono sistematicamente banditi, una rarità nelle giornate desolate e solitarie di un lavoratore in mobilità senza amici. Così anche le mezze parole, le frasi smozzicate sono un evento da interpretare, qualcosa, addirittura, di cui aver paura.

Le varie storie ripercorse sono tutte cupe, tristi, una teoria di suicidi e morti più o meno cercate. In particolare mette malinconia il racconto della visita di Thomas al papà malato in ospedale, una visita solitaria e priva di qualsiasi rapporto personale, perché il papà dorme e il figlio preferisce osservarlo in silenzio senza svegliarlo.

Ogni particolare ci viene riferito soggettivamente, dopo essere passato attraverso il filtro, del tutto peculiare, della mente del protagonista. Perciò, a tratti, quello di Thomas sembra il racconto di un pazzo. La pazzia si raggiunge gradualmente, ma il passaggio decisivo avviene in un solo istante, impercettibile. È accaduto così a Valter, che credeva di avere una malattia mentale e che nessuno è riuscito a riportare alla ragione.

“Dopo, solo dopo, solo quando ormai è troppo tardi, qualcuno si accorge che te ne sei andato, senza salutare e senza lasciar detto niente, come Valter se ne andò”.

Vitaliano Trevisan concepisce il tempo come un ciclo: il passato non finisce, ma vive e si completa nel presente, e il presente, così saturo di ricordi, quasi non si dà, tutto ingabbiato nel passato. È questo il male di vivere di Thomas, somatizzato in una testa tutta sbilanciata all’indietro, tanto da rendere precario l’equilibrio del corpo.

“Non so mai dove vado, perché guardo indietro, e non so nemmeno da dove vengo, perché correndo in avanti tutto ciò che vedo, all’indietro, diventa sempre più lontano, e più si allontana più diventa indistinguibilmente lontano e non so più nemmeno da dove vengo e dove vado non lo so perché corro di spalle. Ma devo uscire di qui”.

È un passato, quello del protagonista, più sereno e comune del presente che, invece, rasenta la schizofrenia. Eppure quel passato è pieno di ferite e strappi dolorosi che non possono, a lungo andare, non lasciare il segno, tornando in superficie a rimorchio di un’immagine, di un suono. Molti degli strani personaggi incontrati durante il giorno ritornano in un incubo popolato di mostri, compreso il mutilato che vende santini e scende a velocità folle lungo la discesa di Monte Berico su un triciclo a pedali a mano.

E il mondo meraviglioso allora dov’è?

Eccolo comparire, a un certo punto, senza alcun preavviso. E, manco a dirlo, una creazione tutta personale del protagonista; è il mondo che avrebbe potuto essere e non è, che possiamo sempre raggiungere perché è a portata di mano. E Thomas lo raggiunge con la fantasia ballando da solo, in piazza, sulle note di “What a wonderful world”.

O forse il mondo meraviglioso è quello della scrittura, tema che pervade tutto il libro e che contiene al suo interno le varie storie. L’autore rompe la “finzione scenica” e rende partecipe il lettore dell’operazione di scrivere questo libro, delle speranze ad esso collegate, del suo rapporto con Giulio (Mozzi?), l’unico che possa aiutarlo. La scrittura diventa una questione di vita o di morte, un modo per rendere presente e vivo quel passato che non vuole andarsene.

“Anche se a volte ho l’impressione che lo scrivere possa contenere il non vivere, non mi passa neppure per la testa l’idea che il vivere contenga il non scrivere”

Un mondo meraviglioso è il romanzo d’esordio di Vitaliano Trevisan, pubblicato da Theoria. Si legge tutto d’un fiato, perché è stato scritto tutto d’un fiato. L’autore lo ha volutamente improvvisato, riducendo al minimo indispensabile le riletture, in modo che trasparissero meglio la spontaneità e la naturalezza del pensiero. Non ci sono pause logiche, e simmetricamente sono rarissimi i capoversi. Il ritmo veloce e la prosa scorrevole ne fanno l’ideale per una lettura diretta e immediata.

Roberto Tucci

 

Scrittore, attore e regista teatrale italiano (n. Sandrigo 1960). Personalità eclettica, ha affiancato alla scrittura, in cui rivela grandi capacità di esprimere lacerazioni interiori e sofferenze del vivere (I quindicimila passi. Un resoconto, 2002; Un mondo meraviglioso. Uno standard, 2003; Il ponte. Un crollo, 2007; Una notte in Tunisia, 2011; Works, 2016) l’attività cinematografica (cosceneggiatore e attore protagonista in Primo amore di M. Garrone, 2004, e protagonista di Riparo di M.S. Puccioni, 2007) e teatrale (tra gli altri, l’adattamento di Giulietta di F. Fellini, 2004, e i testi di Il lavoro rende liberi, 2005).
Fonte: Treccani

In libreria

Vitaliano Trevisan
Un mondo meraviglioso
Einaudi 2003
Collana: Stile libero
147 p., brossura
€ 8,80 (disponibile in e-book)

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