Numero 15 | Dicembre 1998

L’espressione più alta della vasta produzione poetica di William Butler Yeats è rappresentata dalla raccolta The Tower (1928) che, assieme a The Winding Stair and Other Poems (1933) e Last Poems (1936-39), rivela l’autentica grandezza del poeta.

Il percorso ha inizio con la raccolta Crossways (1889), caratterizzata da una predilezione per i soggetti indiani, i pastori e i fauni, immersi in un tono sognante e fiabesco. In seguito, con l’abbandono dell’esotismo, Yeats lasciò più spazio alla materia irlandese unendo al classicismo della cultura ellenica la passione per Maud Gonne (The Rose, 1893). Dalla conoscenza di Verlaine e dalla lettura di Mallarmé apprese una preziosa lezione musicale e il ritmo dei versi, a partire da The Wind among the Reeds (1899), divenne più elaborato. Ma ben presto il poeta avvertì il bisogno di oggettivare la soggettività per offrire una verità impersonale e universale, indirizzando la lezione formale del simbolismo verso un contenuto sentimentale più vicino alla realtà che al sogno (Responsabilities, 1914). Il linguaggio si trasformò da «privato» a «pubblico» e lo stile divenne più chiaro, definito, conciso, risentendo dell’influsso di Ezra Pound, acerrimo nemico dell’astratto e del vago.

La materia trattata nelle sue poesie trovò un’organizzazione definitiva grazie al sistema complesso e minuzioso che ricavò dallo studio approfondito di una cinquantina di quaderni di scrittura automatica «dettati» dalla moglie Georgie Hyde-Lees e che si può sintetizzare nell’immagine centrale della Grande Ruota delle fasi lunari: «Questa ruota è ogni movimento completo di pensiero o di vita, ventotto incarnazioni, una singola incarnazione, un singolo giudizio o atto di pensiero. L’uomo cerca il proprio opposto o l’opposto della propria condizione, raggiunge il proprio oggetto, nella misura in cui esso è raggiungibile, nella Fase 15 [Unità dell’Essere] e torna ‘alla Fase 1 [Passività]». La dottrina, esposta nel trattato A vision (1925), «dimostra semplicemente che il poeta sentiva sempre più necessaria una filosofia, sia pure del tutto soggettiva, con la quale motivare i suoi simboli e conferire una invincibile autorità alla sua poesia» (Sanesi). Una invincibile autorità che trova il suo coronamento nell’ultima produzione a partire dalla raccolta The Tower. La Torre, uno dei simboli principali del poeta assieme al Sole e alla Luna (in tutte le sue fasi), alla Maschera, all’Albero, rappresenta per Yeats un luogo di meditazione, magia e solitudine, un emblema della spirale ascendente e discendente della vita umana e, nell’omonima poesia, la torre di Ilio distrutta dalla bellezza di Elena. L’intera raccolta è attraversata dal pensiero esasperato della vecchiaia, dell’amarezza per il decadimento fisico («Che dovrò farne di questa assurdità / O cuore, o cuore inquieto- questa caricatura,/ L’età decrepita che mi è stata legata/ Come alla coda d’un cane?», The Tower) che nel capolavoro iniziale Sailing to Byzantium il poeta sembra tentare di compensare con l’eternità dell’arte e dell’intelletto («Consumare il mio cuore, malato di desiderio / e attaccato a un morente animale/ non sa che cosa è; e raccoglietemi / nell’artificio dell’eternità»).

Un’eternità, dunque, che è vista come artificio dell’uomo, in quanto visibile solo attraverso l’arte. Degno di nota, inoltre, è l’intenso simbolismo erotico e sensuale con cui il poeta tratteggia l’accoppiamento tra Leda e il Cigno nell’omonimo sonetto. Ma è nella lirica Among School Children che per la prima volta, l’irlandese ci parla chiaramente di quell’Unità dell’Essere da lui tanto agognata («Nel tuorlo e nell’albume d’un unico guscio; Oh castagno, fioritore dalle grandi radici, / Sei tu la foglia, sei il fiore, o sei il tronco? / Oh corpo ondeggiato alla musica, oh sguardo che s’illumina/ Come possiamo distinguere dalla danza chi danza?», affidando all’arte, e in particolar modo all’espressione poetica, il compito di superare la costante dialettica degli opposti, quell’intimo dissidio fatto di attrazioni e repulsioni presente in ogni uomo, col fine di raggiungere una fusione momentanea, la pace di un solo, fatale attimo.

Laura Girelli

«Oh corpo ondeggiato alla musica, oh sguardo che s’illumina / Come possiamo distinguere dalla danza chi danza?»

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L'opera poetica di William Butler YeatsWilliam Butler Yeats
L’ opera poetica

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Collana: I Meridiani
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