Cosa significa essere abbandonati? Quali ripercussioni si possono avere? Queste sono due delle tante domande che il lettore non tarderà a porsi durante la lettura di questo breve e intenso libro.

Gioia Viola ci regala la sua vita. Attraverso uno stile di scrittura scorrevole e dal ritmo incalzante, l’autrice ci fa vivere in prima persona le sue emozioni. Le sue sensazioni. La sua ribellione. Il suo senso d’abbandono e la paura legata ad esso.

Gioia è del 1934 e la maggior parte della sua infanzia la trascorre in un orfanotrofio, sola, abbandonata dalla madre. Provate ad immaginare, per un solo momento, il senso di solitudine e di tristezza che può provare un bambino nel vedere la madre andare via. Per un attimo? Per sempre? Un bambino non lo sa. Ed è proprio il senso di abbandono ad accompagnare l’autrice per tutta la vita condizionandone le scelte.

Il libro è suddiviso nei vari stadi della crescita così da poter ripercorrerne gli eventi. Leggiamo di una bambina spaesata, di un’adolescente ribelle in cerca del suo posto nel mondo, di una donna risoluta e di un’anziana che, solo all’ultimo, riuscirà a risolvere un “rancore” passato.

Questa è una storia che merita di essere letta, un monito a tutti quei comportamenti che, inconsciamente, possono condizionare per sempre un’altra vita. Si sa, fare il genitore non è semplice, però possiamo sempre imparare a porre particolare attenzione alle azioni che, spesso, compiamo con leggerezza. Senza pensarci.

Calata in un contesto particolare, per gli eventi succedutesi poi negli anni, la vita di Gioia Viola non sarà spensierata. Spinta da una voglia irrefrenabile di fuggire dalla sua città si cimenterà in varie esperienze che le cambieranno per sempre la vita e il modo di osservare il mondo. Insomma, un libro pieno di spunti di riflessione che aiuterà a non essere solo un mero spettatore della propria esistenza.

Sharon Lattanzi