Fra le colline delle Langhe e del Monferrato si nascondono dei tesori, restano nascosti perché il carattere dei piemontesi è fatto così. Non ci vantiamo, stiamo con i piedi per terra, i nonni contadini ci hanno insegnato un modo di vivere molto vicino a quello raccontato da Franco Testore.
La scorrevolezza e le immagini che la sua scrittura mi hanno trasmesso non me lo aspettavo, sembra brutto dirlo ma la copertina in una libreria non mi avrebbe convinto. Sicuramente la colpa è mia, il mio lavoro di Illustratore mi porta a farmi ingannare dall’aspetto visivo ma quando leggo so lasciarmi trasportare da una storia ben scritta. Questo libro è bello, è profondo, tocca riflessioni e sentimenti che non conoscono tempo e anche se l’ambientazione è nel passato penso che potrà valere sempre perché i nostri sentimenti e le cose più profonde non hanno tempo.
Questo forse è uno dei più grandi pregi di questo romanzo, quello di farti scoprire un mondo semplice ma difficile, una storia che racconta un’intera comunità fra i sogni di una 500 che non sai guidare e quelli di una felicità che non puoi trovare senza avere vicino una persona da amare. nulla però è semplice come sembra, per trovare l’amore in un posto chiuso come una “valle delle nocciole” serve un carabiniere con origini calabresi, un pullman e un album di fotografie. Può non sembrare romantico ma la vita una volta era fatta così.
Non voglio raccontare troppo della trama perché odio gli spoiler ma la maestra, che veniva da Alessandria, cambia la vita a Bertina che non sa leggere e non conosce gli orizzonti che i liberi sanno regalare. Questo è quello che è successo a me quando ho smesso di leggere i libri obbligatori che mi davano a scuola e ho scoperto i racconti di Edgar Allan Poe, e tutte le storie di avventure che un ragazzino dovrebbe avere nella libreria di casa.
Adesso che ho passato i cinquant’anni forse sono altri i libri che mi segnano davvero, la mia passione per Andrea Camilleri mi porta ad apprezzare anche i testi che contengono parole in dialetto o piccole frasi che danno un senso di verità, come nel birraio di Preston. Non a caso quando mi arrabbio davvero esci fuori qualche parola in dialetto, che capisco bene ma non parlo mai. Sono quelli i momenti in cui mi appaiono scorci della mia infanzia, quelli in cui mi sembra di ricordare e riscoprire qualcosa di davvero prezioso. Gustatevi questo libro come fosse Nutella, fatta con le nocciole di quella Valle, nascoste dentro un guscio marrone che bisogna riuscire a rompere per scoprire la bontà che il Piemonte nasconde nei libri e a tavola.
Ringrazio Araba Fenice per aver pubblicato questo libro, il destino per avermelo affidato e la storia che contiene per avermi fatto conoscere un’altra storia affascinante. Mi sento fortunato come la Bettina.
Andrea Musso
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