Roberto Tucci

Inventarsi una rivista di letteratura a ventidue anni ad Avellino negli anni ’90.
Suona eroico, e lo era.
Lea, che di quella rivista era non solo l’anima ma anche il sangue e il respiro, era una portatrice sana di entusiasmo in una terra arida, sterile, fredda. A casa sua, a Manocalzati, un paesino minuscolo che si conosceva solo per uno dei primi pub della provincia, aveva trasformato la tavernetta in una redazione e ci accoglieva là, sempre indaffarata e propositiva.
Non era facile dire che ti stavi occupando di un mensile di letteratura, ad Avellino negli anni ’90. Non era facile, intendo, trovare qualcuno a cui potessi dirlo sperando di destare un minimo interesse, una curiosità. Più spesso rischiavi di ottenere in risposta un sospetto, se non un allontanamento. E invece Lea era forte nella sua intenzione, veniva da un’esperienza significativa a Torino e riusciva a coinvolgere persone, a individuare chi poteva dare un contributo.
Io con Lea avevo condiviso anni di amicizia adolescenziale, quegli anni in cui i legami sono forti e definitivi, bellissimi e a volte dolorosi. Ma questa era la prima cosa “vera” che facevamo insieme.
Quando abbiamo dato vita a Ex Libris, eravamo nella fase in cui provavamo a incanalare i sogni dentro binari più definiti, e seguendo quel binario ognuno iniziava ad allontanarsi dal cammino comune dell’adolescenza. Però ricordo con estrema limpidezza il momento – era un primo pomeriggio di fine estate – in cui Lea passò da casa mia dopo aver ritirato in tipografia il primo numero della rivista, quello verde che ho sempre custodito con grande gelosia. C’era un sole molto forte che illuminava il salone della casa dei miei, e in un luogo che fino ad allora era stato teatro solo di feste, risate e speranze, ora avevamo tra le mani qualcosa di concreto. Appena stampato. Ricordo l’orgoglio nel suo sguardo, e di come l’aveva trasmesso anche a me.
Ex Libris ci ha poi aperto un mondo di avventure divertenti – tra tutte una serata a Grottolella con una libreria ambulante coraggiosissima e nessuno, proprio nessuno, che comprava – di contatti importanti e di letture sorprendenti. Poi tanti anni dopo io e Lea abbiamo voluto che le nostre strade si incrociassero di nuovo a Torino. E questo non sarebbe mai avvenuto se non ci fossero stati quei piccoli, colorati, ricercati numeri di Ex Libris che erano delle chicche disseminate nel deserto di una provincia qualunque degli anni ’90.

 

Marisa Barile

Quando incontrai Lea Iandiorio e mi espose il suo progetto ero una sognatrice e pensai di aver trovato una persona che sognava, ma con la caparbietà e la concretezza di quelli che i sogni li realizzano. Mi piacevano. Lei e il suo progetto. Una rivista mensile di letteratura. Ad Avellino, anzi no, a Manocalzati. Mi mettevo nella mia 127 e guidavo verso la redazione. Facevo parte di una redazione. Ero contenta. Per tutto il tempo che ho collaborato a exlibris sono stata contenta. Quando leggevo i libri da recensire o quando si andava da Jacelli per curare le pagine della rivista, chiuse noi e Lina in una stanzetta sul retro dove tutto diventava reale, concreto. È un periodo della mia vita in cui sono stata felice perché mi piaceva leggere, scrivere e vedere come le idee prendevano forma. Due momenti ricordo in particolare che resteranno impressi. Il primo quando uscimmo dal tribunale di Avellino, dopo aver finalmente ottenuto una serie di cifre che marcarono a fuoco vivo il progetto di Lea. Lessi la gioia e la fierezza nei suoi occhi. Il secondo quando ci recammo al Lingotto di Torino per la Fiera del Libro. In treno, con valigie piene di exlibris rossi che ci maciullavano le spalle e la schiena. Il desiderio di far conoscere la rivista superava ogni cosa e noi eravamo leggere perché il contagio delle idee e il credere in quelle idee erano senza gravità. Sono passati molti anni da allora. Le scelte fatte dopo quell’esperienza sono state diverse. A volte confuse o sbagliate. Ora eccomi qui. Continuo a leggere e a scrivere. Insegno e mi piace. Ai miei studenti dico di leggere e se scopro che scrivono, chiedo loro di farmi leggere le loro cose e se loro mi chiedono consigli io li inondo dei libri che amo o che ho amato. La fortuna è che a qualcuno il messaggio è arrivato e, talvolta, pur non essendo miei studenti resto legata a loro e, mi piace pensare, loro a me. exlibris e Lea sono parte del mio vissuto e il mio grazie di adesso resta l’immutato grazie di allora.