“La storia, le storie”: è questo il tema della terza edizione degli Stati Generali della Letteratura del Sud, il focus promosso dal festival Salerno Letteratura, che si è tenuto dall’8 all’11 novembre, in Basilicata e Campania, precisamente tra Potenza, Salerno e Cetara. Quattro giornate itineranti di incontri, dibattiti, reading e spettacoli nate per rendere omaggio a Matera 2019 e frutto dell’alleanza di 25 manifestazioni promosse negli anni in sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Dopo le prime due edizioni, tenutesi tra Pollica e Acciaroli e dedicate rispettivamente ai temi di  “Continuità/Rottura” e “Realtà/Invenzione”, quest’anno gli Stati Generali sono tornati ad interrogare scrittori, intellettuali e pubblico su un nuovo “tema-valigia” che mette in risalto l’urgenza di elaborare narrazioni che sappiano stare dentro il nostro tempo analizzandone tutte le complessità. Tra gli obiettivi principali vi sono stati sicuramente valorizzare i territori attraverso la cultura e far diventare la manifestazione un punto di riferimento nazionale della cultura del Sud. Un’iniziativa dal respiro internazionale e di grande qualità, che ha messo al centro il mondo dell’editoria e che non a caso si è tenuta nei giorni di inaugurazione delle Luci d’Artista a Salerno, in modo da poter dare la possibilità anche ai turisti di godere di momenti e spunti di riflessione. La scelta del tema di questa terza edizione è partita dalla volontà di voler celebrare, a quasi un anno dalla scomparsa, Giuseppe Galasso: storico, giornalista, politico e professore universitario napoletano che inaugurò la prima edizione di Salerno Letteratura nel 2013.

Primo giorno

La quattro giorni si è aperta giovedì 8 novembre a Potenza con tre incontri che si sono svolti tutti nel Museo nazionale archeologico Dinu Adamesteanu. Si è partiti con Gennaro Carillo, docente di Storia del pensiero politico e di Diritto e letteratura all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, e la lectio su “Vico: il mito dell’origine e il mondo barbaro”, in occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita del filosofo. A seguire, Gaetano Cappelli con la ripubblicazione di Floppy Disk per l’editore Marsilio: trent’anni dopo lo scrittore è tornato con il suo romanzo d’esordio, un thriller con protagonista un giovane legato al traffico internazionale di armi. La prima giornata si è conclusa con un concerto-reading per Gilda Mignonette con la voce narrante di Alessio Arena, autore di La notte non vuole venire (Fandango), romanzo ispirato proprio alla vita di Griselda Andreatini, in arte Gilda Mignonette, cantante del varietà italiano che tra gli anni Venti e Cinquanta incantò New York con la sua splendida voce.

Secondo giorno

Gli appuntamenti del secondo giorno si sono svolti sempre a Potenza partendo da Giuseppe Lupo, autore di L’americano di Celenne (Marsilio), passando poi nella prima serata ad un concerto-reading ispirato al romanzo Le rughe del sorriso di Carmine Abate: una storia che racconta il viaggio di una giovane libica arrivata in Calabria e poi scomparsa all’improvviso. Per finire, alle 21.00, spazio al racconto-recital di Pasquale Scialò, autore di Storia della canzone napoletana (Neri Pozza), che coprendo poco più di un secolo, dal 1824 al 1931, ha ricostruito il lungo percorso che dalle raccolte di materiali popolari porta alla canzone d’autore napoletana.
In contemporanea, invece, a Salerno nello splendido Salone dei Marmi di Palazzo di Città, si è tenuto l’incontro con Antonio Scurati, autore di M. il figlio del secolo (Bompiani). Questo è il primo di una serie di libri che raccontano la vita di Benito Mussolini: in questo volume sono trattati gli anni che vanno dal 1919 al 1925. Scurati ha dichiarato di aver scritto questo romanzo proprio perché in questa forma non era mai stato fatto e perché era il momento giusto per scrivere dell’uomo che ha cambiato le sorti del nostro Paese. Durante la presentazione, lo scrittore ha infatti sottolineato che fosse il momento giusto per scrivere di fascismo a causa dei cambiamenti storici avvenuti in questi anni e di cui vediamo chiaramente gli effetti e i segni intorno a noi. Oggi, infatti, secondo lui non esiste più una pregiudiziale sul fascismo e molti leader politici utilizzano consapevolmente e volutamente citazioni mussoliniane. Per Scurati oggi si può fare letteratura con equanimità – come andrebbe sempre fatta, altrimenti si parlerebbe di politica –  senza dare giudizi, senza coinvolgere ideologie, senza condanne morali. Lui stesso definisce il suo libro un “romanzo documentato” nel quale il giudizio ci deve essere, ma solo alla fine, non ancora prima di averlo letto. Per scriverlo, egli ha riaperto archivi, ha studiato, si è chiesto di nuovo chi fosse stato Mussolini e cosa fosse stato il fascismo. L’opera di Scurati è il primo caso in cui, in maniera unitaria, viene tracciata la parabola politica, umana, esistenziale del duce come se si trattasse di un romanzo.

Terzo giorno

Per la terza giornata, invece, la manifestazione si è spostata a Cetara nella suggestiva cornice di Torre Vicereale, dove in mattinata vi è stata prima una tavola rotonda sul pensiero e l’opera del grande storico Giuseppe Galasso, e successivamente si è tenuto l’incontro con Maria Pace Ottieri, autrice di Il Vesuvio universale (Einaudi): un focus sulle voci e le storie delle famiglie del territorio vesuviano. Nel pomeriggio, invece, sempre a Cetara ma nella Sala polifunzionale “M. Benincasa”, tre incontri che si erano già tenuti a Potenza nei primi due giorni della manifestazione con gli scrittori Gaetano Cappelli, Gennaro Carillo e Carmine Abate. In serata si è ritornati a Salerno presso la Fondazione Menna con Paolo Macry e il suo Napoli, nostalgia di domani (Il Mulino), un libro che racconta la storia di Napoli, le esperienze politiche che la hanno segnata e il rapporto di Macry (napoletano d’adozione) con la città. Lo storico ha evidenziato come Napoli conserva il suo ambiente fisico e allo stesso tempo restituisca anche immagini e scenografie del passato. Durante la presentazione, poi, si è soffermato soprattutto sull’aspetto politico e sul rapporto tra il popolo e i suoi sovrani: secondo lo scrittore, in questa città, tale rapporto non ha mai subito una mediazione, ma è sempre stato diretto, lungo un asse che parte da Masaniello fino ad arrivare ai tre sindaci-sovrani Lauro, Bassolino e De Magistris. Questo libro trasmette la suggestione di una città difficile, ma mai rassegnata: Napoli come un mondo da pensare o forse un modo di pensare.

Quarto giorno

L’ultima giornata della kermesse si è aperta a Cetara con un incontro tutto al femminile: Emma Giammattei (curatrice con Emanuela Bufacchi) ha presentato Potere, prestigio, servizio. Per una storia delle élites femminili a Napoli, 1861-1943 (Guida). Nel tardo pomeriggio a Salerno, sempre alla Fondazione Menna, il protagonista invece è stato Alessio Forgione, autore di Napoli non amour (NN). Lo scrittore, che oggi lavora in un pub a Londra ed è al suo esordio letterario, racconta di un trentenne napoletano e disoccupato, figlio di una generazione costretta a fuggire. Il giovane, non sopportando più la sua vita monotona e non riuscendo a trovare un posto nel mondo, decide di farla finita. Sarà l’amore a ridargli speranza, così come a togliergliela, disperdendo i desideri ritrovati e le speranze di una vita diversa. Successivamente, dopo Forgione, vi è stato il gran finale al teatro Genovesi di Salerno con, nuovamente, il concerto-reading per Gilda Mignonette.

Francesca Consiglio