Anno 1 | Numero 1 | Settembre 1997

Alice nel paese delle meraviglie dell’inglese Lewis Carroll è da molti erroneamente considerato un libro esclusivamente per bambini. Il romanzo-fiaba, in realtà, nasconde significati molto profondi e trasgressivi per la sensibilità e la pedagogia del tempo in cui è stato scritto (1865).

Il tema centrale ha una tradizione illustre e antichissima: il viaggio iniziatico come rivisitazione dai toni più scanzonati della classica discesa agli inferì. La caduta di Alice verso il centro della terra allude chiaramente al mito di Orfeo e a tutte le istanze di rinascita e rigenerazione a cui esso è collegato.

Il mondo meraviglioso, che Alice visita, simboleggia negativamente il mondo reale con le sue norme morali e le sue regole sociali. Con i suoi abili e ingegnosi giochi linguistici, con l’ironia e la trasgressione, Carroll gioca a distruggere la stolida pedagogia ufficiale a cui ne sostituisce un’altra fondata sull’amore, sulla capacità di sognare e di sapersi avvicinare il più possibile all’animo del bambino. In tal senso il messaggio di Carroll è di una modernità sconcertante tanto più se si pensa ai metodi educativi del suo tempo, basati sull’autoritarismo, sul nozionismo, sul perbenismo ipocrita, sul moralismo sciocco e perverso. I personaggi di Carroll, allora, diventano delle garbate prese in giro di uomini e del modo di pensare dell’Inghilterra vittoriana.

L’ironia e l’allegoria pervadono tutto il libro. La curiosità che induce Alice a guardare cosa c’è nel pozzo e a buttarcisi dentro invita i giovani ad avere coraggio, a sapersi proiettare nel futuro e a disubbidire alle imposizioni sciocche, ma con razionalità, proprio come fa Alice che, come dice l’autore, è una bambina “strana”. La sua stranezza consiste forse nella sua intelligenza, virtù decisamente poco apprezzata nell’Inghilterra pruriginosa della regina Vittoria, perché considerata segno di insana e precoce malizia nei bambini. Alice è consapevole, si analizza dialogando con se stessa e si proietta fuori di sé per osservarsi come se si trattasse di un’altra persona.

Ma il “viaggio” verso la vita è lungo e tortuoso e molto spesso nella nostra impazienza di crescere ci troviamo disorientati proprio come Alice nel pozzo, che perde la cognizione del tempo, dello spazio e delle grandezze e cresce e si rimpicciolisce di continuo. Gli adulti dal loro canto mostrano segni di insofferenza per questa improvvisa invadenza e metamorfosi dei fanciulli e li colpevolizzano ingiustamente.

Come se non bastasse, poi, il mondo degli adulti è pieno di insidie, ipocrisie e cose sgradevoli come la politica, i processi e soprattutto l’autorità con tutti i suoi abusi e incongruenze che nel libro è incarnata dal Re e dalla Regina di Cuori e dal loro esercito. In questo mondo di matti, Alice trova un solo amico, il Gatto, che possiede una qualità che lo accomuna a lei: il metamorfismo. Il Gatto più che trasformarsi compare e scompare a suo piacimento. Questa dote si carica di implicazioni altamente sovversive dal momento che chi è in grado di trasformarsi, sparire, camuffarsi, si sottrae facilmente al controllo del potere. È facile intuire, quindi, come questa capacità del Gatto venga considerata molto sconveniente. Il Gatto è forse l’adulto veramente saggio, maturo, consapevole, forte e indipendente. Alice si lamenta con il suo amico che nella partita a croquet (metafora della vita) nessuno gioca lealmente e ognuno pensa solo a se stesso.

Alla fine Alice cresce e matura, acquista coraggio e impara a valutare la realtà per quella che è, comprende cioè che il mondo della Regina di Cuori non è altro che “un mazzo di carte”. Solo gli ignoranti e gli immaturi guardano senza vedere i soprusi dei più forti che fanno leva proprio sull’ignoranza per fare i propri comodi.

Il messaggio che Carroll vuole inviare alla fine del suo libro, però, è anche un messaggio rivolto agli adulti. Benché si cresca, è bene conservare un briciolo d’infanzia: non dobbiamo inaridirci nella banalità del reale e perdere l’attitudine a sognare.

Titti Castiello

“Ma chi sono io? Ditemi prima chi sono e, se mi piacerà essere quello che voi dite, tornerò su. Se no, me ne resto quaggiù finché non divento qualcun’altra.”

Lewis Carroll (1832-1898) è lo pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson. Fu professore di matematica ad Oxford e studioso di geometria euclidea a cui si dedicò in diversi saggi. Deve, però, la sua fama ai due racconti Alice nel paese delle meraviglie (1865) e Attraverso lo specchio (1871) scritti per divertire la nipotina e le sue amichette.

 

In libreria

Lewis Carroll
Alice nel paese delle meraviglie
Feltrinelli, 2013
Collana: Universale economica. I classici
Testo inglese a fronte. A cura di L. Lunari
222 p., brossura
€ 8,00

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