Per quelli tra voi che leggono con scioltezza in inglese, ma anche per quelli che lo fanno con meno scioltezza e però non potrebbero proprio aspettare un giorno di più, eccomi qui a consigliarvi Anything is possible, l’ultimo, bellissimo libro di Elizabeth Strout.

Ecco qui un uomo che ha perso la sua fattoria in un incendio e che, senza confessarlo a nessuno, ha cominciato a pensare d’aver ricevuto, quel giorno lontano, un messaggio da Dio. Ecco una vedova che si è invaghita di un uomo sposato, ed eccoli infine seduti, l’una accanto all’altro, sul gradino di un ufficio postale. Ecco quell’uomo, un reduce dal Vietnam, innamorato di una prostituta. Ecco una donna che vive ancora in una casa bellissima col proprio marito nonostante le strane, paurose inclinazioni di lui. Ed ecco qui, tra molti altri, Lucy Burton, (sì, lei: ve la ricordate?), venuta da New York a trovare il fratello e la sorella, dopo la morte dei genitori.

Ecco le vite di uomini e donne ad Amgash, Illinois, e nei dintorni di Amgash, dentro le scuole, nelle fattorie, lungo le strade, accanto ai campi di granoturco, nelle cucine e nelle stanze da letto, sotto quel cielo così sconfinato (è in questo modo che a volte le cose ci appaiono, guardate con gli occhi della memoria).

Anything is possible non è propriamente un sequel di Mi chiamo Lucy Burton, anche se Lucy è presente, mi pare, in ogni capitolo – una figura evocata, un ricordo, un’impressione lasciata negli altri. Non è propriamente un romanzo ma neppure una raccolta di racconti. È semplicemente l’ultimo libro di un’autrice meravigliosa come Elizabeth Strout, e questo dovrebbe bastare.

È la storia di quei personaggi ed è la nostra, la storia del luogo dal quale veniamo (il nostro passato), di ciò che vorremmo in futuro, di ciò che ci manca, di quel che possiamo aggiustare e di quello che è rotto per sempre ma che potremo comunque accettare e provare a tenere com’è.

Leggo da anni con ammirazione e gratitudine i libri di Elizabeth Strout. Credo di doverle molto. Devo moltissimo all’umanità del suo sguardo, alla sua compassione, all’amore che pare nutrire per le nostre vite, per tutti quelli che come noi si arrabattano, che fanno i conti con la propria esistenza, coi propri errori, e che hanno perso dei pezzi, pezzi importanti, durante il cammino.

Leggete Anything is possible. Divoratelo oppure leggete con calma, consultando il dizionario (ma vedrete che non servirà più di tanto). Anche se tutto è possibile, ci sono libri – che regalo, che gioia – per cui non è proprio possibile aspettare un giorno di più.

Elena Varvello