Ex-Libris-0-6-5

Anno 0 | Numero 6 | Marzo 1997

Che inenarrabile casino! (Il Melangolo) è la trasposizione scenica del romanzo Il solitario dello stesso Eugène Ionesco. L’opera fu rappresentata al teatro Moderno di Parigi il 14 novembre 1973. Fu immediatamente uno strepitoso successo e i critici elogiarono unanimemente l’originalità assoluta del drammaturgo che aveva saputo (forse per la prima volta nel teatro moderno) trasferire nella semplicità dei monologhi dei suoi attori l’intera tematica esistenzialista di Sartre e Camus, la saggezza di Dostoevskij e la desolazione di Kafka.

L’opera non racconta nessuna ‘storia’, è soltanto una sfilata di personaggi di strada che si alternano singolarmente sul palcoscenico per raccontare le proprie mediocri storie di vita. Ognuno di essi sfoggia con drammaticità l’inutilità inconsapevole della propria esistenza trascorsa interamente nella medesima strada, nello stesso popolare condominio, tra le chiacchiere scialbe e risapute che riguardano il tempo, i soldi che non bastano mai, le tasse che si devono pagare, gli amori proibiti di chi ha un po’ di bellezza da vendere, i desideri che rimangono per sempre inappagati, le continue ristrettezze, le privazioni di tutte quelle belle e frivole cose che per quanto non necessarie sono comunque importanti perché danno un’aria diversa, risollevata all’aspetto di un uomo.

Chi lavora come un matto, per tutto il giorno, come una macchina, senza ideali e senza passione, chi fa le stesse cose automaticamente si riconosce subito per la strada perché ha il volto di un essere abbrutito da quella serie di giorni tutti uguali a se stessi, tutti nauseanti e vuoti, tutti senza sorprese o accadimenti per cui vale la pena stupirsi e sorridere, tutti lontani dalle cose che contano nella vita. Proprio questi volti immiseriti dal tempo ha messo liberamente in scena Ionesco. Li ha, con sorprendente abilità, sezionati e studiati nella loro povertà attraverso “lui”, cioè attraverso il Personaggio che è il soggetto principale dell’opera, quello attorno a cui ruota tutta la commedia. Il Personaggio è un attore murato nel silenzio, recita la parte di uno spettatore disorientato della vita. Per tutta la durata della rappresentazione sta lì sul palcoscenico muto, seduto su una sedia con lo sguardo perso proprio di chi non è né felice né infelice e ascolta tutte le pochezze di chi agita attorno a lui. E proprio il suo silenzio la novità dell’opera perché il silenzio è la denuncia dell’insofferente sopportazione di tutta quell’inutilità normale che si concentra per le strade e i condomini e che sopprime la vera umanità: la mente e il cuore. “Forse le cose devono andare così” sembra dire nelle sue immense pause il Personaggio. Forse devono esistere tutte queste vittime del sistema: le signore col cagnolino, i padroni di ristoranti, le cameriere, le portinaie, gli operai, le donnette, i poliziotti, gli impiegati e i finti rivoltosi perché così è disposto nell’ordine delle cose. E poi devono esistere quei pochi uomini a cui è lasciata l’intera comprensione e l’intera consapevolezza della vita. Questi uomini sono gli unici che hanno conoscenza, che simboleggiano la coscienza collettiva, la ricerca del ‘meglio’ e dei valori… Ma allora (sembra continuare dire il Personaggio) perché e per chi si fanno le guerre e le rivoluzioni, per chi si combatte e si muore se tutte le idee della gente comune rimangono immutate e prive di ingenuità?

Questo pezzo di teatro (abbandonato per la sua difficoltà interpretativa) a più di venti anni di distanza è ancora fortemente rivoluzionario perché ripropone una considerazione profonda e intima sul modo attraverso cui viviamo sempre più estraneo agli interrogativi più veri dell’esistenza – amiamo? crediamo? ci emozioniamo? scegliamo? costruiamo la nostra autentica identità? –

Damiano De Luca

 

Eugène Ionesco è nato a Bucarest nel 1912 e ha esordito nel teatro nel 1950 con La cantatrice calva. Si è formato culturalmente tra la Francia e la Romania. Tra le altre sue opere successive: La lezione (1951), Le sedie (1952), Vittime del dovere (1953), Rinoceronte (1959), Il re muore (1962).

In libreria

inenarrabileEugène Ionesco
Che inenarrabile casino!
Il Melangolo, 1994
A cura di E. Jacquart
Traduzione di S. Bajini
236 p., brossura

€ 7,40

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