Chi porta le ombre è il romanzo d’esordio di William Raineri, designer affermato in campo internazionale, e ci è consentito affermare che si tratta di un esordio pienamente convincente.

Chi porta le ombre è un giallo storico ambientato nel bresciano su due piani temporali: il dicembre del 1950 e il dicembre del 1944. Il protagonista, Benito Pietra, ma conosciuto con il nome di battaglia di Olmo, è stato un comandante partigiano, ma ora si arrabatta come può tra un lavoretto e l’altro commissionato dai suoi compaesani e sempre in contrasto con la madre, vedova di un tipografo ucciso dai fascisti.

La storia di Olmo si incrocia con quella del tenente dei carabinieri Enrico Carraro, romano ma di stanza a Brescia, insoddisfatto e sul punto di dare le dimissioni dall’Arma. Tuttavia la sua curiosità viene stimolata dagli strani suicidi in alcune città venete di personaggi compromessi con il passato regime. Saranno veri suicidi oppure si tratta di omicidi mascherati come pensa il giornalista Fogaz? Gli investigatori non sono d’accordo con questa tesi, ma Carraro comincia a indagare e ben presto Olmo sarà coinvolto nelle sue indagini.

Chi porta le ombre è un romanzo solido e ben strutturato anche se i luoghi, i personaggi e gli avvenimenti sono frutto della fantasia dell’autore, tuttavia l’atmosfera degli ultimi anni della guerra e dei primi anni del dopoguerra è resa con precisione e partecipazione e trasporta il lettore nella mente e nel cuore dei protagonisti.

Nel romanzo si odono gli echi dei romanzi di Fenoglio, ma mai in modo invadente, Chi porta le ombre mantiene il suo timbro e la sua autonomia.

Olmo è il protagonista e in lui si può scorgere qualche tratto del partigiano Johnny, è un personaggio a tutto tondo con le proprie ossessioni e i propri rimorsi provenienti dal tempo di guerra, è una sorta di investigatore privato del paese (inventato) di Mugno e, se posso fare un appunto, nel finale indulge un po’ troppo alla figura del detective Marlowe di Raymond Chandler.

Notevole è anche il personaggio del tenente Carraro, umanissimo carabiniere romano con la nostalgia per la sua terra, ma anche dedito fino in fondo al suo dovere e alla ricerca della verità.

In conclusione Chi porta le ombre è un bel romanzo e va dato atto all’autore della profondità con cui ha saputo scandagliare i sentimenti dei personaggi e la delicatezza con cui ha saputo presentare vicende dolorose della storia italiana.

Infine vorrei aggiungere l’auspicio di vedere presto Olmo e Carraro in un nuovo caso delittuoso.

Rita Garzetti