«Si trasmetteva da uomo a uomo come un’epidemia, come la peste di Giustiniano o l’influenza spagnola… La gente cadeva per le strade.Sì, il passato è contagioso. Il contagio si era diffuso ovunque.»
È il passato il protagonista di Cronorifugio, un romanzo struggente e al tempo stesso ricco di satira, difficile da inquadrare e raccontare, nato dal genio di Georgi Gospodinov, scrittore bulgaro molto noto in patria, tradotto da Giuseppe Dell’Agata.
Gaustin, un personaggio misterioso che il narratore conosce, poi perde di vista, poi ritrova, ma a cui si sente profondamente legato, è ossessionato dal passato.
Inizialmente raccoglie oggetti, immagini, musiche, documenti, con il desiderio di riportare in vita ciò che è stato, di respirare atmosfere, di risentire profumi, suoni.
Questo collezionista quasi maniacale, che si comprende essere l’alter ego dell’autore, decide di inaugurare una clinica del passato, in cui i pazienti, affetti da perdita della memoria, possono ritornare, come in un viaggio nel tempo, in un anno della loro vita. Ogni aspetto viene ricostruito fedelmente, regalando ai pazienti la gioia di sentirsi pienamente a proprio agio, di riconoscere l’atmosfera, gli oggetti, i colori, gli odori di quel periodo.
La prima clinica viene inaugurata a Zurigo, dove ogni piano è dedicato a un decennio.
È la perdita della memoria, infatti, la piaga che colpisce l’umanità. Troppe persone sopravvivono in un tempo che non è più il loro, non riconoscendo più nulla di quanto li circonda. L’unico modo per tenerli in vita è riportarli nel passato, restituendo loro dignità.
Il progetto di Gaustin ha un successo repentino: si inaugurano altre cliniche, ma poi il desiderio di tornare indietro, di rivivere il passato, come un virus si diffonde anche tra la gente “sana”, che non soffre di perdita della memoria, ma di una immensa nostalgia per quello che è stato.
Si arriva a istituire un referendum a Sofia per decidere in quale decennio bisogna vivere e il lettore verrà catapultato nella Bulgaria più buia degli anni del comunismo, nel patriottismo a tratti eccessivo, nel culto dello stato e dei suoi rappresentanti, negli eccessi e nella nostalgia di quel periodo, ma anche nei fermenti rivoluzionari, nella voglia di libertà e indipendenza.
Gospodinov trasporterà il lettore per altre città e per altre atmosfere, mescolando le storie di singoli uomini con quella di intere nazioni, senza tralasciare allusioni e riflessioni sull’Europa contemporanea.
Con toni delicati, malinconici, ma anche con un pizzico di ironia, Gospodinov racconta storie di uomini, ricordi di vite, riflettendo sulla nostra società, sull’importanza della memoria e del ricordo.
Un romanzo dai mille colori e dalle mille sfumature, per riflettere su chi siamo, sul valore della piccola storia di ciascuno di noi, che compone, come un mosaico, la Storia.
Eleonora Ruggiero
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