Dove comincia la rivoluzione? Ce lo siamo chieste a più riprese durante la lettura del romanzo da omonimo titolo, scritto da María Helena Boglio e pubblicato dalla casa editrice Scritturapura.

Leggendo il racconto della vita di Sofia e della sua crescita, dall’età scolare a quella adulta non crediamo di aver trovato una risposta univoca ed esaustiva alla domanda.

Il romanzo, molto scorrevole e di facile lettura, anche in virtù della brevità dello stesso, narra le vicende di una giovane ragazza, la quale si trova a crescere nell’Argentina dei primi anni settanta, mentre in città vi è grande fermento politico, essendo questi gli anni che hanno preceduto il colpo di stato del 1976.

Sofia è una giovane come tante, obbediente ai genitori, fortemente legati alla cultura e al costume del tempo, innamorata e illusa come solo una ragazza della sua età può essere e vogliosa di continuare i suoi studi, dopo la scuola superiore, per poter accedere all’università, diventare un’insegnante e riuscire a badare a sé stessa senza dover dipendere da un uomo (crediamo che questo sia il più rivoluzionario degli aspetti caratteriali della protagonista). Sospinta da queste ambizioni, Sofia si ritrova però a scontrarsi con una realtà ben più cruda e violenta: mossa da un’infatuazione adolescenziale confusa per amore, decide di sposare David, giovane che inizialmente sembra viaggiare su un binario parallelo a quello di Sofia e delle sue ambizioni ma che, dopo il matrimonio, si rivela invece profondamente violento e radicato alle convenzioni sociali dell’epoca, oltre che personaggio con una considerazione della donna tutt’altro che rivoluzionaria e amorevole.  Dopo una breve ed infelice esperienza matrimoniale, Sofia trova il coraggio di lasciare David per tentare di ritornare alla sua vecchia vita e alle sue ambizioni, scontrandosi nuovamente con una realtà ben lontana dal suo pensiero, con genitori malati nel cui rapporto i ruoli si ritrovano ora invertiti e un fratello ormai lontano, che ha preferito cercare di realizzare i suoi progetti di felicità lontano da quell’Argentina.

Accanto alla storia familiare di Sofia, vi è la storia dei suoi studi universitari, del rivoluzionario Mauricio e del fermento che anima il Paese. Per quanto vi sia la volontà di dare importanza al personaggio di Mauricio e alle sue vicissitudini, queste fanno solo da sfondo al racconto di vita della protagonista, la quale ha solo nelle pagine finali del romanzo un assaggio di quello che la crisi politica in atto realmente sia.

Ma dunque, dove comincia la rivoluzione? Non crediamo Sofia sappia rispondere a questa domanda. Quello che traspare dalle pagine di questo libro è che la rivoluzione comincia in chi ad essa si interessa, in chi ha la percezione di un problema sociale e decide di voler fare qualcosa per evitarlo o sistemarlo, in chi frequenta luoghi di cultura non solo con il fine di acquisire cultura, ma anche e primariamente con quello di sfruttare i mezzi che la cultura mette a disposizione. Crediamo che il personaggio di Mauricio incarni appieno questo spirito rivoluzionario sin dalle prime pagine del libro.

Non pensiamo sia però un caso che egli sia solamente un personaggio secondario in un libro che si propone di dare questa informazione, almeno negli intenti suggeriti dal titolo. Crediamo che l’autrice volesse esprimere i diversi tipi di atteggiamento che un cittadino può manifestare in un contesto di tale fermento politico. Se da un lato Mauricio si trova a partecipare attivamente al cambiamento, subendone in prima persona le conseguenze, dall’altro nel libro trovano spazio anche personaggi come Josè, che fiuta il problema e decide di voltare le spalle alla sua Argentina e fuggire in un altro Paese in cerca di una maggiore sicurezza, ci sono i genitori di Sofia, che ascoltano alla radio quanto si racconta ma figurano come spettatori di fronte alla scena, c’è David e la sua famiglia che non approvano la rivoluzione al punto di negarla e di censurare con violenza qualsiasi messaggio si discosti da quella che è la loro visione politica. Infine, c’è Sofia, che forse ricopre la più infelice delle posizioni. Essa è, in qualche modo involontariamente tenuta all’oscuro di quanto sta accadendo e per tutta la vita è cresciuta con un retaggio culturale che vede la donna come “almeno un passo indietro” rispetto all’uomo da cui dipendere in tutto, anche nell’elaborazione di un pensiero critico. Questo non le fa riconoscere con chiarezza la rivoluzione nemmeno quando ci si ritrova dentro: nonostante a più riprese si propongano episodi di violenza legati alla situazione politica, l’impressione è che Sofia comprenda soltanto nelle pagine finali del libro cosa davvero stesse succedendo nel suo Paese.

Il romanzo di M. H. Boglio ci mette di fronte a quanto sia infido, nelle fasi iniziali, qualsiasi problema sociale e quanto solo orecchi e occhi particolarmente attenti possano essere in grado di capire che è importante intervenire fin dal principio con fermezza. In questo, quanto raccontato per l’Argentina degli anni settanta può essere sfruttato come ammonimento per qualsiasi altra urgenza del mondo contemporaneo. E questo è ciò che oggi questa storia ci lascia.

Tomi & Tomini – Club del libro
(Cristina Ruga)