Più di mezzo secolo fa veniva pubblicato negli Stati Uniti Giles goat boy (1966) e qualche anno più tardi, per la tipograficamente bellissima collana La Scala di Rizzoli, sarebbe apparso anche nelle librerie italiane, con la preziosa traduzione di Luciano Erba, questo romanzo pirotecnico e geniale di John Barth, con il titolo per una volta letterale Giles ragazzo capra (1972).
Da allora, per i lettori italiani, una voragine culturale, come direbbe qualcuno.
E qualcuno prima o poi dovrà pur rendere conto del fatto che questo epocale romanzo di Barth non sia mai più stato ripubblicato in Italia da ben 45 anni!
È mai possibile?
A me una cosa del genere (per tacere del fatto che anche Il coltivatore del Maryland, gemello di Giles come periodo creativo di Barth, non è stato più ripubblicato e un altro libro come Chimera è addirittura inedito …) mi manda ai matti. Mi manda ai matti soprattutto quando sento dire “Eh ma bisogna vedere se conviene all’editore ristamparlo, se vende…”. Fregnacce.
In Italia ogni anno vengono stampati 60.000 titoli e 59.990 non vendono abbastanza per l’editore che li ha pubblicati, oltre al fatto che probabilmente 59.989 si potrebbe fare a meno di pubblicarli anche per l’inutilità dal punto di vista letterario. Insomma, questa litania che tende a nascondere le mancanze del lavoro degli editori dietro la finta scusa delle vendite ha stancato, oltre al fatto che su mille e mille editori che stanno lì a stampare letame non ce ne sia uno che si prenda la briga di dire “Per la peppetta, ci siamo dimenticati di Barth… quello che vent’anni fa usavamo per dire che se non ci fosse stato lui te li scordavi Pynchon, De Lillo, Ellis, Wallace e tutto il post moderno perché eravamo noi che lo dicevamo vero, mentre eravamo ubriachi per finta ma molto a la page e tentavamo di vendere lo scrittore appena morto?”.
E forse si magari Barth deve morire visto che è del 1930 e ha quasi novant’anni, e vedremo subito nel giro di qualche mese le ristampe di tutti i suoi libri gradualmente, come di recente è successo anche con Haruf (come era successo anche con Carver negli anni ’90 o al nostro Morselli per dire) che nessuno si era degnato di leggere la prima volta che era stato pubblicato in Italia e poi improvvisamente appena morto e ristampato da un editore X è diventato un caso editoriale che tutti leggono.
E allora uno si chiede, ma come mai succedono queste cose? Mi piacerebbe rispondervi, ma la risposta è troppo lunga per questo pezzo dato che comprende tutte le parti di un sistema malato che qui in Italia ha cominciato a implodere dal 1994 in poi con la complicità di tutti.
Però sostanzialmente una cosa si può dire: come sempre chi sta dentro il sistema, qualsiasi tipo di sistema, non è più in grado di capire e vedere i problemi del sistema, figurarsi se intravede le soluzioni. Bisogna aspettare che qualcuno scardini il sistema, o che il sistema si autodistrugga.
Tornando a cose più importanti: Giles ragazzo capra.
Ho poca voglia, noterete, di scrivere per l’ennesima volta di un romanzo che dovrebbe stare nelle librerie e non c’è (e nemmeno nelle biblioteche è ormai facile trovarlo) perché nelle librerie ci sono tutti i libri dei non scrittori e tutti i libri degli scrittori che scrivono sempre lo stesso dannatissimo libro uguale a quello che hanno scritto la volta prima ma quello si sa, è come la ripetizione ad oltranza, funziona anche per i libri, come per i cantanti, cioè a forza di sentire sempre e ovunque e per anni i Jovanotti (per i più anziani) o i Fedez (per i più giovani) la gente si convince che siano quelli veramente i cantanti e sottolineo “cantanti” italiani bravi. Ma se ci pensate è solo una questione di “distribuzione”, devi essere fortunato a trovare uno che ti vende bene e ti distribuisce nelle orecchie di tutti continuamente e vedi che poi il successo arriva. È come la storia di una bugia ripetuta costantemente che poi diventa verità: ecco, è vera.
Anche Giles ragazzo capra, dicevo, è un vero romanzo, anzi forse è il romanzo che più rappresenta il XX secolo se lo leggiamo con gli occhi di un giovane di oggi. Il giovane d’oggi, senza riconoscerle, ci troverebbe dentro quelle che sono state le maggiori tensioni sociali, artistiche, scientifiche e in definitiva umane del secolo scorso, si credo proprio di sì, e anche senza riconoscerle le troverebbe bellissime, bellissime come quando trovi cose bellissime scritte in un romanzo anche se sono pugni nello stomaco a volte. E questo romanzo appunto non è un affresco, è un corpo di carne e ferro (adesso che ci penso uso questa espressione perché quando lo lessi mi fece pensare in certi passaggi a Tetsuo, l’uomo di ferro un film giapponese di fine anni ’80 che non c’entra assolutamente nulla con il romanzo di Barth), una litania di strati tattili di conoscenza tra corpo e parola. Insomma un romanzo fiume, romanzo mondo come si diceva quando ero giovane, romanzo dove la scrittura è dirompente e sfuggente allo stesso tempo, dove il mondo è un unico grande college universitario, un’unica grande parodia di se stesso a quei tempi ma dove non sono gli uomini che dominano ma l’intelligenza artificiale, il WESCAC.
Attenzione: stiamo parlando di intelligenza artificiale che oggi è sulla bocca di tutti (spesso senza cognizione di causa e a sproposito ovviamente) ma ai tempi in cui Barth scrisse questo romanzo era nella mente di pochi e narrata con la maestria che ci mette Barth può essere narrata solo dagli scrittori che scrivono capolavori.
Il ragazzo capra è proprio quello che state pensando, un ragazzo allevato tra le capre, fuori dalla società civile dei vari college che si fronteggiano tra loro, tra colpi bassi e una lussuria sessuale di fondo che poco piacerebbe ai ben pensanti di oggi. Mi azzardo a dire, per esempio, che sesso e situazione dei rapporti uomo/donna sono scritti in maniera troppo intelligente e oggi forse non troverebbero un editore che li pubblicherebbe, perché non tendono a colpire il lettore solo nel suo animo bigotto, non tendono a scioccarlo ma tendono al classico, all’eros e thanatos e a quella linea sottile che ci fa riflettere su cosa siamo veramente noi essere umani quando siamo in società. Tendono a quello che nel profondo ci fa più paura e che preferiamo non vedere.
Il ragazzo capra poi, nel libro, entra nel mondo civile per una serie di avvenimenti e si convince di essere lui il predestinato, perché qui c’è anche la predestinazione che aleggia, si convince che potrebbe essere lui la perfetta simbiosi tra intelligenza artificiale e essere umano, generato da una macchina e una vergine, nonché Giles di tutti i college universitari del mondo. E qui in fondo comincia il romanzo straripante di umano che dovete in qualche modo procuravi.
Forse ci riuscirete o forse non potrete mai leggerlo, in ogni caso ancora oggi dopo 45 anni vi potete lamentare con chi fa l’editore di non avere libri come questo a disposizione nonostante le migliaia di libri che si stampano, anche se tutto rimane una bestemmia letteraria, comunque, e degli altri libri “assenti” di Barth non parlo nemmeno.
Una volta gli scrittori scrivevano e gli editori pubblicavano, oggi l’unica cosa certa è che leggere, leggere davvero, è diventato un atto molto complicato da perpetrare.
Simone Battig
Altri Strabook!:
Lo stagno di fuoco, Daniel Nadir
Matteo Galiazzo. Un’intervista cha-cha-chat?
E tu cosa ne pensi?