Matteo Galiazzo è nato nel 1970. Ha pubblicato per Einaudi Una particolare forma di anestesia chiamata morte (1997), Cargo (1999) e Il mondo è posteggiato in discesa (2002). Poi ha smesso di scrivere. Negli ultimi anni i suoi libri sono stati rieditati in e-book nella collana Laurana Reloaded. Nel 2012, raccogliendo testi inediti o precedentemente pubblicati in riviste, Indiana Editore ha pubblicato Sinapsi, opere postume di autore ancora in vita.

 

Simone B.: Parliamo di libri molto amati. Di libri che una cerchia di lettori quasi si tramandano con il passaparola perché li ritengono indimenticabili, importanti e belli. Ma, per motivi che persone come me non capiranno mai, questi libri non sono letti come dovrebbero da un numero più vasto di lettori. Forse ad un certo punto del tempo lo saranno ma per ora… se ti dico questo che libri ti vengono in mente tra le tue letture?

Matteo G.: Mah, il primo che mi viene in mente è sempre lo stesso, ma per fortuna non è così sconosciuto.

S: Godel…

M: Godel, Escher e Bach, esattamente. Di Hoffstadter avevo letto anche un altro libro che mi era piaciuto enormemente, Metamagical Themas. È una raccolta di articoli, mai tradotti in italiano, dove affronta un bel po’ di temi interessanti, ad esempio i font tipografici. Comunque Hoffstadter non è così misconosciuto, anzi

S: Questo non l’ho letto, ho letto Anelli nell’Io, non male e sempre interessantissimo per vari aspetti.

M: Tra l’altro non è nemmeno narrativa. Ma molti libri che mi hanno esaltato non sono di narrativa.

S: Godel, Escher e Bach di Hoffstadter, già. Perché un libro del genere, un saggio, certo non di facile lettura, diventa comunque un long seller un po’ in tutte le lingue del mondo e per altri libri, in particolare di narrativa, ciò non accade? Potrei fare altri esempi simili (Il Tao della fisica, L’universo elegante, La mente nuova dell’imperatore, Intelligenza meccanica di Turing etc etc), e la cosa che un po’ mi sconcerta è che mi sembra che sia più facile che libri di saggistica trovino comunque un enorme numero di lettori più che certi libri di narrativa che, se hanno una portanza
simile, difficilmente comunque trovano un pubblico così vasto. Mi sembra che questa sia una cosa che è cambiata da quando, dal dopoguerra, l’editoria è diventato un affare di massa, o sono fuori strada?

M: Tu dici che la non narrativa ha più facilmente successo della narrativa… non saprei… però un altro esempio di libro che mi ha esaltato è Design Patterns – elementi per il riuso di software a oggetti, sostanzialmente è un manuale di architettura software.

S: Qui andiamo sullo specialistico… quindi che siano saggi divulgativi o libri di narrativa non ti vengono in mente libri cult poco conosciuti che dici: come mai non lo ristampano come mai non lo leggono tutti?

M: Recentemente non è più capitato di leggere qualcosa che mi esaltasse così tanto da farmi la domanda che dici. Però (anche se conosciutissimo anche questo) non dimentichiamoci Armi, Acciaio e Malattie.

S: Armi, Acciaio e Malattie è famoso ma personalmente, almeno in certi passaggi, lo ritengo una stronzata.

M: A me è piaciuta molto la prospettiva temporale, cioè raccontare la storia con quello zoom temporale. Non ne avevo mai letti altri.

S: Te ne suggerisco uno antropologicamente molto più affascinante e con zoom temporale simile: Il Mulino di Amleto di De Santillana, anche questo conosciuto comunque.

M: Aspetta, c’è un’eccezione in effetti, ma ormai è fuori tempo massimo. Qualche anno fa un mio amico (che mi presta solo capolavori) mi ha prestato Storie della tua vita di Ted Chiang. È una raccolta di racconti di fantascienza, mi era piaciuto un sacco, quasi tutti i racconti sono incredibili. Comunque è un autore che nell’ambito della fantascienza è conosciuto, ora il libro è molto più famoso perché recentemente da uno dei racconti hanno tratto il film Arrival.

S: Mi sa che mi interessa… lo leggerò… sai che ammiro Delany sfegatatamente, se si può dire…

M: Avevo anche pubblicato su fb una recensione in forma di chat.

S: Bene (esiste ancora la recensione che avevi fatto?) Quindi un libro cult che poi ha trovato il suo pubblico più vasto attraverso un film, capita spesso ultimamente…

M: Eccola…

25 luglio 2014, Genova Liguria

[11:56:48] capitanfrakasso: ah mi hanno prestato un libro di racconti molto bello

[11:56:57] venerando: non ho voglia di leggerli

[11:56:58] venerando: ma dimmi

[11:57:00] capitanfrakasso: storia della tua vita, di chiang

[11:57:05] venerando: chiang

[11:57:07] venerando: e chi è?

[11:57:10] capitanfrakasso: ‘spetta

[11:57:27] capitanfrakasso: http://it.wikipedia.org/wiki/Storie_della_tua_vita

[11:58:04] capitanfrakasso: il racconto più famoso è storia della tua vita

[11:58:13] venerando: non so chi sia a dire il vero

[11:58:42] capitanfrakasso: dove c’è una esperta di linguaggi che viene interpellata per decifrare il linguaggio alieno

[11:59:45] capitanfrakasso: e questa scrittura ha delle caratteristiche molto diverse rispetto alle nostre

[11:59:48] capitanfrakasso: non è una scrittura fonetica

[12:00:05] capitanfrakasso: e il linguaggio stesso non è causale

[12:00:19] capitanfrakasso: cioè non descrive un insieme di relazioni causa effetto

[12:00:33] capitanfrakasso: la scrittura non ha neanche una direzione

[12:00:45] venerando: interessante

[12:00:49] capitanfrakasso: è come se anziché scrivere riempissero una ciotola di sassi colorati

[12:01:14] capitanfrakasso: in base al numeri di sassi di ogni colore loro arrivano alla descrizione dello scopo della frase

[12:01:28] capitanfrakasso: o come un pasto

[12:01:38] capitanfrakasso: si mescolano gli ingredienti

[12:01:50] capitanfrakasso: non ha molta importanza la posizione delle carote nel minestrone

[12:02:33] capitanfrakasso: vabbè, insomma si parla di linguaggio e scrittura

[12:02:46] capitanfrakasso: ma forse il mio racconto preferito è il primo

[12:03:04] capitanfrakasso: dove costruiscono la torre di babilonia per arrivare al cielo

[12:03:27] capitanfrakasso: e arrivano alla volta celeste

[12:03:39] capitanfrakasso: e allora anziché i muratori chiamano dei minatori

[12:03:47] capitanfrakasso: perché devono cominciare a scavare la volta celeste

[12:04:05] capitanfrakasso: e allora è il viaggio di questi minatori che salgono la torre

[12:04:09] capitanfrakasso: occorrevano vari giorni

[12:04:54] capitanfrakasso: e la cosa pazzesca è che il sistema solare è geocentrico

[12:05:11] capitanfrakasso: ed è una cosa che dato il tono realistico del racconto non ti aspetteresti mai

[12:05:14] venerando: eh eh carino anche questo

[12:05:34] capitanfrakasso: ma man mano che salgono sulla torre arrivano più in alto del percorso della luna

[12:05:41] capitanfrakasso: e quindi la vedono dall’alto

[12:05:49] capitanfrakasso: dopo idem con il sole

[12:06:08] capitanfrakasso: e le piante a quell’altezza della torre crescevano verso il basso

[12:06:40] capitanfrakasso: la cosa bella è la concretezza dei temi, perché tutto è visto dagli occhi di un minatore

[12:06:55] capitanfrakasso: che è incuriosito dalle tecniche di costruzione

[12:07:10] capitanfrakasso: e poi insomma, arrivano in cima e c’è la volta celeste

[12:07:15] capitanfrakasso: e cominciano a scavare

[12:07:19] capitanfrakasso: e arrivano all’acqua

[12:07:23] venerando: ‘spetta arrivo fermati

[12:07:26] venerando: tel

[12:07:27] venerando: ferlati

[12:07:28] capitanfrakasso: e poi

[12:07:34] capitanfrakasso: c’è un terzo racconto molto bello

[12:08:06] capitanfrakasso: in cui la rivoluzione industriale è stata ottenuta tramite la tecnica dei golem

[12:08:28 | Modificato 12:08:32] capitanfrakasso: cioè scrivendo dei nomi particolari sulla fronte di automi di creta

[12:08:45] capitanfrakasso: in base al nome gli automi avevano determinate capacità

[12:08:49] capitanfrakasso: molto primitive

[12:09:00] capitanfrakasso: tipo tirare una carrozza

[12:09:08] capitanfrakasso: muovere una macina

[12:09:18] capitanfrakasso: far ruotare una mola

[12:09:39] capitanfrakasso: poi il protagonista riesce a trovare i nomi per fare usare le dita agli automi

[12:09:58] capitanfrakasso: e questo potrebbe spalancare la nuova possibilità di creare automi che si autoproducano

[12:10:14] capitanfrakasso: e quindi la gilda dei produttori di automi lo vuole uccidere

[12:10:21] capitanfrakasso: ma poi si scopre che bla bla bla

[12:10:52] capitanfrakasso: è bello perché parallelamente a questa cosa degli automi c’è anche tutta una fisiologia umana alternativa

[12:11:25] capitanfrakasso: per cui nello sperma è contenuto non solo il figlio, ma tutte le generazioni successive, come in una matriosca

[12:12:01] capitanfrakasso: cioè lo sperma contiene dentro di sé dello sperma più piccolo che rappresenta il nipote, che a sua volta contiene il pronipote, eccetera

[12:12:29] capitanfrakasso: e gli scienziati vengono a scoprire che però le generazioni future non sono infinite, ma ce ne sono ancora quattro

[12:12:37] capitanfrakasso: poi la razza umana finirà

[12:13:37] capitanfrakasso: però poi

[12:14:15] capitanfrakasso: gli scienziati prospettano per superare questo limite una specie di fecondazione artificiale

[12:14:38] venerando: carino

[12:14:43] venerando: ma quanto è grosso?

[12:14:46] venerando: chi lo ha stampato?

[12:14:53] capitanfrakasso: che in sostanza però è la fecondazione nostra, cioè quella che utilizza un codice come il dna

[12:14:59] capitanfrakasso: non è grosso

[12:15:02] capitanfrakasso: i racconti sono pochi

[12:15:06] venerando: otto leggo

[12:15:14] capitanfrakasso: stampa alternativa

[12:15:22] capitanfrakasso: una collana che riguarda la storia della scrittura

[12:15:35] capitanfrakasso: Ted Chiang, Storie della tua vita, traduzione di Giovanni Lussu, collana Scritture, Stampa Alternativa & Graffiti, 2008, pp. 294, ISBN 978-88- 6222-030- 9.

[12:16:51] venerando: lo guarderò sembra interessante

[12:16:53] venerando: è scritto bene?

[12:17:11] capitanfrakasso: bè sì

[12:17:22] capitanfrakasso: alcuni racconti almeno

[12:17:36] capitanfrakasso: è uno che scrive documentazione tecnica per software

[12.18.22] venerando: ah ha

S: Sì, interessante, non sarà Dhalgren ma interessante.

M: Dan Simmons lo conosci?

S: Non letto, mi pare, libro?

M: Ha scritto un sacco, io conosco solo pochissima roba. Sono notevoli il primo romanzo della saga di Hyperion, e poi un altro romanzo, La scomparsa dell’Erebus, che racconta un viaggio di esplorazione nel Canada del nord intorno al 1850. A quanto pare Dan Simmons in alcuni romanzi fa questa cosa: prende una storia vera, realmente accaduta, di cui però si sanno pochissime cose certe e scrive la storia che manca, però incorporando pignolamente le poche cose concrete che si conoscono.

S: Ahh… Hyperion… mi sa che l’ho letto allora, e mi sa che non mi è piaciuto… Aspetta un attimo, mettiamo un po’ d’ordine. Altra domanda dai… faccio il giornalista.

M: Vai.

S: Un libro che hai in testa e che devi assolutamente leggere e non sei mai riuscito a trovare per acquistarlo e quindi sei abbastanza incazzato per questa cosa?

M: Uhm non mi è capitato di fissarmi così, ultimamente vorrei leggere altre cose di Dan Simmons, e molte non si trovano, ma non è una cosa che mi fa incazzare, trovo sempre dell’altro. Poi ormai per me la lettura non è una cosa che vivo drammaticamente. Leggo per intrattenimento, in autobus, per addormentarmi, cose così. Non cerco rivelazioni e chiedo molto poco, infatti leggo di tutto e finisco quasi tutto quello che comincio.

S: Lettura come intrattenimento… uhm. Neanche io cerco rivelazioni, diciamo che cerco il piacere.

M: Cerco il piacere ma mi rendo conto di essere sempre più pigro.

S: Altra domanda. Parlando di libri in generale come scegli un libro da leggere? Consigli di amici, libri che trovi nominati dentro altri libri che ti sono piaciuti, giri per le librerie e sfogli compulsivamente pagine, recensioni o tutte queste cose assieme?

M: Mah, piuttosto a caso, ultimamente la narrativa la leggo in e-book. Ho un lettore e-book.

S: Il caso non esiste, esiste la probabilità.

M: Sì, diciamo che ho difficoltà a descrivere l’algoritmo che determina le mie letture, ma esiste sicuramente un meccanismo che guida la faccenda. Comunque, si trovano un sacco di e-book gratuiti in rete, sono testi di cui sono scaduti i diritti. https://www.liberliber.it/online/opere/libri/argomento/epub/

S: Quindi la gratuità sta nel tuo algoritmo?

M: Non tanto la gratuità quanto il fatto che non devo spostarmi dal divano per entrarne in possesso. Molti e-book li compro. Non ho problemi a pagare.

S: Quindi comodità e facile accesso.

M: Il divano è centrale. La procedura deve essere divano friendly.

S: Quindi avrai cercato libri sul divano… intendo libri che parlano di divani friendly.

M: No, al contrario.

S: Cioè?

M: Mi piacciono i libri di viaggio e ambientati lontano nello spazio e nel tempo. Non mi piacciono invece i libri ambientati sul divano o in vasca da bagno, benché potenzialmente più interessanti.

S: Quindi sul divano cerchi il viaggio in tutti i sensi… hai ragione, stupido io sulla questione divano…

M: Be’, non è mai detto, se penso al divano mi viene in mente Proust, che però non ho mai letto.

S: Incredibile Proust, meraviglioso, specie a letto o sul divano effettivamente. Bene, sulle letture ci siamo capiti però ti sei meritato le domande cattive.

M: Finalmente

S: Parliamo dei libri che hai scritto. Dopo racconti in riviste e un’antologia (Gioventù cannibale) tu hai esordito pubblicando un bel libro di racconti, Una particolare forma di anestesia chiamata morte, e nel 1999 hai pubblicato un romanzo, Cargo, che è una sorta di racconto esploso. Un libro che molti lettori come me hanno letto con passione e che per molti è stato il piacere di scoprire anche una narrazione diversa. Tra non molto saranno passati vent’anni da quella pubblicazione, che idea avevi quando ti sei messo a scrivere Cargo e come lo vedi adesso, da così distante, questo tuo romanzo?

M: Ricordo che Cargo doveva essere un racconto breve e che ci volevo mettere dentro una specie di collezione di immagini ricorsive, le cose dentro le cose che si ripetono identiche sempre più piccole, eccetera… cose del genere. E accumulando questa roba poi man mano è diventato più lungo. È stato molto facile da scrivere e probabilmente è stato scritto nell’unico momento in cui avrei potuto scriverlo, cioè mentre frequentavo l’università e avevo abbastanza tempo libero. Ero continuamente esposto a teorie a causa dello studio, leggevo soprattutto manuali. Insomma, è stato facile ma non sarebbe facile farlo adesso né farlo qualche anno dopo. Non l’ho più riletto. Non so se rileggendolo mi piacerebbe, cioè, mi chiedo se non l’avessi scritto io e mi trovassi a leggerlo adesso mi piacerebbe o lo troverei troppo macchinoso, dato che ormai sono molto pigro come lettore. Realisticamente immagino che almeno in parte lo troverei interessante, dato che parla di cose che mi interessano, però può anche darsi che lo troverei troppo artificioso.

S: A me piace ancora, e non lo trovo macchinoso ma non sono un lettore pigro come te. Comunque Cargo mi sembra stia tra quei libri di cui parlavamo all’inizio, non credi?

M: Libri che secondo te tutti dovrebbero leggere?

S: Nel tempo sicuramente, ora libri molto amati da cerchie troppo piccole di lettori per essere sempre presenti ai lettori.

M: Da parte mia mi spaventerebbe essere letto da tutti, secondo me c’è una misura di pubblico che uno riesce a sostenere senza snaturarsi. Cargo ha avuto molti lettori appassionati anche adesso, a molti anni di distanza, ed è un numero che riesco a sopportare, se fossero di più romperebbero i coglioni, cioè, sono il numero giusto per farti piacere. Ma secondo me il suo pubblico è quello: non credo sia un libro che poteva avere moltissimi lettori, alcuni che lo leggono ci si appassionano moltissimo ma appunto, c’è una specie di trade-off, pochi appassionati, molti tiepidi.

S: Sono d’accordo sul discorso che fai sulla misura di pubblico che uno scrittore può sostenere senza snaturarsi. Io sono anche convinto che se una cosa che hai scritto ha un enorme successo di pubblico in tempi molto brevi sia un problema. Il successo continuerai ad averlo magari, con una procedura che va avanti per omologazione, però se in un tempo stretto moltissimi o tutti si possono riconoscere e compiacere in quello che scrivi forse significa che i lettori ti hanno raggiunto, e quindi non hai più niente da dire come scrittore. Comunque, magari dopo che sei morto, spererei che Cargo lo leggessero in molti di più nel tempo, intanto libri come Cargo sono belli per quello che hai detto tu, la cerchia di lettori che lo tramanda con passione.

M: Si, è vero.

S: Un po’ hai già risposto ma… hai smesso di scrivere, per motivi tuoi che se vuoi puoi riassumere, ma ti faccio una domanda sufficientemente cretina da meritare una risposta sincera. Se Cargo o uno qualsiasi dei libri che hai pubblicato fosse diventato un best seller, avresti continuato a scrivere e a pubblicare o no?

M: Uhm, boh, dipende dalle dimensioni del successo. Se avessi guadagnato tanto da sistemarmi per tutta la vita chi lo può dire? Io sono pigro. Non saprei, ma sono contento di com’è andata, se avessi avuto abbastanza successo da guadagnare un po’ ma non abbastanza da sistemarmi per tutta la vita (è l’ipotesi che mi ha sempre fatto più paura) forse sì. Ma per fortuna non è andata così.

S: Tu hai smesso di scrivere e quindi sei tra i più titolati a dirlo: parlando di narrativa e del numero spropositato di libri che si pubblicano ti capita mai come lettore di dire “Ma questo un altro libro ha scritto? Non sarebbe ora che smettesse di pubblicare?”. A me capita spesso ormai… mi intasano gli spazi e mi nascondo i libri interessanti ma tu hai detto prima che cose così non ti tangono giusto?

M: No, non mi infastidisce il numero di libri pubblicati, ma tu dici non tanto il numero in sé, quanto i singoli scrittori che si ostinano a continuare a scrivere togliendo spazio agli altri. Se hanno una dimensione economica percepibile può essere che siano spinti dall’editore.

S: Forse perché sono rimasti intrappolati in quella via di mezzo che prima dicevi ti spaventava tanto, non best seller o long seller e quindi si tenta di compensare con la quantità… sia loro che gli editori naturalmente. Altra domanda, più importante.

M: Sì.

S: Scrivere libri, leggere, è importante o, visto che sembra che andiamo in un mondo dove leggere libri sia un’attività sempre più di nicchia o di intrattenimento come mi hai confermato, potremmo tutti smettere di scrivere e leggere libri e dedicarci, che so, al mondo delle immagini video in tutte le sue declinazioni? Ti piace l’idea?

M: A me piace l’idea di dedicarci alle chat. È roba scritta, uno scrive, l’altro legge e viceversa. Le immagini video sono faticose da produrre.

S: Sì, ma ammetterai che anche oggi abbiamo dato prova che sia un mondo complesso dove poter leggere e scrivere, e anche un po’ schizofrenico, per uno pigro non va tanto bene.

M: La pigrizia salverà il mondo. Non so, secondo me però questa è un’epoca in cui tutti scrivono, cioè, la parola scritta è diffusa. Quando avevamo 15 anni la gente si parlava al telefono, pochi si scrivevano lettere, la gente si incontrava e parlava. Ora la quantità di messaggi scritti che ci scambiamo tramite mail, sms, eccetera è aumentata in maniera impensabile e magari boh, è anche per questo che non scrivo più narrativa, perché scrivo nelle chat, se non ci fossero state le chat magari avrei continuato, chi lo sa.

S: Io non parlavo al telefono ma scrivevo lettere. Sai che nell’intervista ci sarà tutto… hai un titolo preferito? Pensavo Matteo Galiazzo, un’intervista cha-cha-chat?

M: Cha-cha-chat. Benissimo.

S: Dai, ultima domanda e poi ti libero. Hai detto “Bellissima Alghero”, quando ci siamo sentiti per concordare questa chiacchierata. Quindi sei dalla mia parte, ma come lo spieghi che io abbia il desiderio di andare a vivere in un posto dove non sono mai stato e che alla fine in qualche modo ci andrò a vivere veramente?

M: Non ci sei mai stato?

S: No, come anche ad Anzio prima di viverci per 8 anni del resto.

M: Se ci vai a vivere ti verrò a trovare, ci sono dei voli economici Genova-Alghero. Ma Anzio l’hai vista dal treno (le palme sui binari) e hai deciso. Alghero l’hai vista dal traghetto? Dalla mongolfiera?

S: No, la mongolfiera poi ero in Val Casies, incredibile volare sopra la Val Casies d’inverno. Però come dici tu adesso è più facile trovare immagini video, live, e poi ho parlato con un abitante al telefono una volta.

M: Anche Bari non è male, ci sono un po’ di città che hanno quel tipo di passeggiata sugli scogli: Bari, Alghero, Siracusa.

S: Cos’è che ti fa dire Alghero bellissima?

M: Eh Alghero… ci sono i nomi delle vie in spagnolo.

S: In catalano… vedi che però ci capiamo?

M: Poi c’è un sacco di bel mare nelle vicinanze.

S: Il mare della Sardegna lo conosco infatti, anche Cagliari per dire era meravigliosa. Il Bastione di Saint Remy a Castello…

M: A Cagliari non ci sono mai stato. Mi piacerebbe una volta fare tutto il giro, ma conosco solo il lato nord da Alghero a Santa Teresa.

S: Ci vediamo ad Alghero allora, tra qualche anno. Ti lascio andare e grazie della chiacchierata, spero di non averti annoiato o sottratto al divano…

M: No, non mi sono mosso dal divano.

 

S.: Simone Battig – M.: Matteo Galiazzo

 

 

Di Simone Battig su exlibris20 potete leggere anche
https://www.exlibris20.it/lo-stagno-di-fuoco-daniele-nadir/