Parlaci di te.
Mi chiamo Gloria Ferrero, sono nata a Torino, dove ho studiato psicologia clinica e dove lavoro come psicoterapeuta, formatrice e life designer. Dopo aver lavorato per circa venti anni nel sociale, ho deciso di dedicarmi totalmente alla libera professione, scelta cui sono giunta anche per avere più tempo per l’attività di consulente di carriera, un ambito professionale che ho sviluppato negli ultimi anni. Questo particolare aspetto della mia professione consiste nel sostenere le persone a trovare la loro strada nel mondo del lavoro, fornendo strumenti per attivare risorse, competenze e aprire nuove possibilità di scelta.
Da quanto tempo ti occupi di life design e in che consiste il tuo lavoro.
Mi occupo di life design da molto tempo, perché ho iniziato ad accompagnare nelle scelte e nella costruzione di progettualità giovani e giovanissimi all’inizio degli anni 2000, grazie ad un lavoro nell’ambito dell’orientamento che mi ha permesso di approfondire sempre meglio autori e metodologie, fino a scegliere questo specifico paradigma di pensiero che è il Life Design. Da qui prende il nome un progetto professionale che ho ideato con una collega: IF Life Design, appunto! Con IF e le attività che propone sosteniamo chi vuole ripensare o progettare il proprio percorso professionale, chi desidera, o è costretto, ad avviare un cambiamento.
Quanto è stata importante la tua formazione/studi per quello che fai oggi?
La formazione, e alcuni docenti del mio percorso formativo, sono stati determinanti per portarmi a fare il lavoro di oggi. In questo mi ritengo molto fortunata, perché quando incontri dei docenti in grado di trasmetterti passione e di essere dei riferimenti, la formazione apre ad una dimensione più ampia e ti permette di sviluppare potenzialità che magari sarebbero rimaste in ombra. Ricordo vividamente alcuni momenti dolorosi ma fondamentali della mia formazione, che mi hanno cambiata e permesso di imparare qualcosa di me che oggi è una risorsa anche per il mio lavoro.
Il mio percorso formativo è stato lungo, perché per diventare psicoterapeuti bisogna affrontare molti anni di preparazione e di fatto non si finisce mai di aggiornarsi e lavorare su di sé. Non credo di poter parlare al passato della mia formazione, come di un capitolo chiuso, perché lo studio continua ad essere un impegno e una necessità costante nel mio lavoro. Penso che chi lavora per il benessere delle persone abbia la responsabilità di occuparsi della propria formazione per tutta la carriera.
I libri che ruolo hanno nella tua vita?
Spesso mi dico che dovrei leggere di più, esplorare generi e autori, essere più curiosa. I libri impilati sul comodino in attesa di essere aperti e letti o riletti hanno il compito di ricordarmi che non ne so mai abbastanza! In un bel romanzo, come in un articolo scientifico, cerco spunti per la mia vita e il lavoro: nelle storie dei personaggi, nelle vicende relazionali, nelle teorie di questo e quel filone di pensiero. Per me la lettura è sempre apprendimento, oltre che divertimento e svago.
In che modo sono stati importanti per il lavoro che fai?
I libri sono fondamentali nel lavoro che faccio, non solo perché rappresentano una fonte continua di idee e novità. Alcuni testi incontrati durante gli studi hanno determinato scelte professionali fondamentali, indicandomi quale strada prendere davanti a bivi che avrebbero portato in luoghi completamente diversi. A volte ho scelto di leggere dei libri in particolare perché consigliati da persone per me significative, dei modelli di ruolo che hanno saputo ispirarmi anche attraverso consigli di lettura.
C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?
Mi viene in mente L’amico ritrovato di Fred Uhlman, letto da ragazzina perché assegnato da una professoressa per le vacanze estive.
Ce ne vuoi parlare brevemente?
Forse perché è arrivato in un momento particolare della mia vita, mi aveva colpito molto. La relazione tra i due protagonisti e le vicende seguite al loro incontro avevano risuonato molto in me e hanno segnato l’idea di amicizia e di lealtà che credo mi caratterizzi oggi.
Intervista a cura di Angela Vecchione
E tu cosa ne pensi?