Parlaci di te.

Mi chiamo Maria Teresa Lo Gioco, in molti mi chiamano MT (emmeti). I miei genitori sono nati in Sicilia, a Leonforte, in provincia di Enna, il paese famoso per le pesche tardive di ottobre. Io sono nata a Torino, città che adoro, ma la Sicilia me la porto dentro da mattina a sera, notte compresa. Lavoro da sempre nel modo degli eventi: prima come hostess, poi come libera professionista. Nel 2008 sono entrata in Lavazza.

Da quanto tempo lavori per la tua azienda e in che consiste il tuo lavoro.

Per dieci anni sono stata Responsabile Eventi della Direzione Global Public Relation & Events; da gennaio lavoro in Lavazza Eventi srl come PR Manager e responsabile de La Centrale, lo spazio eventi di Nuvola Lavazza, il quartier generale nato nel cuore del quartiere Aurora.

Quanto è stata importante la tua formazione/studi per quello che fai oggi?

I miei professori delle scuole medie hanno caldamente consigliato ai miei genitori di farmi studiare le lingue straniere (così come hanno sconsigliato il Liceo Artistico). Dopo cinque anni di Liceo Linguistico “Erasmo da Rotterdam” sono volata in Germania, ad Heidelberg dove ho continuato lo studio del tedesco, la lingua che preferisco. Quello che ho studiato, le lingue e le letterature straniere, quanto mi sono servite? Tanto, perché diversamente non sarei riuscita a parlare con le persone conosciute in giro per il mondo e ad imparare da loro. Molto di più mi è servita la curiosità che mi ha portata ad esplorare mondi di cui avevo soltanto sentito parlare.

I libri che ruolo hanno nella tua vita?

È difficile che esca da una libreria senza aver acquistato un libro. Non leggerei mai un libro su un I-pad: ho necessità di toccare la carta, stropicciare la copertina, sottolineare le parole che più mi colpiscono. A casa mia, nella mia piccola biblioteca, ci sono quei libri di cui non riesco a fare a meno. Gli altri li porto a casa dei miei genitori oppure li regalo alla biblioteca della città dove vivo, Nichelino. La mia lettura ideale è quella accompagnata dalla musica.

I libri sono stati importanti per il lavoro che fai?

Sicuramente: sono uno stimolo continuo, ti aiutano a produrre idee, a immaginare luoghi, a conoscere personaggi che diversamente resterebbero nell’oblio.

C’è un libro in particolare che ha avuto un ruolo decisivo in quello che sei oggi?

Il 6 aprile 1943 a New York uscì la prima pubblicazione de Il Piccolo Principe. La prima volta che iniziai a sfogliarlo e a leggere le immagini ne rimasi colpita perché c’era un mondo incredibile in quella storia. È contemporaneo, semplice ma profondo allo stesso tempo: ciascuno di noi avrebbe bisogno di una volpe o di un Piccolo Principe. Quando mi regalarono l’edizione in giapponese decisi di iniziare la raccolta de Il Piccolo Principe in tutte le lingue. Ne ho 67 edizioni (è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia, con 310 traduzioni) oltre ad un vero e proprio Memorabilia di oggetti con l’effige e le frasi tratte dal libro o dello stesso Antoine de Saint-Exupéry.

Ce ne vuoi parlare brevemente?

Non è possibile parlare de Il Piccolo Principe: occorre leggerlo. Bisognerebbe farlo una volta all’anno poiché ogni volta lascia un segno diverso.